Febbre da jackpot: quando a vincere è l’erario

Cronaca
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Quando il montepremi del Superenalotto raggiunge cifre iperboliche aumentano gli italiani che corrono alle ricevitorie. E quindi le entrate dello stato a cui va la metà degli incassi

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di Raffaele Mastrolonardo


Il banco vince sempre. La vecchia regola dei Casino vale anche per i concorsi popolari, lotterie e affini, e quindi anche per il Superenalotto che ha un croupier speciale: lo stato. Alla fine dunque, oltre a chi si aggiudicherà il jackpot da 164 milioni o più, a trionfare saranno Sisal, la concessionaria, e soprattutto l’erario che intasca metà degli incassi e che dunque, in questi giorni, può ben essere contento. In corrispondenza dei montepremi monstre, infatti, gli abitanti del Belpaese corrono alle ricevitorie, aumentano così le puntate e con esse il gettito. Nell’ultima estrazione di ottobre, per esempio, sono state effettuate puntate per oltre 28 milioni di euro. Nei primi sei concorsi del mese, il Superenalotto ha incassato 180 milioni di euro, il 15 % in più rispetto allo stesso periodo di settembre.

Il fenomeno è noto e si ripete, con maggiore o minore intensità, ogni volta che le cifre in palio salgono oltre una certa soglia. In questi frangenti, dice un’elaborazione di Agipronews, agenzia di stampa specializzata in giochi a pronostico e scommesse, gli utenti del Superenalotto crescono dagli abituali 22 milioni fino a oltre 27 milioni. 5 milioni di portafogli in più dai cui escono denari che per il 49,5 % vanno a incrementare le casse pubbliche che tanto ne hanno bisogno.
Il meccanismo che innesca questa corsa dipende da vari fattori. Il primo, essenzialmente psicologico, ha anche una sua razionalità (se di razionalità si può parlare in un gioco in cui le possibilità di indovinare la sestina con una sola sequenza di 6 numeri sono una su 622 milioni): a parità di probabilità (quasi nulle) è comunque più conveniente puntare quando la posta è più alta. A rinforzare la jackpot-mania, poi, ci si mettono anche i media. “Quando un jackpot supera una certa barriera – spiega Paolo Giannace di Agipronews – giornali e tv cominciano a trovare interessante la notizia: questo porta più giocate e più giocate alimentano la notizia”.

Certo l’assalto alle ricevitore in tempi di montepremi da favola non è sempre uguale. Nel caso della vincita di Bagnone (provincia di Massa Carrara) nell’agosto del 2009, quando un fortunato si aggiudicò oltre 147 milioni di euro, si trattò di un vero e proprio boom, con incassi parecchio superiori a quelli di queste settimane. La presenza di altri giochi, la stanchezza verso una formula o anche la situazione economica generale del Paese possono influire sull’incremento, anche se il dato complessivo non cambia: in presenza di jackpot stratosferici più persone partecipano.
Non a caso, nel 2008 quando per la prima volta il montepremi superò la soglia psicologica dei 100 milioni di euro (100 milioni e 756 mila euro, per l’esattezza e vittoria a Catania) gli incassi complessivi furono di 2 miliardi e 509 milioni, 500 milioni più dell’anno precedente (dove la vincita massima fu “solo” di 71 milioni). E nel 2009, quando si realizzò la vincita di Bagnone, la maggiore di sempre fino a oggi, gli incassi toccarono la cifra record di 3 miliardi e 351 milioni.

Quest’anno, complice la presenza di nuovi “Gratta e Vinci” e di innovazioni come “Win for Life”, concorso che mette in palio vitalizi, non si raggiungeranno simili vette. Nei primi 9 mesi dell’anno il Superenalotto ha comunque messo da parte 2 miliardi e 138 milioni e la somma finale dipenderà quanto il “6” si farà ancora attendere. Di certo, tra quelli che sperano che la dea bendata sia pigra nell’elargire i suo doni ci sono i funzionari del ministero dell’Economia. L’anno scorso, in virtù della febbre da jackpot, hanno potuto mettere a bilancio 1 miliardo e 600 milioni, non certo bruscolini. Con quella cifra, tanto per capire, si potrebbe colmare il digital divide che affligge varie aree del nostro Paese potando una banda larga di almeno 2 megabit al secondo nel 99 % del territorio italiano (circa 1,3 miliardi di euro di costo). Oppure rimettere un po’ in sesto le disastrate carceri italiane; il Piano carceri varato da questo governo nel giugno 2009 prevedeva proprio un costo di 1,6 miliardi di euro.


TABELLE

Gli incassi del Superenalotto negli anni

2003: 2.066
2004: 1.836
2005: 1.981
2006: 2.000
2007: 1.940
2008: 2.509
2009: 3.351
2010: 2138*

* primi 9 mesi


Entrate all’erario dal Superenalotto

2003: 1.100
2004: 976
2005: 1054
2006: 1013
2007: 962
2008: 1.235
2009: 1.638
2010: n.d.

(Fonte: Agipronews)

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