Se l'ordinaria emergenza permette di aggirare la legge

Cronaca
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I lavori alla Maddalena non sono che l'ultima bufera sulla Protezione civile. Da Franco Barberi, ai canadair, alla Missione Arcobaleno, alla gestione dei rifiuti: l'improbabile equlibrio tra interventi d'urgenza, discrezionalità di spesa e rigore

di Cristina Bassi

È un anomalo caso di deroga costante alle norme vigenti. La Protezione civile può, cioè, per legge, muoversi al di fuori delle regole. Proprio in virtù dell’ “emergenza” per la quale esiste e lavora. Sarà per questo motivo che fin troppo spesso “la più efficiente struttura dello Stato” finisce sotto accusa e i suoi dirigenti si ritrovano nelle inchieste di quei magistrati che alle leggi vigenti fanno riferimento? L’avviso di garanzia a Guido Bertolaso, l’ “uomo d’oro” di Berlusconi indagato per corruzione nell’ambito di un fascicolo sugli appalti per i lavori del mancato G8 alla Maddalena, è il più recente di una serie.

Esattamente di un anno fa è la notizia che lo stesso Bertolaso era finito nel registro degli indagati dell’inchiesta “Rompiballe” sulla gestione dell’emergenza rifiuti in Campania. Un fascicolo aperto con le accuse per vari funzionari pubblici di traffico illecito di rifiuti, falso ideologico e truffa ai danni dello Stato, per cui è stata rinviata a giudizio tra gli altri Marta Di Gennaro, ex braccio destro del capo della Protezione civile. Risale invece al marzo 2008 l’avviso di garanzia inviato a Bertolaso dalla procura di Catanzaro per l’alluvione del 3 luglio 2006 a Vibo Valentia in cui morirono quattro persone. L’accusa ipotizzò una sua responsabilità nel non aver avvisato la popolazione delle condizioni meteo che provocarono il disastro.

Ma il funzionario in t-shirt che il premier vuole ministro non è il primo a scivolare dalla posizione di numero uno del Dipartimento. Il suo predecessore, l’ex sottosegretario ed ex direttore dell’Agenzia di protezione civile Franco Barberi, ha avuto i suoi guai con la giustizia, penale e contabile. Vicende Argo, canadair, missione Arcobaleno, nomi sbiaditi nel passato seppur recente, ma che hanno un minimo comune denominatore: gli appalti. Gestiti fuori dalle regole delle assegnazioni pubbliche e conclusi con troppa discrezionalità e poca trasparenza. Almeno secondo i pm. A fine anni ’90 Barberi è coinvolto nello scandalo della missione Arcobaleno per gli aiuti ai profughi kosovari in Albania: il porcesso è ancora in corso a Bari e l'ex sottosegretario deve rispondere di associazione per delinquere e abuso di ufficio.
Nel 2000 due inchieste, una penale e una contabile, gli addebitano di aver affidato con trattativa privata l’appalto per la fornitura dei canadair usati per spegnere gli incedi a una società totalmente inefficiente. Un’inefficienza considerata la prima causa, oltre che dello sperpero di denaro pubblico, di due vittime dei roghi a Reggio Calabria nel 1998. È del 2002 infine l’indagine a suo carico della Corte dei conti del Lazio sull’acquisto e la cessione dell’appalto per la manutenzione di Argo, un sistema di telecomunicazioni di emergenza costato alla Protezione civile 100 miliardi di vecchie lire ma tecnicamente superato prima ancora che la trattativa si concludesse.

In realtà la natura stessa della Protezione civile le conferisce la possibilità, in caso di emergenza, di bypassare le lunghe trafile burocratiche e di saltare alcuni passaggi giuridici. In materia di assegnazione di opere pubbliche mediante gare d’appalto, scegliendo invece le aziende a discrezione del Dipartimento, ma non solo. La legge numero 225 del 1992 pone la Protezione civile alle dirette dipendenze della presidenza del Consiglio. La norma prevede, all’articolo 5, che se necessario il Consiglio dei ministri delibera lo stato di emergenza e continua: “Per l’attuazione degli interventi di emergenza si provvede anche a mezzo di ordinanze in deroga a ogni disposizione vigente e nel rispetto dei principi generali dell’ordinamento giuridico”. Carta bianca, insomma, nel varare leggi d’emergenza, almeno per fronteggiare terremoti, alluvioni e altre calamità naturali.

Il punto è che lo spazio di intervento della Protezione civile, che dispone di forze armate, forze di polizia, vigili del fuoco, guardie forestali, è stato ampliato negli anni successivi alla riforma. Nel 2001 viene introdotto un secondo ambito, quello dei “grandi eventi”. Così Bertolaso si trova a gestire i funerali di Papa Woijtyla, i Mondiali di nuoto, il G8. E proprio in questi giorni i poteri del Dipartimento si stanno ulteriormente allargando. Il 30 dicembre scorso viene pubblicato in Gazzetta ufficiale il decreto numero 195: “Disposizioni urgenti per la cessazione dello stato di emergenza in materia di rifiuti nella regione Campania, per l’avvio della fase post emergenziale nel territorio della regione Abruzzo ed altre disposizioni urgenti relative alla presidenza del Consiglio dei ministri e alla protezione civile” .

Si tratta della nascita della già famigerata Protezione civile spa. Il 9 febbraio il Senato ha dato il primo via libera al relativo decreto legge, passandolo all’esame della Camera. Il Dipartimento diventerà una società per azioni a capitale interamente pubblico e in capo alla presidenza del Consiglio, potrà assumere partecipazioni e detenere immobili. Niente più controlli dell’antitrust e della Corte dei conti sulle gare d’appalto. Ma la novità vera è un’altra. Alle calamità naturali e ai grandi eventi si aggiungono nella competenza della nuova Protezione civile (come spiega anche questa anticipazione di Left , che riporta il documento in pdf  e fa la conta delle leggi d’emergenza varate dal 2001 al 2009: 679) il rischio sanitario, gli interventi all’estero e le “emergenze socio-economico-ambientali”. Come dire: l’emergenza quotidiana.


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