Intercettazioni, chi è contrario al ddl "ammazza - stampa"

Cronaca
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Da Di Pietro a Bersani, da Dario Fo a Roberto Saviano, passando per l'Osce, il sindacato dei giornalisti e i magistrati antimafia: le critiche e i dubbi di chi pensa che il disegno di legge sia un attacco alle indagini e alla libertà di stampa

L'hanno battezzato il "Ddl della discordia": per il travagliatissimo iter parlamentare, per le numerose modifiche del testo, ma soprattutto per le dure reazioni di magistrati, politici, editori e intellettuali. Stando alle intenzioni dei suoi promotori, il disegno di legge sulle intercettazioni, approvato al Senato lo scorso 10 giugno 2010, avrebbe l'intenzione di tutelare la riservatezza delle persone limitando i flussi di notizie in uscita dalle procure italiane. In moltissimi, però, non la pensano così. Ecco una breve rassegna dei commenti di chi è contrario al ddl "ammazza-stampa".

“Saranno a rischio le indagini sulle nuove mafie”, Piero Grasso, Procuratore nazionale antimafia, 28 giugno 2010.

"E' una legge sbagliata e noi ci batteremo contro con qualunque mezzo e sistema”, Tom Mockridge, amministratore delegato di Sky Italia, 28 giugno 2010.

“Il ddl intercettazioni priva la magistratura di uno strumento fondamentale per le indagini, nega ai cittadini il diritto di avere giustizia e di essere informati, impone il bavaglio alla stampa e attenta persino alla libertà della Rete”, Antonio Di Pietro, presidente dell’Italia dei Valori, 28 giugno 2010.

"La legge sulle intercettazioni costituisce un gravissimo colpo alle indagini antimafia perché impedisce di scoprire molti reati che poi ci permettono di identificare l'attività mafiosa", Roberto Scarpinato, magistrato antimafia, 23 giugno 2010.

“Le intercettazioni sono state un pretesto per dare un attacco alle indagini e alla libertà d'informazione”, Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, 18 giugno 2010.

“La legge è buona, ma va migliorata”, Itao Bocchino parlamentare Pdl e presidente di Generazione Italia, 16 giugno 2010.

"Lo sapevate che con la legge bavaglio sarà il governo a decidere quali notizie pubblicare e quali no? Non lo sapevate? Adesso che lo sapete pensateci", appello di Dario Fo, Franca Valeri, Ilaria D’Amico, Ambra Angiolini e Oliviero Toscani, 16 giugno 2010.

“Sono preoccupata che il Senato abbia approvato una legge che potrebbe seriamente ostacolare il giornalismo investigativo in Italia”, Dunja Mijatovic, responsabile dell'Osce per la libertà dei media, 15 giugno 2010.

"Con questo decreto anche Dante è stato ridimensionato. Della Divina Commedia si dovrà fare un riassunto: nel mezzo del cammin di nostra vita… con la privacy la commedia è già finita", Roberto Benigni, 12 giugno 2010.


"La Legge bavaglio non è una legge che difende la privacy del cittadino, al contrario, è una legge che difende la privacy del potere", Roberto Saviano, 12 giugno 2010.

“Il ddl intercettazioni richiama, ahimè al luglio 1923. Come pesano le parole dell'allora capo del governo, Mussolini, quando ancora non aveva instaurato il regime e ai suoi ministri chiese un provvedimento sugli abusi a cui si abbandonano senza ritegno taluni organi della stampa italiana e ordinò di scrivere un decreto per prevenire e reprimere energicamente e immediatamente gli abusi e i delitti di talune pubblicazioni. Come non leggere, nell'ordine impartito dal capo del governo di oggi, Berlusconi, ai suoi senatori di votare questa legge mettendo fine a qualsiasi ulteriore riflessione? Certo non siamo al regime del successivo 1925 e credo che abbiamo gli anticorpi per non arrivarci, ma si sta cambiando l'ordine dei valori morali", Franco Siddi, segretario del sindacato dei giornalisti italiani, 12 giugno 2010.

"Non faremo passare questa aggressione vigliacca alla democrazia italiana. La nostra sarà vera disobbedienza" Giovanni Favia, consigliere regionale eletto in Emilia Romagna nel Movimento di Beppe Grillo, 10 giugno 2010.

"Le intercettazioni? Montalbano ne avrebbe detto tutto il male possibile. Per lui si tratta di una legge impossibile da concepire” Andrea Camilleri, 28 maggio 2010.

"Le intercettazioni sono strumenti essenziali per le indagini, non vorremmo mai che succedesse qualcosa che impedisse ai magistrati italiani di fare l’ottimo lavoro svolto finora", Lanny Breuer, sottosegretario Usa al Dipartimento di Giustizia con delega alla criminalità organizzata, 21 maggio 2010.

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