Gli specialisti prescrivevano le medicine delle aziende “amiche” in cambio di tangenti, per un totale di 2 milioni di euro. I Nas hanno arrestato sei persone, altre 15 le misure cautelari. A capo dell’organizzazione un noto docente universitario
Sei persone sono finite ai domiciliari nell’ambito di un’inchiesta della procura di Firenze su una presunta associazione per delinquere composta da medici specialisti e loro collaboratori accusati di aver preso tangenti da imprenditori di multinazionali farmaceutiche. Ventuno le ordinanze di misura cautelare firmate dal gip di Firenze ed eseguite in varie regioni d’Italia: oltre ai sei arresti domiciliari, due obblighi di dimora e 13 interdizioni dall’attività. Il Nas dei carabinieri spiega che i medici avrebbero percepito “illeciti compensi stimati nell’ordine di circa 2 milioni di euro, gran parte dei quali fatti transitare sui bilanci di società di copertura, in cambio di prescrizioni e somministrazioni arbitrarie a centinaia di pazienti in cura per diffuse patologie croniche di specialità medicinali prodotte dalle aziende corruttrici, che realizzavano maggiori profitti derivanti dal conseguente incremento della diffusione dei farmaci”.
A capo dell’organizzazione c’era un noto professore universitario fiorentino finito ai domiciliari, Torello Lotti, 57 anni, dermatologo con incarichi di rilievo nell’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze e, fra i numerosi incarichi, presidente della Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse). Nelle carte dell’inchiesta compaiono i nomi di persone riconducibili a diverse case farmaceutiche, fra cui Abbott, Jansseen Cilag, Wyeth Lederle, Schering Plough, Novartis, Morgan Pharma, Almirall. Oltre a Lotti, ai domiciliari sono finiti Patrizia Cecchi, 52 anni, segretaria amministrativa del Centro interuniversitario di dermatologia biologica e psicosomatica dell’Università di Firenze, diretto da Lotti; Michela Troiano, 30 anni, specializzando in dermatologia e venereologia, ritenuta braccio destro di Lotti nel centro Psocarte di Firenze, diretto dallo stesso docente; Stefan Coccoloni, 30 anni, Leonardo Fronticelli, 33, e Corrado Trevisan, 59 anni, rappresentanti di una società organizzatrice di congressi e eventi per il lancio di prodotti e legati a Lotti anche in altri ambiti professionali. L’operazione è stata denominata “Derma: affare fatto”. Fra i reati ipotizzati anche l’abuso d’ufficio e la truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale.
In tutto, le persone coinvolte nel giro di corruzione, a vario titolo, sono 30. Lo spiegano i carabinieri del Nas, che hanno eseguito le 21 ordinanze in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto ed Umbria. Sono state fatte anche 37 perquisizioni. L’inchiesta, che riguardato in particolare l’ambito della dermatologia, è stata coordinata dal pm fiorentino Sandro Cutrignelli. L’organizzazione si era insinuata nel programma di sperimentazione Psocare contro la psoriasi varato dall’Agenzia nazionale del farmaco (Aifa) in tutta Italia su base regionale. Secondo l’accusa, il professor Lotti e i suoi referenti si sarebbero fatti versare tangenti e benefit da sette industrie farmaceutiche a cui era assicurato un incremento dei ricavi prescrivendo farmaci non sempre previsti nel programma dell’Agenzia del farmaco e a prescindere dalla loro reale efficacia. Le industrie ottenevano un incremento di ricavi, scaricato sui costi del Servizio sanitario nazionale e in via di accertamento.
Il Nas ha rintracciato denaro per 1.700.000 euro versati su conti intestati a quattro società organizzatrici di eventi e convegni – tre di Firenze, una a Roma –, ma le tangenti consistevano anche in un vasto repertorio di benefit, fra cui corsi di formazione, borse di studio, progetti per medici specializzandi, assunzioni a progetto. Almeno 800, come spiegato in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il colonnello del Nas Pier Luigi Felli e il sottosegretario alla salute Francesca Martini, i malati di psoriasi coinvolti a loro insaputa. Alcuni si sono insospettiti per lo scarso risultato delle cure, che non li facevano guarire, e così hanno presentato esposti alle procure di Firenze e Torino da cui è scaturita l’inchiesta della procura fiorentina.
“Quella del Nas di Firenze è una maxi-operazione di cui spaventano i numeri, il coinvolgimento di medici e case farmaceutiche e la filiera organizzativa. Le fattispecie di reato sono gravissime. Pacchetti di pazienti, a centinaia, venivano spostati come oggetti, come se fossero ‘venduti’, sfruttando un programma di sperimentazione nazionale contro la psoriasi”, ha detto il sottosegretario Martini intervenendo alla conferenza in cui è stata illustrata l’inchiesta. Lotti, per gli inquirenti “capo ideatore, promotore, organizzatore, con poteri di supremazia all’interno del sodalizio, ispiratore del disegno generale di illecito arricchimento”, oltre che docente all’università di Firenze, è direttore della Clinica dermatologica dell’ospedale fiorentino Santa Maria Nuova nonché presidente della Società internazionale di dermatologia, primo italiano a ricoprire questo ruolo. Deve rispondere di associazione per delinquere, corruzione, falso e truffa ai danni dello Stato.
“Contro gli abusi in medicina stiamo cambiando il sistema sanzionatorio dell’Ordine dei medici per renderlo più agile e in grado di dare risposte tempestive in caso di eventi dannosi”, annuncia in una nota il ministro della Salute Ferruccio Fazio commentando l’operazione. “Chiunque utilizza gli ammalati a fini speculativi – continua il ministro – va sicuramente punito. Un tale comportamento è spregevole soprattutto quando si tratta di migliorare le condizioni di vita dei pazienti. Comunque quanto accaduto non deve minare la fiducia nel lavoro dei dermatologi”.
A capo dell’organizzazione c’era un noto professore universitario fiorentino finito ai domiciliari, Torello Lotti, 57 anni, dermatologo con incarichi di rilievo nell’ospedale Santa Maria Nuova di Firenze e, fra i numerosi incarichi, presidente della Sidemast (Società italiana di dermatologia medica, chirurgica, estetica e delle malattie sessualmente trasmesse). Nelle carte dell’inchiesta compaiono i nomi di persone riconducibili a diverse case farmaceutiche, fra cui Abbott, Jansseen Cilag, Wyeth Lederle, Schering Plough, Novartis, Morgan Pharma, Almirall. Oltre a Lotti, ai domiciliari sono finiti Patrizia Cecchi, 52 anni, segretaria amministrativa del Centro interuniversitario di dermatologia biologica e psicosomatica dell’Università di Firenze, diretto da Lotti; Michela Troiano, 30 anni, specializzando in dermatologia e venereologia, ritenuta braccio destro di Lotti nel centro Psocarte di Firenze, diretto dallo stesso docente; Stefan Coccoloni, 30 anni, Leonardo Fronticelli, 33, e Corrado Trevisan, 59 anni, rappresentanti di una società organizzatrice di congressi e eventi per il lancio di prodotti e legati a Lotti anche in altri ambiti professionali. L’operazione è stata denominata “Derma: affare fatto”. Fra i reati ipotizzati anche l’abuso d’ufficio e la truffa ai danni del Sistema sanitario nazionale.
In tutto, le persone coinvolte nel giro di corruzione, a vario titolo, sono 30. Lo spiegano i carabinieri del Nas, che hanno eseguito le 21 ordinanze in Toscana, Emilia Romagna, Piemonte, Lombardia, Lazio, Liguria, Veneto ed Umbria. Sono state fatte anche 37 perquisizioni. L’inchiesta, che riguardato in particolare l’ambito della dermatologia, è stata coordinata dal pm fiorentino Sandro Cutrignelli. L’organizzazione si era insinuata nel programma di sperimentazione Psocare contro la psoriasi varato dall’Agenzia nazionale del farmaco (Aifa) in tutta Italia su base regionale. Secondo l’accusa, il professor Lotti e i suoi referenti si sarebbero fatti versare tangenti e benefit da sette industrie farmaceutiche a cui era assicurato un incremento dei ricavi prescrivendo farmaci non sempre previsti nel programma dell’Agenzia del farmaco e a prescindere dalla loro reale efficacia. Le industrie ottenevano un incremento di ricavi, scaricato sui costi del Servizio sanitario nazionale e in via di accertamento.
Il Nas ha rintracciato denaro per 1.700.000 euro versati su conti intestati a quattro società organizzatrici di eventi e convegni – tre di Firenze, una a Roma –, ma le tangenti consistevano anche in un vasto repertorio di benefit, fra cui corsi di formazione, borse di studio, progetti per medici specializzandi, assunzioni a progetto. Almeno 800, come spiegato in una conferenza stampa a cui hanno partecipato il colonnello del Nas Pier Luigi Felli e il sottosegretario alla salute Francesca Martini, i malati di psoriasi coinvolti a loro insaputa. Alcuni si sono insospettiti per lo scarso risultato delle cure, che non li facevano guarire, e così hanno presentato esposti alle procure di Firenze e Torino da cui è scaturita l’inchiesta della procura fiorentina.
“Quella del Nas di Firenze è una maxi-operazione di cui spaventano i numeri, il coinvolgimento di medici e case farmaceutiche e la filiera organizzativa. Le fattispecie di reato sono gravissime. Pacchetti di pazienti, a centinaia, venivano spostati come oggetti, come se fossero ‘venduti’, sfruttando un programma di sperimentazione nazionale contro la psoriasi”, ha detto il sottosegretario Martini intervenendo alla conferenza in cui è stata illustrata l’inchiesta. Lotti, per gli inquirenti “capo ideatore, promotore, organizzatore, con poteri di supremazia all’interno del sodalizio, ispiratore del disegno generale di illecito arricchimento”, oltre che docente all’università di Firenze, è direttore della Clinica dermatologica dell’ospedale fiorentino Santa Maria Nuova nonché presidente della Società internazionale di dermatologia, primo italiano a ricoprire questo ruolo. Deve rispondere di associazione per delinquere, corruzione, falso e truffa ai danni dello Stato.
“Contro gli abusi in medicina stiamo cambiando il sistema sanzionatorio dell’Ordine dei medici per renderlo più agile e in grado di dare risposte tempestive in caso di eventi dannosi”, annuncia in una nota il ministro della Salute Ferruccio Fazio commentando l’operazione. “Chiunque utilizza gli ammalati a fini speculativi – continua il ministro – va sicuramente punito. Un tale comportamento è spregevole soprattutto quando si tratta di migliorare le condizioni di vita dei pazienti. Comunque quanto accaduto non deve minare la fiducia nel lavoro dei dermatologi”.