Secondo la Corte al genitore a cui viene negato il diritto di vedere un figlio va pagato il danno morale
Figli negati? Il coniuge cui vengono rese difficoltose le visite va risarcito per il mancato affetto. Lo rileva la Cassazione nell'accordare tremila euro di risarcimento ad un padre di Ravenna, A. T., la cui ex moglie aveva "pretestuosamente negato l'esercizio del diritto di visita" della figlia quattordicenne. Secondo piazza Cavour, oltre alla condanna prevista dall'art. 388 c.p. che punisce la mancata esecuzione dolosa del provvedimento del giudice, il coniuge cui viene negato questo diritto deve avere il risarcimento del danno morale per il "rapporto difficoltoso" con la prole.
Già la Corte d'appello di Bologna, nel dicembre 2007, aveva condannato la moglie, E. S., a quattro mesi di reclusione in base all'art. 388 c.p. e a risarcire l'ex marito con tremila euro per avere reso difficili i rapporti con la figlia. Inutilmente E. S. ha protestato in Cassazione, tentando di farsi annullare il risarcimento del danno che, a suo dire, avrebbe dovuto essere stabilito in sede civile. La Sesta sezione penale - sentenza 32562 - ha bocciato il ricorso della donna, che fra l'altro sosteneva che non era stato provato "il danno effettivo".
In particolare, gli 'ermellini' hanno evidenziato che è legittimo il risarcimento del danno visto che era stato "reso difficoltoso il rapporto" tra padre e figlio. E. S., oltre a risarcire l'ex marito, dovrà anche pagare le spese processuali da lui sostenute per il procedimento in Cassazione per una somma pari a duemila euro.
Già la Corte d'appello di Bologna, nel dicembre 2007, aveva condannato la moglie, E. S., a quattro mesi di reclusione in base all'art. 388 c.p. e a risarcire l'ex marito con tremila euro per avere reso difficili i rapporti con la figlia. Inutilmente E. S. ha protestato in Cassazione, tentando di farsi annullare il risarcimento del danno che, a suo dire, avrebbe dovuto essere stabilito in sede civile. La Sesta sezione penale - sentenza 32562 - ha bocciato il ricorso della donna, che fra l'altro sosteneva che non era stato provato "il danno effettivo".
In particolare, gli 'ermellini' hanno evidenziato che è legittimo il risarcimento del danno visto che era stato "reso difficoltoso il rapporto" tra padre e figlio. E. S., oltre a risarcire l'ex marito, dovrà anche pagare le spese processuali da lui sostenute per il procedimento in Cassazione per una somma pari a duemila euro.