Legambiente presenta il suo rapporto annuale sul legame tra criminalità e spazzatura. Il 2010 è stato un anno record, con oltre 6mila illeciti accertati. Reati in aumento anche nel Lazio e in Lombardia
L'Italia potrebbe idealmente venire percorsa per oltre 1.100 chilometri da rifiuti: come un'intera autostrada che va da Reggio Calabria a Milano in cui si mettono in fila 82.181 camion carichi di spazzatura. Questa l'immagine, scattata sulla base dei sequestri nelle inchieste per traffico illecito (circa 2 milioni di tonnellate), con cui Legambiente racconta la penisola delle Ecomafie nel nuovo rapporto 2011 presentato a Roma.
Secondo l'annuale report dell'associazione il 2010 è un anno da record: sono state 29 le inchieste avviate, con l'arresto di 61 persone e la denuncia di 597 e il coinvolgimento di 76 aziende. Le inchieste in totale - dal 2002 a oggi - sono salite a quota 183. Le forze dell'ordine hanno accertato circa 6.000 illeciti relativi al ciclo dei rifiuti (circa un reato ogni 90 minuti). A guidare la classifica sempre la Campania, poi Puglia, Calabria e Sicilia ma cresce anche il numero di reati accertati nel Lazio e in Lombardia. La ricetta dello smaltimento "facile" e illegale passa sempre "lungo rotte illegali, che possono anche essere marine e spingersi fino in Cina". Secondo il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, da "numerose indagini e rapporti" viene dimostrato che "il business dell'ecomafia si propaga e si rafforza anche grazie al coinvolgimento dei cosiddetti colletti bianchi".
Il business del riciclaggio "vale quasi 20 miliardi di euro all'anno (19,3 nel 2010). Una torta suddivisa tra 290 clan". Scorrendo il rapporto si scopre che i rifiuti pericolosi sequestrati sono stati 2 milioni di tonnellate, l'abusivismo è in crescita con una stima di circa 26.500 nuovi immobili 'illegali', che tradotto in aree 'rubate' significa 540 campi da calcio sottratti. Nel settore dell'agroalimentare le infrazioni accertate arrivano a 4.520. Crescono anche i reati contro la fauna, pari a 5.835 (più 13,2% rispetto all'anno precedente), per un giro d'affari annuale di 3 miliardi. L'affaire della trafugazione di beni archeologici (l'archeomafia) vale 216 milioni di euro. "L'Ecomafia è come un virus - dice Enrico Fontana, responsabile dell'Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente - che avvelena l'ambiente".
Il presidente della Repubblica ha voluto inviare un messaggio a Legambiente, in cui ricorda che è il "Rapporto Ecomafia 2011 rappresenta ancora una volta un prezioso strumento per la conoscenza delle più pericolose forme di aggressione nei confronti dei beni paesaggistici e ambientali e la individuazione dei mezzi più incisivi per prevenirle e reprimerle". "Sempre più insidiosa - prosegue il Capo dello Stato - è l'espansione delle ecomafie, specie nello sfruttamento del ciclo dei rifiuti, nell'abusivismo edilizio a carattere speculativo e nella sofisticazione dei prodotti agricoli. Su tali fenomeni la vigilanza istituzionale deve essere particolarmente attenta per evitare pericolose forme di collegamento tra criminalità interna e internazionale, distorsioni del mercato e rischi per la salute dei cittadini". "L'attribuzione di nuovi poteri d'impulso e coordinamento alle Procure distrettuali e alla Procura Nazionale Antimafia e l'impegno sempre più intenso delle forze dell'ordine costituiscono - continua il messaggio di Napolitano - indice significativo dell'accresciuta sensibilità nel contrasto delle emergenze ambientali e un importante passo verso la elaborazione di un quadro normativo adeguato, che consenta anche una più efficace collaborazione tra Stati. A tutto ciò devono affiancarsi - oggi più che mai - iniziative che, specie tra i giovani, sviluppino la cultura del rispetto e della tutela dell'ambiente, quali quelle - conclude - che i volontari di Legambiente hanno organizzato in questi anni con tenacia per promuovere una crescita della coscienza collettiva".
Secondo l'annuale report dell'associazione il 2010 è un anno da record: sono state 29 le inchieste avviate, con l'arresto di 61 persone e la denuncia di 597 e il coinvolgimento di 76 aziende. Le inchieste in totale - dal 2002 a oggi - sono salite a quota 183. Le forze dell'ordine hanno accertato circa 6.000 illeciti relativi al ciclo dei rifiuti (circa un reato ogni 90 minuti). A guidare la classifica sempre la Campania, poi Puglia, Calabria e Sicilia ma cresce anche il numero di reati accertati nel Lazio e in Lombardia. La ricetta dello smaltimento "facile" e illegale passa sempre "lungo rotte illegali, che possono anche essere marine e spingersi fino in Cina". Secondo il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, da "numerose indagini e rapporti" viene dimostrato che "il business dell'ecomafia si propaga e si rafforza anche grazie al coinvolgimento dei cosiddetti colletti bianchi".
Il business del riciclaggio "vale quasi 20 miliardi di euro all'anno (19,3 nel 2010). Una torta suddivisa tra 290 clan". Scorrendo il rapporto si scopre che i rifiuti pericolosi sequestrati sono stati 2 milioni di tonnellate, l'abusivismo è in crescita con una stima di circa 26.500 nuovi immobili 'illegali', che tradotto in aree 'rubate' significa 540 campi da calcio sottratti. Nel settore dell'agroalimentare le infrazioni accertate arrivano a 4.520. Crescono anche i reati contro la fauna, pari a 5.835 (più 13,2% rispetto all'anno precedente), per un giro d'affari annuale di 3 miliardi. L'affaire della trafugazione di beni archeologici (l'archeomafia) vale 216 milioni di euro. "L'Ecomafia è come un virus - dice Enrico Fontana, responsabile dell'Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente - che avvelena l'ambiente".
Il presidente della Repubblica ha voluto inviare un messaggio a Legambiente, in cui ricorda che è il "Rapporto Ecomafia 2011 rappresenta ancora una volta un prezioso strumento per la conoscenza delle più pericolose forme di aggressione nei confronti dei beni paesaggistici e ambientali e la individuazione dei mezzi più incisivi per prevenirle e reprimerle". "Sempre più insidiosa - prosegue il Capo dello Stato - è l'espansione delle ecomafie, specie nello sfruttamento del ciclo dei rifiuti, nell'abusivismo edilizio a carattere speculativo e nella sofisticazione dei prodotti agricoli. Su tali fenomeni la vigilanza istituzionale deve essere particolarmente attenta per evitare pericolose forme di collegamento tra criminalità interna e internazionale, distorsioni del mercato e rischi per la salute dei cittadini". "L'attribuzione di nuovi poteri d'impulso e coordinamento alle Procure distrettuali e alla Procura Nazionale Antimafia e l'impegno sempre più intenso delle forze dell'ordine costituiscono - continua il messaggio di Napolitano - indice significativo dell'accresciuta sensibilità nel contrasto delle emergenze ambientali e un importante passo verso la elaborazione di un quadro normativo adeguato, che consenta anche una più efficace collaborazione tra Stati. A tutto ciò devono affiancarsi - oggi più che mai - iniziative che, specie tra i giovani, sviluppino la cultura del rispetto e della tutela dell'ambiente, quali quelle - conclude - che i volontari di Legambiente hanno organizzato in questi anni con tenacia per promuovere una crescita della coscienza collettiva".