Insegnante di religione vota a favore di un distributore di condom e perde il posto di lavoro. I suoi studenti protestano, ma il vicariato sostiene che "i ragazzi sono manipolabili. I riflettori si spengano su questa storia"
di David Saltuari
Un insegnante di religione vota, in consiglio d'istituto, a favore di un progetto per l'educazione alla sessualità che, tra le altre cose, prevede l'installazione a scuola di un distributore di preservativi. A fine anno il vicariato non gli conferma l'idoneità, obbligatoria per gli insegnanti di religione, lasciandolo così senza lavoro. E' quanto successo a Genesio Petrucci, da otto anni insegnante di religione al Liceo Keplero di Roma e disoccupato dallo scorso settembre. "Non ho avuto nessun richiamo diretto per quanto successo - racconta - semplicemente terminato l'anno scolastico non ho avuto l'incarico, né una comunicazione da parte del vicariato". Non solo, già in precedenza, spiega, aveva avuto segnalazioni dagli organi ecclesiastici per aver partecipato a manifestazioni per i diritti dei gay e per il suo essere di sinistra. Aspetti della sua vita, tiene a precisare l'insegnante, "che non sono mai entrati nel mio insegnamento". Per sei mesi Genesio Petrucci ha cercato di incassare il colpo senza battere ciglio, ma alla fine sono stati i suoi stessi studenti, grazie a un gruppo su Facebook a convincerlo a battersi per ottenere giustizia e a ottenere visibilità grazie a un articolo su Repubblica.
E così è montata la polemica. Don Filippo Morlacchi, direttore dell'Ufficio per la Pastorale Scolastica e l’Insegnamento della Religione, e colui che materialmente ha preso la decisione su Petrucci, non vuole assolutamente commentare:"Preferisco che i riflettori si spengano su questa vicenda" spiega il sacerdote interpellato da Sky.it. Sui motivi che lo hanno portato a togliere l'idoneità a Petrucci, don Morlacchi si limita a dire "può chiederlo a lui, lo sa molto bene" aggiungendo solo che "l'insegnante Genesio Petrucci, otto anni fa ha intrapreso l'insegnamento della religione, ben sapendo che cosa si impegnava a fare e a dire nel suo insegnamento". Ma è proprio su questo punto che l'ex professore di religione ritiene di essere vittima di un'ingiustizia. "Io ho solo esercitato il mio diritto di voto come consigliere d'istituto, una funzione che è totalmente slegata dalla mia funzione di insegnamento".
I primi intervenire in suo aiuto sono stati proprio i suoi studenti. "Loro hanno vissuto questa vicenda come una profonda ingiustizia - racconta Petrucci - mi hanno spinto a rendere pubblica la mia situazione." Hanno aperto un gruppo sul social network riuscendo ad attirare l'attenzione sula storia. Tra i primi risultati ottenuti, oltre all'attenzione dei media, l'interessamento del Gay Center di Roma, che ha intenzione di mettere in campo i suoi legali, e dei radicali in Parlamento che hanno depositato un'interrogazione alla Gelmini. A sostenere Petrucci, inoltre, ci sono anche molti suoi ex colleghi.
Che gli studenti si siano mobilitati a favore del loro professore, però, non sembra destare molto interesse in Vicariato. Sempre Don Filippo Morlacchi liquida il tutto: "Guardi, di queste cose ne abbiamo centomila. Quando abbiamo un insegnante che piace ai ragazzi, viene spostato e i ragazzi si lamentano". In questo caso, però, l'insegnante non è stato spostato, ma ha perso il posto di lavoro. "E' la stessa cosa - spiega il sacerdote - dal punto di vista dei ragazzi non cambia nulla. Il ragazzo non chiede che l'insegnante abbia di nuovo il lavoro, il ragazzo chiede che torni nella sua classe. I ragazzi sono facilmente manipolabili. Io conosco questo genere di situazioni che non sono uniche in questa scuola".
Tra le ipotesi messe in campo dai ragazzi, per protestare contro questa situazione, c'è anche la possibilità di rinunciare in massa all'insegnamento della religione l'anno prossimo. In vicariato però la cosa non preoccupa. "E' nel loro diritto - spiega Morlacchi - ma in ogni caso per l'anno prossimo avrebbero dovuto deciderlo prima. Ora è tardi, al massimo se ne parla tra due anni". Il prelato però non si chiude totalmente, "più avanti, quanto tutto si sarà calmato, sono anche disposto a incontrare questi ragazzi" spiega. In ogni caso la battaglia degli studenti del Keplero non è finita. Giovedì 10 marzo è già annunciata un'assemblea d'istituto per parlare della cosa. E per tenere viva l'attenzione sulla storia di Genesio Petrucci.
Un insegnante di religione vota, in consiglio d'istituto, a favore di un progetto per l'educazione alla sessualità che, tra le altre cose, prevede l'installazione a scuola di un distributore di preservativi. A fine anno il vicariato non gli conferma l'idoneità, obbligatoria per gli insegnanti di religione, lasciandolo così senza lavoro. E' quanto successo a Genesio Petrucci, da otto anni insegnante di religione al Liceo Keplero di Roma e disoccupato dallo scorso settembre. "Non ho avuto nessun richiamo diretto per quanto successo - racconta - semplicemente terminato l'anno scolastico non ho avuto l'incarico, né una comunicazione da parte del vicariato". Non solo, già in precedenza, spiega, aveva avuto segnalazioni dagli organi ecclesiastici per aver partecipato a manifestazioni per i diritti dei gay e per il suo essere di sinistra. Aspetti della sua vita, tiene a precisare l'insegnante, "che non sono mai entrati nel mio insegnamento". Per sei mesi Genesio Petrucci ha cercato di incassare il colpo senza battere ciglio, ma alla fine sono stati i suoi stessi studenti, grazie a un gruppo su Facebook a convincerlo a battersi per ottenere giustizia e a ottenere visibilità grazie a un articolo su Repubblica.
E così è montata la polemica. Don Filippo Morlacchi, direttore dell'Ufficio per la Pastorale Scolastica e l’Insegnamento della Religione, e colui che materialmente ha preso la decisione su Petrucci, non vuole assolutamente commentare:"Preferisco che i riflettori si spengano su questa vicenda" spiega il sacerdote interpellato da Sky.it. Sui motivi che lo hanno portato a togliere l'idoneità a Petrucci, don Morlacchi si limita a dire "può chiederlo a lui, lo sa molto bene" aggiungendo solo che "l'insegnante Genesio Petrucci, otto anni fa ha intrapreso l'insegnamento della religione, ben sapendo che cosa si impegnava a fare e a dire nel suo insegnamento". Ma è proprio su questo punto che l'ex professore di religione ritiene di essere vittima di un'ingiustizia. "Io ho solo esercitato il mio diritto di voto come consigliere d'istituto, una funzione che è totalmente slegata dalla mia funzione di insegnamento".
I primi intervenire in suo aiuto sono stati proprio i suoi studenti. "Loro hanno vissuto questa vicenda come una profonda ingiustizia - racconta Petrucci - mi hanno spinto a rendere pubblica la mia situazione." Hanno aperto un gruppo sul social network riuscendo ad attirare l'attenzione sula storia. Tra i primi risultati ottenuti, oltre all'attenzione dei media, l'interessamento del Gay Center di Roma, che ha intenzione di mettere in campo i suoi legali, e dei radicali in Parlamento che hanno depositato un'interrogazione alla Gelmini. A sostenere Petrucci, inoltre, ci sono anche molti suoi ex colleghi.
Che gli studenti si siano mobilitati a favore del loro professore, però, non sembra destare molto interesse in Vicariato. Sempre Don Filippo Morlacchi liquida il tutto: "Guardi, di queste cose ne abbiamo centomila. Quando abbiamo un insegnante che piace ai ragazzi, viene spostato e i ragazzi si lamentano". In questo caso, però, l'insegnante non è stato spostato, ma ha perso il posto di lavoro. "E' la stessa cosa - spiega il sacerdote - dal punto di vista dei ragazzi non cambia nulla. Il ragazzo non chiede che l'insegnante abbia di nuovo il lavoro, il ragazzo chiede che torni nella sua classe. I ragazzi sono facilmente manipolabili. Io conosco questo genere di situazioni che non sono uniche in questa scuola".
Tra le ipotesi messe in campo dai ragazzi, per protestare contro questa situazione, c'è anche la possibilità di rinunciare in massa all'insegnamento della religione l'anno prossimo. In vicariato però la cosa non preoccupa. "E' nel loro diritto - spiega Morlacchi - ma in ogni caso per l'anno prossimo avrebbero dovuto deciderlo prima. Ora è tardi, al massimo se ne parla tra due anni". Il prelato però non si chiude totalmente, "più avanti, quanto tutto si sarà calmato, sono anche disposto a incontrare questi ragazzi" spiega. In ogni caso la battaglia degli studenti del Keplero non è finita. Giovedì 10 marzo è già annunciata un'assemblea d'istituto per parlare della cosa. E per tenere viva l'attenzione sulla storia di Genesio Petrucci.