Un barcone con 760 persone provenienti dalla Libia è stato soccorso dalla Guardia costiera. E' uno degli arrivi più consistenti mai registrati sull'isola. Frattini: è il segnale che la ritorsione di Gheddafi è iniziata. FOTO E VIDEO
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A Lampedusa non si erano mai visti tanti migranti su un solo barcone: ben 760, stipati su un peschereccio arrugginito, partito dal porto libico di Zwara. E potevano essere di più: gli stessi immigrati, infatti, hanno spiegato che altri 250, in procinto di partire, sono stati lasciati a terra perché a bordo non c'era più spazio.
Per il ministro degli Esteri Franco Frattini, la carretta giunta nell'isola è il segnale che "la ritorsione di Gheddafi" è cominciata. Il raìs, secondo la Farnesina, si starebbe vendicando in questo modo dell'intervento della comunità internazionale in Libia.
Sarà il Consiglio nazionale di transizione del paese nordafricano, dice il capo della diplomazia italiana, "a darci gli elementi e le prove" del fatto che "il regime di Gheddafi, così come aveva minacciato, stava cominciando da quel porto ad organizzare il traffico di esseri umani".
Tra i migranti, quasi tutti provenienti dall'Africa sub-sahariana, ci sono anche 17 bambini e 62 donne, alcune delle quali in stato di gravidanza avanzato. Una di loro, tre ore dopo lo sbarco, avvenuto alle 13.50 di martedì 19 aprile, ha dato alla luce una bambina nel poliambulatorio dell'isola ed è poi stata trasferita in elisoccorso all'ospedale Vincenzo Cervello di Palermo, dove il 26 marzo scorso era stata ricoverata un'altra migrante che durante la traversata in mare aveva partorito un figlio al quale aveva dato il nome di Yeabsera, "Dono di Dio".
Martedì 19 aprile è toccato a una nigeriana di 23 anni, Viviane Akhamien, che non ha ancora deciso il nome da dare alla figlia. Gli altri 759 "miracolati" del maxi sbarco accusano sintomi di ipotermia, disidratazione, patologie addominali, traumi toracici, diabete scompensato, dicono i medici della Croce rossa.
Sono malconci ma vivi e arrivano da Ghana, Nigeria, Sudan, Ciad, Congo, ma anche da Egitto, Algeria, Bangladesh, Pakistan e 2 persino dalla Libia.
A Lampedusa la macchina dei trasferimenti non si è lasciata cogliere di sorpresa: la nave "Flaminia", in rada nelle acque dell'isola, è attraccata al molo di Cala Pisana e imbarcherà i migranti che saranno condotti nei centri per richiedenti asilo e nelle altre strutture allestite nel Paese. L'isola si svuoterà ancora una volta: ai 760 si uniranno i circa 250 profughi già ospitati nel Cpt dell'isola e alla stazione marittima.
Ma la Flaminia sarà rimpiazzata da un'altra nave che dovrebbe giungere entro mercoledì 30 aprile per affrontare le eventuali emergenze, ormai facilmente prevedibili. Destinazione diversa per i 50 tunisini sbarcati la notte scorsa: saranno rimpatriati. Le sorprese non sono stati gli arrivi: per quelli basta dare un'occhiata alle condizioni del mare, che quando è piatto mantiene sempre gli "impegni"; piuttosto il numero dei migranti ammassati sulla "carretta".
Neanche gli occhi esperti degli uomini della Capitaneria di porto, che avevano raggiunto al largo di Lampedusa il barcone di 25 metri, pensavano che a bordo potessero esserci così tante persone. Al primo avvistamento la stima si fermava a poco più di 200, poi è salita a 400.
Ma all'arrivo in porto gli esseri umani sbucavano da ogni parte, dalla stiva e da qualunque angolo dell'imbarcazione. Secondo Vittoria Gherardi, medico di Msf che ha parlato con i profughi, i neonati - uno ha tre settimane - sono stati allattati dalle madri durante la traversata, la cui durata è ancora incerta: c'è chi dice di aver trascorso tre giorni in mare, chi di essere partito all'alba lunedì 18 aprile. Le condizioni dei piccoli sono buone, le donne - spiegano i medici - sono stremate.
A Lampedusa - dove martedì 19 aprile era presente il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, che è anche commissario straordinario per l'emergenza immigrazione - sono 24.399, secondo i dati forniti dalla questura di Agrigento, gli extracomunitari sbarcati dall'inizio dell'anno. 330 di loro, tutti tunisini, sono stati rimpatriati secondo le procedure previste dall'accordo italo-tunisino firmato lo scorso 5 aprile.
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Per il ministro degli Esteri Franco Frattini, la carretta giunta nell'isola è il segnale che "la ritorsione di Gheddafi" è cominciata. Il raìs, secondo la Farnesina, si starebbe vendicando in questo modo dell'intervento della comunità internazionale in Libia.
Sarà il Consiglio nazionale di transizione del paese nordafricano, dice il capo della diplomazia italiana, "a darci gli elementi e le prove" del fatto che "il regime di Gheddafi, così come aveva minacciato, stava cominciando da quel porto ad organizzare il traffico di esseri umani".
Tra i migranti, quasi tutti provenienti dall'Africa sub-sahariana, ci sono anche 17 bambini e 62 donne, alcune delle quali in stato di gravidanza avanzato. Una di loro, tre ore dopo lo sbarco, avvenuto alle 13.50 di martedì 19 aprile, ha dato alla luce una bambina nel poliambulatorio dell'isola ed è poi stata trasferita in elisoccorso all'ospedale Vincenzo Cervello di Palermo, dove il 26 marzo scorso era stata ricoverata un'altra migrante che durante la traversata in mare aveva partorito un figlio al quale aveva dato il nome di Yeabsera, "Dono di Dio".
Martedì 19 aprile è toccato a una nigeriana di 23 anni, Viviane Akhamien, che non ha ancora deciso il nome da dare alla figlia. Gli altri 759 "miracolati" del maxi sbarco accusano sintomi di ipotermia, disidratazione, patologie addominali, traumi toracici, diabete scompensato, dicono i medici della Croce rossa.
Sono malconci ma vivi e arrivano da Ghana, Nigeria, Sudan, Ciad, Congo, ma anche da Egitto, Algeria, Bangladesh, Pakistan e 2 persino dalla Libia.
A Lampedusa la macchina dei trasferimenti non si è lasciata cogliere di sorpresa: la nave "Flaminia", in rada nelle acque dell'isola, è attraccata al molo di Cala Pisana e imbarcherà i migranti che saranno condotti nei centri per richiedenti asilo e nelle altre strutture allestite nel Paese. L'isola si svuoterà ancora una volta: ai 760 si uniranno i circa 250 profughi già ospitati nel Cpt dell'isola e alla stazione marittima.
Ma la Flaminia sarà rimpiazzata da un'altra nave che dovrebbe giungere entro mercoledì 30 aprile per affrontare le eventuali emergenze, ormai facilmente prevedibili. Destinazione diversa per i 50 tunisini sbarcati la notte scorsa: saranno rimpatriati. Le sorprese non sono stati gli arrivi: per quelli basta dare un'occhiata alle condizioni del mare, che quando è piatto mantiene sempre gli "impegni"; piuttosto il numero dei migranti ammassati sulla "carretta".
Neanche gli occhi esperti degli uomini della Capitaneria di porto, che avevano raggiunto al largo di Lampedusa il barcone di 25 metri, pensavano che a bordo potessero esserci così tante persone. Al primo avvistamento la stima si fermava a poco più di 200, poi è salita a 400.
Ma all'arrivo in porto gli esseri umani sbucavano da ogni parte, dalla stiva e da qualunque angolo dell'imbarcazione. Secondo Vittoria Gherardi, medico di Msf che ha parlato con i profughi, i neonati - uno ha tre settimane - sono stati allattati dalle madri durante la traversata, la cui durata è ancora incerta: c'è chi dice di aver trascorso tre giorni in mare, chi di essere partito all'alba lunedì 18 aprile. Le condizioni dei piccoli sono buone, le donne - spiegano i medici - sono stremate.
A Lampedusa - dove martedì 19 aprile era presente il capo della Protezione civile Franco Gabrielli, che è anche commissario straordinario per l'emergenza immigrazione - sono 24.399, secondo i dati forniti dalla questura di Agrigento, gli extracomunitari sbarcati dall'inizio dell'anno. 330 di loro, tutti tunisini, sono stati rimpatriati secondo le procedure previste dall'accordo italo-tunisino firmato lo scorso 5 aprile.
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