Quel "bravo ragazzo" della chat diventato stupratore

Cronaca
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Una giovane della provincia di Monza, adescata online, è stata violentata da tre studenti di 23, 18 e 17 anni. Lo psichiatra Mencacci: "Basta luoghi comuni sulle aggressioni alle donne, sempre più spesso i colpevoli appartengono alle nostre famiglie"

di Cristina Bassi

L’ha corteggiata per un mese via chat, con modi gentili e accattivanti. Ha conquistato la sua fiducia e l’ha convinta a confidargli i segreti più intimi. Tanto che lei ha accettato di incontrarlo dal vivo per una serata insieme. Ma lui si è presentato con due amici e dopo averla fatta salire in macchina l’ha portata in un luogo isolato. Lì, in due l’hanno stuprata, il terzo ragazzo ha ripreso tutto con il telefonino. È successo a una 21enne di Varedo, vicino a Monza. Dopo la violenza, riporta il Corriere della Sera, la giovane ha avuto il coraggio di raccontare tutto ai genitori e ai carabinieri, il centro antiviolenza della clinica Mangiagalli di Milano ha accertato lo stupro. I responsabili sono stati arrestati. Sono uno studente universitario 23enne e altri due studenti di 18 e 17 anni. Abitano tra Pavia e Lodi, sono tutti e tre italiani, appartengono a famiglie “per bene”.

Quel “bravo ragazzo” conosciuto su Internet ha ottenuto la piena fiducia della “preda” proprio per il suo profilo rassicurante. Coetaneo, studente, di buona famiglia. Molto probabilmente la ragazza non avrebbe neppure rivolto un saluto a uno sconosciuto incontrato per strada o a un uomo che avesse anche solo lontanamente le caratteristiche dell’adescatore internettiano. “Sono stata un’ingenua”, ha ammesso, e forse anche vittima di un errore di valutazione che è di molti. “Usciamo dai luoghi comuni – avverte Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di Psichiatria all’ospedale Fatebenefratelli di Milano –: pensare che gli stupratori siano per lo più emarginati, pregiudicati e stranieri è sbagliato. Sempre più spesso i colpevoli sono cosiddetti ‘bravi ragazzi’, appartengono alle nostre famiglie”.

Il web è solo uno strumento nuovo per ingannare e sopraffare le donne. “Questo ennesimo episodio di violenza – continua Mencacci – dimostra che la Rete è una ‘foresta di caccia’, in cui l’adescatore si camuffa per trovare una preda”. Il ripetersi delle aggressioni alle donne è un’emergenza da denunciare, per l’esperto, e “la distinzione tra ‘bravi ragazzi’ e non è un falso problema. Non dimentichiamo che oltre l’80 per cento delle violenze si verifica tra le mura domestiche, i rimanenti casi non sono quasi mai opera di cosiddetti ‘sbandati’, ma di ragazzi di buona famiglia. E non è certo un’attenuante. Sono giovani che crescono in un contesto apparentemente solido e invece sono privi di qualunque punto di riferimento morale. Anche per questo analfabeti emotivamente e incapaci di vivere la propria affettività. Per loro l’unico approccio possibile alle donne è la sopraffazione”. Un esempio del perverso legame tra i ragazzi violenti e le loro famiglie? “I fatti di Montalto di Castro, dove un’intera comunità si è schierata a favore degli stupratori”.

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