Se ne parla ovunque ma alla fine in Italia ce ne sono solo due. Tanti i luoghi di preghiera e le strutture, ma quando le comunità crescono troppo iniziano i problemi con i comuni. E intanto a Milano una moschea in costruzione esiste già
di David Saltuari
Anche quest'anno la fine del Ramadan, con la necessità di avere un luogo dove celebrare la Idl al-fitr, si è portata dietro l'eterno tema della moschea a Milano. Il primo a lanciare il sasso è stato l'arcivescovo della città, auspicando che i cittadini musulmani del capoluogo milanese possono presto trovare uno spazio di preghiera adeguato. Da parte della politica però sono iniziati subito i distinguo, tanto che alla fine lo stesso Cardinale è tornato sulle proprie parole, spiegando che non parlava di moschea in senso stretto ma di un più generico luogo di preghiera. Intanto la Camera di Commercio ha effettuato un sondaggio dal quale emerge che sette imprenditori su dieci del capoluogo lombardo sarebbero contrari. Ma a parte quella di Milano, che ancora non esiste, quante sono le moschee in Italia? Difficile tenere il conto, anche perché spesso si fa passare per moschea uno scantinato trasformato in luogo di preghiera.
Quando si parla di moschee in senso architettonico, quelle con minareto e cupola per intenderci, in Italia ne esistono molto poche. C'è quella famosa di Roma, la Grande Moschea, che si trova però parecchio fuori mano rispetto a dove vivono la maggior parte dei musulmani della capitale, c'è la moschea di Segrate, in provincia di Milano, costruita nel 1988, un tempo in cui la costruzione di edifici islamici in Italia avveniva con meno clamore. E c'è infine la moschea di Catania, costruita grazie ai contributi della Libia nel 1980 ma attualmente abbandonata. Due quelle in costruzione, una presso Colle Val D'Elsa, in Toscana, e l'altra a Ravenna. Qualche anno fa si parlò anche di una moschea a Bologna, un grande centro islamico da costruire poco fuori le porte della città. Alla fine però nel quartiere vennero raccolte firme per impedirne la costruzione e si preferì aspettare tempi migliori.
Per il resto in Italia esistono tanti semplici luoghi di preghiera, ricavati a volte da garage o scantinati, a volte semplici appartamenti privati nei quali ci si incontra. Luoghi per i quali non c'è neanche bisogno di chiedere chissà quale autorizzazione e che secondo una stima effettuata nel 2007 dal ministero dell'Interno ammonterebbero a circa 700. I problemi spesso nascono quano la comunità cresce, necessità di più spazio e diventa più visibile. E i rapporti con le istituzioni, a volte, diventano più difficili, come racconta anche una recente inchiesta de La Stampa. Si trova un luogo da ristrutturare, ma spuntano problemi di natura burocratica. Racconta Alessandro Ahmad Paolantoni, segretario generale dell'Ucoii, "raramente viene detto non vi diamo l'autorizzazione perché siete musulmani. Di solito si trovano vari impedimento burocratici, autorizzazioni che mancano, nuovi parametri di sicurezza. A volte, va detto, può anche essere colpa della comunità che non conosce abbastanza bene tutti i regolamenti comunali." C'è un luogo comune, che però che Paolantoni vuole smentire (rassicurando così anche gli imprenditori interpellati dalla Camera di commercio): "Non è vero che noi chiediamo soldi ai comuni per costruire i luoghi di preghiera. I soldi sono raccolti dalle comunità, tra i fedeli, e servono a ristrutturare luoghi già esistenti." Quello che manca sono le autorizzazioni.
Quello che forse ben pochi sanno è che a Milano una moschea in costruzione c'è già. Al momento i lavori sono interrotti in attesa di fondi, ma il Coreis, Comunità Religiosa Islamica (l'altro gruppo che raccoglie i musulmani italiani)sta erigendo una moschea nella centralissima Via Meda. Ma anche se fosse finita questa non potrebbe risolvere il problema dei musulmani a Milano. La moschea di Via Meda infatti è piccola e può ospitare al massimo 150 persone. Troppo poche rispetto ai circa 100mila musulmani che si stima vivano nella provincia di Milano. "La nostra proposta per risolvere la questione a Milano è seguire la struttura delle parrocchie - spiegano al Coreis -, anziché costruire una grande moschea, che creerebbe anche problemi di traffico e di gestione, secondo noi sarebbe meglio avere tante piccole moschee spare sul territorio, che si integrerebbero meglio con il tessuto cittadino e sarebbero anche più comode per i fedeli.
Sul fatto che quello di Milano non è un problema architettonico è d'accordo anche Paolantoni: "le parole del cardinal Tettamanzi sono di semplice buonsenso" spiega "a Milano manca un luogo dove i fedeli possano semplicemente pregare. Prima ancora che parlare di moschea bisogna risolvere il problema dello spazio".
Anche quest'anno la fine del Ramadan, con la necessità di avere un luogo dove celebrare la Idl al-fitr, si è portata dietro l'eterno tema della moschea a Milano. Il primo a lanciare il sasso è stato l'arcivescovo della città, auspicando che i cittadini musulmani del capoluogo milanese possono presto trovare uno spazio di preghiera adeguato. Da parte della politica però sono iniziati subito i distinguo, tanto che alla fine lo stesso Cardinale è tornato sulle proprie parole, spiegando che non parlava di moschea in senso stretto ma di un più generico luogo di preghiera. Intanto la Camera di Commercio ha effettuato un sondaggio dal quale emerge che sette imprenditori su dieci del capoluogo lombardo sarebbero contrari. Ma a parte quella di Milano, che ancora non esiste, quante sono le moschee in Italia? Difficile tenere il conto, anche perché spesso si fa passare per moschea uno scantinato trasformato in luogo di preghiera.
Quando si parla di moschee in senso architettonico, quelle con minareto e cupola per intenderci, in Italia ne esistono molto poche. C'è quella famosa di Roma, la Grande Moschea, che si trova però parecchio fuori mano rispetto a dove vivono la maggior parte dei musulmani della capitale, c'è la moschea di Segrate, in provincia di Milano, costruita nel 1988, un tempo in cui la costruzione di edifici islamici in Italia avveniva con meno clamore. E c'è infine la moschea di Catania, costruita grazie ai contributi della Libia nel 1980 ma attualmente abbandonata. Due quelle in costruzione, una presso Colle Val D'Elsa, in Toscana, e l'altra a Ravenna. Qualche anno fa si parlò anche di una moschea a Bologna, un grande centro islamico da costruire poco fuori le porte della città. Alla fine però nel quartiere vennero raccolte firme per impedirne la costruzione e si preferì aspettare tempi migliori.
Per il resto in Italia esistono tanti semplici luoghi di preghiera, ricavati a volte da garage o scantinati, a volte semplici appartamenti privati nei quali ci si incontra. Luoghi per i quali non c'è neanche bisogno di chiedere chissà quale autorizzazione e che secondo una stima effettuata nel 2007 dal ministero dell'Interno ammonterebbero a circa 700. I problemi spesso nascono quano la comunità cresce, necessità di più spazio e diventa più visibile. E i rapporti con le istituzioni, a volte, diventano più difficili, come racconta anche una recente inchiesta de La Stampa. Si trova un luogo da ristrutturare, ma spuntano problemi di natura burocratica. Racconta Alessandro Ahmad Paolantoni, segretario generale dell'Ucoii, "raramente viene detto non vi diamo l'autorizzazione perché siete musulmani. Di solito si trovano vari impedimento burocratici, autorizzazioni che mancano, nuovi parametri di sicurezza. A volte, va detto, può anche essere colpa della comunità che non conosce abbastanza bene tutti i regolamenti comunali." C'è un luogo comune, che però che Paolantoni vuole smentire (rassicurando così anche gli imprenditori interpellati dalla Camera di commercio): "Non è vero che noi chiediamo soldi ai comuni per costruire i luoghi di preghiera. I soldi sono raccolti dalle comunità, tra i fedeli, e servono a ristrutturare luoghi già esistenti." Quello che manca sono le autorizzazioni.
Quello che forse ben pochi sanno è che a Milano una moschea in costruzione c'è già. Al momento i lavori sono interrotti in attesa di fondi, ma il Coreis, Comunità Religiosa Islamica (l'altro gruppo che raccoglie i musulmani italiani)sta erigendo una moschea nella centralissima Via Meda. Ma anche se fosse finita questa non potrebbe risolvere il problema dei musulmani a Milano. La moschea di Via Meda infatti è piccola e può ospitare al massimo 150 persone. Troppo poche rispetto ai circa 100mila musulmani che si stima vivano nella provincia di Milano. "La nostra proposta per risolvere la questione a Milano è seguire la struttura delle parrocchie - spiegano al Coreis -, anziché costruire una grande moschea, che creerebbe anche problemi di traffico e di gestione, secondo noi sarebbe meglio avere tante piccole moschee spare sul territorio, che si integrerebbero meglio con il tessuto cittadino e sarebbero anche più comode per i fedeli.
Sul fatto che quello di Milano non è un problema architettonico è d'accordo anche Paolantoni: "le parole del cardinal Tettamanzi sono di semplice buonsenso" spiega "a Milano manca un luogo dove i fedeli possano semplicemente pregare. Prima ancora che parlare di moschea bisogna risolvere il problema dello spazio".