Nelle feste finiranno nella pattumiera 500mila tonnellate di cibo. Occhio a come smaltirete i vostri scarti. Il 25 dicembre entra in vigore il Dlgs 205/2010. Sanzioni da 300 a 3mila euro per chi lascia spazzatura per strada o la butta in acqua. LE REGOLE
di Valeria Valeriano
Cinquecentomila tonnellate di rifiuti alimentari. È questa la quantità di cibo che, secondo la Confederazione italiana agricoltori, finirà nella spazzatura durante le feste natalizie. Nella pattumiera andranno 1,5 miliardi di euro, circa il 25 per cento della spesa totale alimentare per pranzi e cenoni. Ogni famiglia butterà quasi 80 euro. Ma, se non farà attenzione a come smaltirà i rifiuti natalizi (non solo i resti del cibo, anche imballaggi dei regali, confezioni per alimenti, vecchi elettrodomestici per fare posto a quelli nuovi), i soldi persi nell’immondizia saranno molti di più.
Entra in vigore proprio il 25 dicembre, infatti, il decreto legislativo 205/2010. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 dicembre, recepisce la direttiva comunitaria 2008/98/Ce volta a creare una “società europea del riciclaggio”. Tra le novità principali del provvedimento ci sono le maxisanzioni per chi abbandona rifiuti in strada o li butta in fiumi o mari. Se fino alla vigilia un privato poco educato rischia di dover pagare da 25 a 150 euro (da 105 a 620 per i rifiuti pericolosi), da Natale dovrà sborsare da 300 a 3mila euro (il doppio per rifiuti pericolosi). Piuttosto che lasciare il sacchetto accanto al cassonetto pieno, quindi, sarà meglio fare due passi e cercarne qualcuno meno vicino ma più sgombro.
Il Dlgs 205/2010 prevede un ruolo primario di regioni, province e comuni nel corretto smaltimento dei rifiuti. Un aiuto importante, però, deve arrivare dai cittadini. Tutti, infatti, dovrebbero impegnarsi a disfarsi della spazzatura nel modo giusto e a fare la raccolta differenziata. Come suggerisce l’Europa, solo da una separazione di qualità può derivare un riciclaggio di qualità che trasformi il rifiuto in una risorsa.
In Italia la quota di raccolta differenziata di rifiuti urbani, secondo Legambiente, è del 27,5 per cento (42% al Nord, 20% al Centro, 12% al Sud). Eppure questo sistema potrebbe essere una risposta efficace a emergenze come quella campana. Con un po’ di buona volontà i sacchetti di spazzatura indifferenziata che invadono Napoli e le altre città potrebbero diminuire insieme al fabbisogno di discariche. Il Wwf ha calcolato che con «una raccolta differenziata che si attesti anche “solo” al 60 per cento in tutta la Campania, si avrebbero “solo” poco più di un milione di tonnellate da mandare agli impianti d’incenerimento, cioè circa 7/800mila tonnellate in meno della capacità di smaltimento degli inceneritori previsti». Nel 2008 in sette quartieri del capoluogo campano è stata introdotta la raccolta differenziata “porta a porta”. Secondo il Wwf i 130mila abitanti coinvolti, il 13 per cento della popolazione partenopea, hanno «risparmiato alla discarica ben il 66,09 per cento dei rifiuti prodotti». Per sensibilizzare i cittadini e le amministrazioni sull’importanza di dividere la spazzatura, Legambiente ha lanciato il premio Comuni Ricicloni Campania. La vittoria quest’anno, con il 93,6 per cento di raccolta differenziata, è andata a Roccagloriosa, paese salernitano di circa 1.700 abitanti. In tutto sono 160 i comuni che nel 2009 hanno sfondato la soglia del 50 per cento di differenziata. Tra i capoluoghi di provincia il primato spetta ad Avellino (61,57%), seguita da Salerno (59,98%), Caserta (47,25%), Napoli (18,53%) e Benevento (16,96%).
Un sondaggio Ipsos-Comieco rivela che otto italiani su dieci fanno regolarmente la raccolta differenziata della carta. Il problema, però, è che molti di loro non la fanno nel modo corretto. I buoni propositi ci sono ma, se si sbaglia a dividere i materiali, risultano poco efficaci. Un caso tipico riguarda i sacchetti di plastica: spesso usati per trasportare carta e vetro fino ai contenitori stradali, finiscono nel cassonetto insieme a loro. Altro errore comune riguarda le confezioni in cui si mescolano cartone, plastica e, a volte, parti metalliche. Ogni elemento dovrebbe essere separato dagli altri e buttato in contenitori diversi. Attenzione, quindi, a quando scarterete gli elaborati imballaggi dei vostri regali di Natale.
Per evitare sanzioni e aiutare l’ambiente, facciamo un ripasso delle regole da seguire per la raccolta differenziata.
Carta. In questo cassonetto vanno depositati carta, cartone, cartoncini, giornali, riviste, sacchetti, scatole, quaderni, libri e, in alcuni comuni, il tetrapak. Vanno nell’indifferenziata, invece, i tovaglioli e qualsiasi altro tipo di carta sporca o con residui di cibo. Occhio agli scontrini: sono carta chimica e devono finire, anche loro, nell’indifferenziata.
Plastica. Sì a contenitori, pellicole, imballaggi, sacchetti della spesa (che dal primo gennaio non potranno più essere usati dai commercianti per consegnare la merce), vaschette, flaconi, bottiglie e tappi. No a bicchieri, piatti e posate usa e getta. I pezzi voluminosi andrebbero schiacciati e i residui sempre eliminati.
Vetro. La raccolta del vetro varia da comune a comune. In alcuni si segue il metodo multimateriale (con plastica e metalli), in altri il monomateriale (a volte anche con la distinzione tra vetro bianco e colorato). Si possono gettare bottiglie, bicchieri, barattoli, contenitori. Tutto, ovviamente, in vetro. No a specchi, lampadine, ceramiche e porcellana (le ultime due possono andare nell’indifferenziata, ma sarebbe meglio portarle nelle “ecopiazzole” comunali).
Metallo, acciaio, alluminio. Barattoli, lattine, scatolette, tubetti, coperchi, tappi, bombolette, vaschette. Questi rifiuti vengono spesso raccolti o con la plastica (multimateriale leggero) o con il vetro (multimateriale pesante).
Elettrodomestici. Tre alternative. Possono essere portati nelle “ecopiazzole” comunali, ritirati dal comune (dopo essersi messi d’accordo per telefono), consegnati al rivenditore al momento dell’acquisto di un modello equivalente (gratis o con un costo compreso nelle spese di consegna del nuovo apparecchio).
Pile, farmaci, lampadine. Non vanno buttati nell’indifferenziata. Le pile e i farmaci vanno messi negli appositi contenitori in strada, nei supermercati o nelle farmacie. Le lampadine vecchie (alogene o a incandescenza) vanno portate nelle “ecopiazzole”. Quelle nuove (a scarica o fluorescenti) si possono consegnare ai commercianti quando si acquista un’altra lampadina.
Giocattoli. Quelli vecchi o non più funzionanti vanno nell’indifferenziata, dopo aver tolto le eventuali batterie.
Organico. Non è previsto in tutti i comuni. Raccoglie fondi di tè e caffè, avanzi di cibo, scarti alimentari, sacchetti biodegradabili, terriccio, legno non trattato, foglie e rifiuti simili.
Cinquecentomila tonnellate di rifiuti alimentari. È questa la quantità di cibo che, secondo la Confederazione italiana agricoltori, finirà nella spazzatura durante le feste natalizie. Nella pattumiera andranno 1,5 miliardi di euro, circa il 25 per cento della spesa totale alimentare per pranzi e cenoni. Ogni famiglia butterà quasi 80 euro. Ma, se non farà attenzione a come smaltirà i rifiuti natalizi (non solo i resti del cibo, anche imballaggi dei regali, confezioni per alimenti, vecchi elettrodomestici per fare posto a quelli nuovi), i soldi persi nell’immondizia saranno molti di più.
Entra in vigore proprio il 25 dicembre, infatti, il decreto legislativo 205/2010. Pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 10 dicembre, recepisce la direttiva comunitaria 2008/98/Ce volta a creare una “società europea del riciclaggio”. Tra le novità principali del provvedimento ci sono le maxisanzioni per chi abbandona rifiuti in strada o li butta in fiumi o mari. Se fino alla vigilia un privato poco educato rischia di dover pagare da 25 a 150 euro (da 105 a 620 per i rifiuti pericolosi), da Natale dovrà sborsare da 300 a 3mila euro (il doppio per rifiuti pericolosi). Piuttosto che lasciare il sacchetto accanto al cassonetto pieno, quindi, sarà meglio fare due passi e cercarne qualcuno meno vicino ma più sgombro.
Il Dlgs 205/2010 prevede un ruolo primario di regioni, province e comuni nel corretto smaltimento dei rifiuti. Un aiuto importante, però, deve arrivare dai cittadini. Tutti, infatti, dovrebbero impegnarsi a disfarsi della spazzatura nel modo giusto e a fare la raccolta differenziata. Come suggerisce l’Europa, solo da una separazione di qualità può derivare un riciclaggio di qualità che trasformi il rifiuto in una risorsa.
In Italia la quota di raccolta differenziata di rifiuti urbani, secondo Legambiente, è del 27,5 per cento (42% al Nord, 20% al Centro, 12% al Sud). Eppure questo sistema potrebbe essere una risposta efficace a emergenze come quella campana. Con un po’ di buona volontà i sacchetti di spazzatura indifferenziata che invadono Napoli e le altre città potrebbero diminuire insieme al fabbisogno di discariche. Il Wwf ha calcolato che con «una raccolta differenziata che si attesti anche “solo” al 60 per cento in tutta la Campania, si avrebbero “solo” poco più di un milione di tonnellate da mandare agli impianti d’incenerimento, cioè circa 7/800mila tonnellate in meno della capacità di smaltimento degli inceneritori previsti». Nel 2008 in sette quartieri del capoluogo campano è stata introdotta la raccolta differenziata “porta a porta”. Secondo il Wwf i 130mila abitanti coinvolti, il 13 per cento della popolazione partenopea, hanno «risparmiato alla discarica ben il 66,09 per cento dei rifiuti prodotti». Per sensibilizzare i cittadini e le amministrazioni sull’importanza di dividere la spazzatura, Legambiente ha lanciato il premio Comuni Ricicloni Campania. La vittoria quest’anno, con il 93,6 per cento di raccolta differenziata, è andata a Roccagloriosa, paese salernitano di circa 1.700 abitanti. In tutto sono 160 i comuni che nel 2009 hanno sfondato la soglia del 50 per cento di differenziata. Tra i capoluoghi di provincia il primato spetta ad Avellino (61,57%), seguita da Salerno (59,98%), Caserta (47,25%), Napoli (18,53%) e Benevento (16,96%).
Un sondaggio Ipsos-Comieco rivela che otto italiani su dieci fanno regolarmente la raccolta differenziata della carta. Il problema, però, è che molti di loro non la fanno nel modo corretto. I buoni propositi ci sono ma, se si sbaglia a dividere i materiali, risultano poco efficaci. Un caso tipico riguarda i sacchetti di plastica: spesso usati per trasportare carta e vetro fino ai contenitori stradali, finiscono nel cassonetto insieme a loro. Altro errore comune riguarda le confezioni in cui si mescolano cartone, plastica e, a volte, parti metalliche. Ogni elemento dovrebbe essere separato dagli altri e buttato in contenitori diversi. Attenzione, quindi, a quando scarterete gli elaborati imballaggi dei vostri regali di Natale.
Per evitare sanzioni e aiutare l’ambiente, facciamo un ripasso delle regole da seguire per la raccolta differenziata.
Carta. In questo cassonetto vanno depositati carta, cartone, cartoncini, giornali, riviste, sacchetti, scatole, quaderni, libri e, in alcuni comuni, il tetrapak. Vanno nell’indifferenziata, invece, i tovaglioli e qualsiasi altro tipo di carta sporca o con residui di cibo. Occhio agli scontrini: sono carta chimica e devono finire, anche loro, nell’indifferenziata.
Plastica. Sì a contenitori, pellicole, imballaggi, sacchetti della spesa (che dal primo gennaio non potranno più essere usati dai commercianti per consegnare la merce), vaschette, flaconi, bottiglie e tappi. No a bicchieri, piatti e posate usa e getta. I pezzi voluminosi andrebbero schiacciati e i residui sempre eliminati.
Vetro. La raccolta del vetro varia da comune a comune. In alcuni si segue il metodo multimateriale (con plastica e metalli), in altri il monomateriale (a volte anche con la distinzione tra vetro bianco e colorato). Si possono gettare bottiglie, bicchieri, barattoli, contenitori. Tutto, ovviamente, in vetro. No a specchi, lampadine, ceramiche e porcellana (le ultime due possono andare nell’indifferenziata, ma sarebbe meglio portarle nelle “ecopiazzole” comunali).
Metallo, acciaio, alluminio. Barattoli, lattine, scatolette, tubetti, coperchi, tappi, bombolette, vaschette. Questi rifiuti vengono spesso raccolti o con la plastica (multimateriale leggero) o con il vetro (multimateriale pesante).
Elettrodomestici. Tre alternative. Possono essere portati nelle “ecopiazzole” comunali, ritirati dal comune (dopo essersi messi d’accordo per telefono), consegnati al rivenditore al momento dell’acquisto di un modello equivalente (gratis o con un costo compreso nelle spese di consegna del nuovo apparecchio).
Pile, farmaci, lampadine. Non vanno buttati nell’indifferenziata. Le pile e i farmaci vanno messi negli appositi contenitori in strada, nei supermercati o nelle farmacie. Le lampadine vecchie (alogene o a incandescenza) vanno portate nelle “ecopiazzole”. Quelle nuove (a scarica o fluorescenti) si possono consegnare ai commercianti quando si acquista un’altra lampadina.
Giocattoli. Quelli vecchi o non più funzionanti vanno nell’indifferenziata, dopo aver tolto le eventuali batterie.
Organico. Non è previsto in tutti i comuni. Raccoglie fondi di tè e caffè, avanzi di cibo, scarti alimentari, sacchetti biodegradabili, terriccio, legno non trattato, foglie e rifiuti simili.