Mafia, chiesta l'imputazione coatta per il ministro Romano

Cronaca
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Il gip del tribunale di Palermo non ha accolto la richiesta di archiviazione dell'indagine in cui è coinvolto il politico per concorso in associazione mafiosa. Il responsabile del dicastero delle Politiche agricole: “Sono addolorato e sconcertato”

Il gip Giuliano Castiglia non ha accolto la richiesta di archiviazione, presentata dalla procura di Palermo, dell'indagine per concorso in associazione mafiosa a carico del ministro delle Politiche agricole Saverio Romano, e ha avanzato richiesta di imputazione coatta.
A questo punto i pm entro dieci giorni dovranno formulare la richiesta di rinvio a giudizio.
Il procedimento era stato al centro del dibattito politico, dopo che il Quirinale aveva sollevato dubbi sulla nomina a ministro del governo Berlusconi dello stesso Romano.

"Questo procedimento mi ha visto indagato quasi ininterrottamente per otto anni anche se l'indagine era tecnicamente spirata nel novembre del 2007. Questi semplici ma inconfutabili dati dimostrano il corto circuito tra le istituzioni e dentro le istituzioni". E' il commento del ministro dopo la decisione del gip di Palermo di rigettare la richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Palermo.
"Il fallimento del sistema giudiziario - prosegue - vive nella interminabile condizione che si riserva al cittadino Saverio Romano in un periodo di tempo che nella sua enorme dimensione rappresenta già una sanzione insopportabile anche se l'epilogo sarà quello da me auspicato".

Per Romano "sarebbe di contro parimenti fallimentare un sistema della giustizia che ha lasciato operare per così tanto tempo un uomo politico che potrebbe aver commesso l'infamante reato di concorso con Cosa Nostra. Purtroppo ormai da quasi 20 anni il nostro Paese assiste ad uno spettacolare conflitto che in questi ultimi mesi all'approssimarsi della riforma giudiziaria si è acuito".
"Sono addolorato e sconcertato - conclude - con questo provvedimento non viene chiesta solo la formulazione dell'imputazione per il sottoscritto ma vengono messe in discussione le conclusioni alle quali dopo lunghissimi approfondimenti era pervenuta la Procura di Palermo. Difenderò in ogni sede il mio nome, per me, per i miei familiari e per la comunità politica che rappresento".

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