Olgiata, 20 anni dopo il domestico confessa: l'ho uccisa io
CronacaManuel Winston ha assassinato Alberica Filo Della Torre. L'ex maggiordomo della contessa ha dichiarato in lacrime: "Volevo essere riassunto, sono andato nella villa perché volevo solo lavorare"
Guarda anche:
Delitto Olgiata, "Prove devastanti contro il filippino"
Il mistero dell'Olgiata su History Channel
Ha cominciato a piangere, poi, come se volesse liberarsi di un macigno che si è portato dentro per quasi venti anni, ha ammesso: "sono stato io, sono stato io ad uccidere la contessa". Manuel Winston Reves, ex domestico della contessa Alberica Filo Della Torre ha confessato così, al pm Maria Francesca Loy, il delitto commesso il 10 luglio 1991. "Io avevo bisogno di lavorare - si è sfogato con il magistrato, spiegando il movente del delitto -, dovevo lavorare, ero stato cacciato e avevo bisogno di soldi. Non c'entrano niente i gioielli della contessa. Io non ho rubato nulla".
Quella mattina del 10 luglio del '91, Reves si presentò alla villa dell'Olgiata per parlare con Alberica Filo Della Torre: "Per farmi coraggio - ha spiegato - avevo bevuto un bicchiere di whisky. Ricordo che passai dal garage e la vidi in casa. Andammo in camera da letto dove ci fu una discussione. Di quel giorno non ricordo molto altro, se non che presi uno zoccolo. Scappai passando da una porta finestra e attraversando il tetto". Reves ha anche detto al magistrato che si aspettava di finire in arresto il giorno dopo. Ma il peso del delitto lo ha sempre accompagnato: "Ho chiamato mia figlia con il nome di Alberica per espiare la colpa - ha rivelato il filippino -. A mia moglie raccontai del delitto ma lei non mi ha mai creduto. Adesso sono pronto a scontare la pena, è giusto che lo faccia, voglio cominciare ad avere una vita normale". Al termine dell'interrogatorio l'ex domestico ha inoltre chiesto scusa per quello che ha fatto a tutti gli italiani, e ai familiari della contessa. Adesso il filippino rimarrà in carcere e nei prossimi giorni il gip Francesco Patrone convaliderà il fermo.
Il passo successivo sarà la richiesta da parte del pm il giudizio immediato che consente di approdare direttamente in Corte d'Assise senza passare per l'udienza preliminare. Il giudizio immediato si chiede di prassi quando la prova raggiunta è evidente: in questo caso, oltre alla confessione, c'è quella scientifica del dna che pesa sull'arrestato come un macigno. A quel punto, la difesa del filippino chiederà di essere giudicata con il rito abbreviato, rito alternativo che contempla la possibilità dello sconto di pena pari a un terzo in caso di condanna dell'imputato. Dunque, con tutta probabilità, l'omicidio dell'Olgiata finirà al vaglio di un gup in un processo che si svolgerà a porte chiuse.
"E' una rivincita per me e per la mia famiglia: i miei figli Manfredi e Domitilla". E' il commento di Pietro Mattei, vedovo dalla contessa Alberica Filo Della Torre, dopo essersi ripreso dallo choc iniziale nell'aver appreso della confessione di Reves.
"E' una rivincita nei confronti di chi - spiega tramite il suo legale - per 20 anni ha lanciato sospetti e veleni nei miei confronti. E' una rivincita nei confronti della Procura di Roma che dal 2007 al 2009 di fatto non ha concluso nulla scegliendo dei periti non adeguati. E' una rivincita perché nel 2009 ci siamo opposti alla terza richiesta d'archiviazione presentata dalla Procura di Roma. E' una rivincita per la mia famiglia perché i miei figli Manfredi e Domitilla che hanno avuto la conferma che la madre non era quel personaggio losco descritto da chi lanciava veleni. Era solo un domestico ladro diventato assassino".
Delitto Olgiata, "Prove devastanti contro il filippino"
Il mistero dell'Olgiata su History Channel
Ha cominciato a piangere, poi, come se volesse liberarsi di un macigno che si è portato dentro per quasi venti anni, ha ammesso: "sono stato io, sono stato io ad uccidere la contessa". Manuel Winston Reves, ex domestico della contessa Alberica Filo Della Torre ha confessato così, al pm Maria Francesca Loy, il delitto commesso il 10 luglio 1991. "Io avevo bisogno di lavorare - si è sfogato con il magistrato, spiegando il movente del delitto -, dovevo lavorare, ero stato cacciato e avevo bisogno di soldi. Non c'entrano niente i gioielli della contessa. Io non ho rubato nulla".
Quella mattina del 10 luglio del '91, Reves si presentò alla villa dell'Olgiata per parlare con Alberica Filo Della Torre: "Per farmi coraggio - ha spiegato - avevo bevuto un bicchiere di whisky. Ricordo che passai dal garage e la vidi in casa. Andammo in camera da letto dove ci fu una discussione. Di quel giorno non ricordo molto altro, se non che presi uno zoccolo. Scappai passando da una porta finestra e attraversando il tetto". Reves ha anche detto al magistrato che si aspettava di finire in arresto il giorno dopo. Ma il peso del delitto lo ha sempre accompagnato: "Ho chiamato mia figlia con il nome di Alberica per espiare la colpa - ha rivelato il filippino -. A mia moglie raccontai del delitto ma lei non mi ha mai creduto. Adesso sono pronto a scontare la pena, è giusto che lo faccia, voglio cominciare ad avere una vita normale". Al termine dell'interrogatorio l'ex domestico ha inoltre chiesto scusa per quello che ha fatto a tutti gli italiani, e ai familiari della contessa. Adesso il filippino rimarrà in carcere e nei prossimi giorni il gip Francesco Patrone convaliderà il fermo.
Il passo successivo sarà la richiesta da parte del pm il giudizio immediato che consente di approdare direttamente in Corte d'Assise senza passare per l'udienza preliminare. Il giudizio immediato si chiede di prassi quando la prova raggiunta è evidente: in questo caso, oltre alla confessione, c'è quella scientifica del dna che pesa sull'arrestato come un macigno. A quel punto, la difesa del filippino chiederà di essere giudicata con il rito abbreviato, rito alternativo che contempla la possibilità dello sconto di pena pari a un terzo in caso di condanna dell'imputato. Dunque, con tutta probabilità, l'omicidio dell'Olgiata finirà al vaglio di un gup in un processo che si svolgerà a porte chiuse.
"E' una rivincita per me e per la mia famiglia: i miei figli Manfredi e Domitilla". E' il commento di Pietro Mattei, vedovo dalla contessa Alberica Filo Della Torre, dopo essersi ripreso dallo choc iniziale nell'aver appreso della confessione di Reves.
"E' una rivincita nei confronti di chi - spiega tramite il suo legale - per 20 anni ha lanciato sospetti e veleni nei miei confronti. E' una rivincita nei confronti della Procura di Roma che dal 2007 al 2009 di fatto non ha concluso nulla scegliendo dei periti non adeguati. E' una rivincita perché nel 2009 ci siamo opposti alla terza richiesta d'archiviazione presentata dalla Procura di Roma. E' una rivincita per la mia famiglia perché i miei figli Manfredi e Domitilla che hanno avuto la conferma che la madre non era quel personaggio losco descritto da chi lanciava veleni. Era solo un domestico ladro diventato assassino".