Sembra ormai appurato che subito dopo l'esplosione c'è stata una sparatoria. Così il generale Camporini, Capo di Stato Maggiore della Difesa, sulla dinamica dell'attentato che ha provocato la morte dei 6 parà in missione in Afghanistan. Aperte 3 inchieste
Le indagini proseguono serrate, i carabinieri del Ros sono a Kabul per appurare i fatti, ma intanto le indiscrezioni continuano a trapelare sull'attentato costato la vita ai sei parà italiani. Uno dei dubbi resta quello dell'eventuale sparatoria che sarebbe seguita all'esplosione dell'autobomba che si è infilata fra i due Lince. Secondo un'informativa degli investigatori, i quattro militari superstiti si sarebbero ritrovati coinvolti in un conflitto a fuoco e si sarebbero difesi. Un rapporto attualmente nelle mani dei magistrati romani, il procuratore aggiunto Pietro Saviotti ed il sostituto Giancarlo Amato, che dovranno ricostruire la dinamica. Una conferma importante a questa ipotesi arriva dal generale Vincenzo Camporini, capo di stato maggiore della Difesa. "Abbiamo ricostruzioni non ancora coincidenti - ha spiegato il generale - ma lo scambio di armi da fuoco è appurato". Toccherà ora alle tre inchieste aperte dalla Procura di Roma, dalla magistratura afgana e quella tecnica del'Isaf, passare al setaccio tutte le informazioni. Fra queste, anche l'indiscrezione secondo la quale ci sarebbe un video, in cui si vedrebbero uomini armati avanzare verso i mezzi militari in fiamme. Testimoni afghani hanno raccontato che gli italiani hanno sì sparato, ma solo colpi in aria, per disperdere la gente e per evitare eventuali episodi di sciacallaggio.