Saranno riesaminati nuovamente il coltello usato per il delitto e il reggiseno della ragazza inglese uccisa. Le tracce di Dna finora trovate sono sempre state contestate dalla difesa
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Il 9 febbraio l'inizio delle operazioni tecniche, poi ci vorranno 90 giorni per conoscere le conclusioni dei periti incaricati dalla Corte di Perugia di esaminare le tracce di Dna sui due reperti (coltello e gancetto di reggiseno) al centro del processo d'appello a Raffaele Sollecito e ad Amanda Knox per l'omicidio di Meredith Kercher. Esami oggi affidati a Stefano Conti e Carla Vecchiotti, dell'istituto di medicina legale della Sapienza di Roma. Sono stati gli stessi esperti a comunicare che il loro lavoro comincerà alle 11 del 9 febbraio prossimo presso il laboratorio di genetica forense del dipartimento di medicina legale dell'ateneo romano. Hanno quindi chiesto 90 giorni da quel momento per svolgere la perizia. Le conclusioni saranno depositate in cancelleria entro il 9 maggio e esaminate in aula nell'udienza già fissata per il 21 dello stesso mese.
"Concorderemo con i consulenti di parte come procedere" si è limitata a dire la Vecchiotti lasciando il palazzo di giustizia. Per poi rispondere "assolutamente no, non so nulla" a chi le chiedeva se avesse finora seguito le vicende legate all'omicidio Kercher. I periti dovranno analizzare di nuovo e attribuire le tracce di Dna isolate dalla polizia scientifica - ma sempre contestate dalle difese - sul coltello considerato l'arma del delitto (della Knox e della Kercher) e sul gancetto del reggiseno indossato dalla studentessa inglese quando venne uccisa (di Mez misto a quello di Sollecito). Se non fosse possibile, dovranno valutare "in base agli atti, il grado di attendibilità degli accertamenti genetici" già svolti.
Subito dopo avere assunto l'incarico, il professor Conti ha chiesto se fosse autorizzato anche ad aprire il manico del coltello per cercare eventuali altre tracce di Dna. Netta però l'opposizione dell'avvocato Francesco Maresca, che rappresenta come parte civile per la famiglia Kercher. "Una richiesta fuori luogo, partiamo malissimo" le parole del legale. "Bisogna lavorare sulla tracce utilizzate in primo grado - ha poi aggiunto - e il fatto di andare a vedere se ce ne sono altre è un problema che si porrà eventualmente in un secondo tempo".
"Vogliamo la verità assoluta, nel rispetto degli imputati e della memoria di Meredith. Se qualcun'altro non lo vuole sono affari suoi" la replica dell'avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Sollecito. Di "legittima richiesta" ha parlato anche l'avvocato Ghirga, uno dei legali della Knox. "Una modalità operativa - ha proseguito - utile ad accertare se quella sia l'arma del delitto". La Corte ha quindi stabilito che se i periti dovessero ravvisare la necessità di operare sul manico del coltello porranno la questione al collegio che provvederà in merito. Questioni tecniche ascoltate in silenzio da Sollecito, in aula con alle mani gli ormai soliti guanti, e dalla Knox, oggi con un montgomery nero e sempre tesa in volto. I due, condannati a 25 e 26 anni di reclusione, si proclamano estranei al delitto. In attesa dei risultati degli esami sul Dna il processo comunque proseguirà. Dal 12 marzo saranno sentiti i testimoni di difese e accusa ammessi dalla Corte.
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Subito dopo avere assunto l'incarico, il professor Conti ha chiesto se fosse autorizzato anche ad aprire il manico del coltello per cercare eventuali altre tracce di Dna. Netta però l'opposizione dell'avvocato Francesco Maresca, che rappresenta come parte civile per la famiglia Kercher. "Una richiesta fuori luogo, partiamo malissimo" le parole del legale. "Bisogna lavorare sulla tracce utilizzate in primo grado - ha poi aggiunto - e il fatto di andare a vedere se ce ne sono altre è un problema che si porrà eventualmente in un secondo tempo".
"Vogliamo la verità assoluta, nel rispetto degli imputati e della memoria di Meredith. Se qualcun'altro non lo vuole sono affari suoi" la replica dell'avvocato Luca Maori, uno dei difensori di Sollecito. Di "legittima richiesta" ha parlato anche l'avvocato Ghirga, uno dei legali della Knox. "Una modalità operativa - ha proseguito - utile ad accertare se quella sia l'arma del delitto". La Corte ha quindi stabilito che se i periti dovessero ravvisare la necessità di operare sul manico del coltello porranno la questione al collegio che provvederà in merito. Questioni tecniche ascoltate in silenzio da Sollecito, in aula con alle mani gli ormai soliti guanti, e dalla Knox, oggi con un montgomery nero e sempre tesa in volto. I due, condannati a 25 e 26 anni di reclusione, si proclamano estranei al delitto. In attesa dei risultati degli esami sul Dna il processo comunque proseguirà. Dal 12 marzo saranno sentiti i testimoni di difese e accusa ammessi dalla Corte.