Dai sit-in ai flash mob: a scuola, la protesta continua
CronacaMentre impazzano le polemiche per la proposta di Gasparri di "arresti preventivi" nei confronti dei violenti, proseguono le manifestazioni degli studenti contro il ddl Gelmini, al Senato per l'approvazione finale. FOTO
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Lezioni all'aperto, arrampicate sui tetti delle facoltà, striscioni calati dai monumenti. E ancora sit-in e flash mob.
Mentre inizia il rush finale per l'approvazione in Senato del ddl Gelmini (e impazzano le polemiche per la proposta di Gasparri su "arresti preventivi" nei confronti dei violenti dopo gli scontri dello scorso 14 dicembre), continuano da quasi un anno le manifestazioni di studenti medi ed universitari e ricercatori, che dicono il loro "no" alla riforma.
Per farsi sentire hanno usato i monumenti. Come, il 25 novembre, con lo striscione "No alla riforma" calato dal penultimo anello della Torre Pendente in piazza dei Miracoli, a Pisa, o, lo stesso giorno, quello appeso al secondo anello del Colosseo ("Nessun taglio, nessun profitto") al grido di "Siamo noi i veri leoni".
O, ancora, il 29 novembre, con lo striscione che un gruppo di ricercatori ha portato agli scavi di Pompei: "governo della distruzione pubblica, oggi Pompei domani gli atenei". E ancora, alla Mole Antonelliana, a Torino, alla basilica di San Marco, a Venezia, fino all'Arco di Trionfo, a Parigi, dove il "No al Ddl-Riprendiamoci il futuro", è stato firmato il 30 novembre scorso dagli studenti Erasmus.
Dai monumenti ai teatri, dove in più occasioni la protesta degli studenti si è saldata a quella dei lavoratori dello spettacolo e della cultura colpiti dai tagli. Come al Petruzzelli di Bari, il 30 novembre, al San Carlo di Napoli (2 dicembre), al Massimo di Palermo (3 dicembre), alla prima della Scala il 7.
Non sono mancati neppure "i funerali", il 6 dicembre a Palermo, in un cimitero con finte lapidi nel cortile della facoltà di architettura, e le veglie funebri(il 1 dicembre, al rettorato di Teramo, il 27 novembre a Udine, il 28 a Cagliari e Sassari). I flash mob sono iniziati a settembre, a Roma, Venezia, Torino, Frosinone, Grosseto, Bologna, Palermo, Caltanissetta: gruppi di ragazzi delle superiori si sono presentanti in aula al primo giorno di scuola con caschi gialli intesta "per proteggersi dalle macerie causate da Gelmini e Tremonti".
E proseguiti con le migliaia di palline nelle vie dello shopping, il 4 dicembre a Cagliari; il 27 novembre al museo delle arti del XXI secolo, Maxxi, di Roma, dove ha fatto irruzione un gruppetto di studenti portando una tela bianca con titolo "futuro non immaginabile"; a Genova, dove, l'8 dicembre, dopo una sfilata silenziosa nelle vie del centro si sono straiati a terra con un libro sul cuore, come morti; a Cagliari, il 13 dicembre, dove un gruppo di un centinaio di universitari ha corso nelle vie inseguito da una maxi forbice di cartapesta.
Cortei, occupazioni, blocchi di strade e di ferrovie non erano nel frattempo mancati, ma fino agli scontri nel centro di Roma del 14 dicembre scorso, a far parlare di questo nuovo movimento erano state soprattutto le azione creative, inusuali. Oggi, tra ipotesi di Daspo e Zone rosse, rispondono "non vogliamo gli anni '70" ma anche "assedieremo i palazzi del potere". Come ancora sembra non l'abbiano deciso.
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Per farsi sentire hanno usato i monumenti. Come, il 25 novembre, con lo striscione "No alla riforma" calato dal penultimo anello della Torre Pendente in piazza dei Miracoli, a Pisa, o, lo stesso giorno, quello appeso al secondo anello del Colosseo ("Nessun taglio, nessun profitto") al grido di "Siamo noi i veri leoni".
O, ancora, il 29 novembre, con lo striscione che un gruppo di ricercatori ha portato agli scavi di Pompei: "governo della distruzione pubblica, oggi Pompei domani gli atenei". E ancora, alla Mole Antonelliana, a Torino, alla basilica di San Marco, a Venezia, fino all'Arco di Trionfo, a Parigi, dove il "No al Ddl-Riprendiamoci il futuro", è stato firmato il 30 novembre scorso dagli studenti Erasmus.
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Cortei, occupazioni, blocchi di strade e di ferrovie non erano nel frattempo mancati, ma fino agli scontri nel centro di Roma del 14 dicembre scorso, a far parlare di questo nuovo movimento erano state soprattutto le azione creative, inusuali. Oggi, tra ipotesi di Daspo e Zone rosse, rispondono "non vogliamo gli anni '70" ma anche "assedieremo i palazzi del potere". Come ancora sembra non l'abbiano deciso.