Marinella Colombo lotta per rivedere i suoi due bambini che il Tribunale dei minori di Milano ha rimandato dal padre tedesco in Germania. “Ridate a Marinella i suoi bambini” chiedono in pazza i compagni di classe dei piccoli.
di Pamela Foti
Da una settimana non sa dove si trovino i suoi figli. Venerdì scorso i carabinieri, su esecuzione di un’ordinanza del Tribunale dei minori di Milano, sono andati a prendere a scuola Nicolò, 6 anni, e Leonardo, 10, per rimandarli in Germania, paese dove vive il padre.
“Non so dove siano” dice Marinella Colombo. “Ridate a Marinella i suoi bambini” chiedono a gran voce i compagni di classe dei piccoli che, accompagnati dai loro genitori, ieri sono scesi in piazza della Scala per manifestare la loro solidarietà a questa mamma.
Volantini e disegni davanti a Palazzo Marino realizzati dagli alunni della scuola di via Magreglio. I compagni di classe e gli amici di Nicolò e Leonardo indossano cartelloni con messaggi scritti con pastelli colorati: “Non vi dimenticate di noi. Noi non vi dimentichiamo”. Una bambina, invece, porta scritto il suo nome: “Giada, amica di Leonardo”. E proprio sotto Palazzo Marino campeggia un lungo striscione con il logo del sito internet www.figliliberi.it. A tutti i passanti è distribuito un adesivo sul quale si legge “Jugendamt. Nein Danke” . Jugendamt. No grazie.
Questo il nome dei servizi sociali tedeschi. Un istituto di protezione del minore, che Marinella accusa di abusi e prevaricazioni e che definisce piuttosto “un’istituzione che si sostituisce alla patria potestà dei genitori”. Tutto ha inizio nel 2006, quando Marinella che col marito Tobias vive in Germania avvia le pratiche di separazione. Si attiva subito lo Jugendamt. Inizia così un calvario fatto di funzionari, di “ripetuti interrogatori ai bambini, chiusi uno per volta in una stanza, perizie familiari della durata di alcuni mesi ciascuna. Verificano la sua idoneità di madre; le rimproverano di parlare italiano con i bambini – si legge nel documento redatto dal Comitato spontaneo per Marinella - La sofferenza più grande è stata stare a guardare cosa facevano ai miei figli, rinchiusi in una stanza con un estraneo, interrogati fino allo sfinimento, minacciati da un altro con urla e ricatti. Costantemente e sempre più spesso”.
La situazione peggiora quando la donna chiede al Tribunale ordinario di Monaco il trasferimento a Milano per motivi di lavoro. Si stabilisce che “il bene dei bambini è restare in Germania, ma è inimmaginabile dividerli dalla mamma”. Di fatto, “le hanno impedito di partire” fa notare il Comitato.
Marinella Colombo oggi è destinataria di un mandato di cattura firmato dalla magistratura tedesca per sottrazione di minori; un anno e mezzo fa ha lasciato Monaco ed è venuta a Milano portando con sé i suoi bambini.
Venerdì scorso la decisione del Tribunale di Milano. La donna va a prendere i piccoli a scuola e non li trova. Dopo qualche ora viene informata che sono stati portati in Germania.
"Non so come stanno - continua a ripetere - Sono sicura che chiedono di me e li tengono tranquilli promettendo che mi rivedranno presto. O, peggio ancora, li dicono di stare tranquilli altrimenti posso finire in prigione".
La sua battaglia personale ora è anche una battaglia politica. Marinella Colombo e il Comitato spontaneo nato attorno a questa vicenda chiedono "sostegno politico da parte del Parlamento italiano che, al pari di quanto già accaduto per esempio in Polonia o in Danimarca, inizi un’azione di contrasto nei confronti della pedissequa e “automatica” accettazione delle richieste di rimpatrio in Germania “ispirate” dallo Jugendamt".
Accanto a loro c'è il presidente del Ceed (Conseil Europeen enfants du divorce), Oliver Karrer, che ha esposto altri casi di "malagiustizia tedesca": un turco che solo dopo la mediazione politica ha potuto riabbracciare suo figlio o di una famiglia alla quale sarebbe stato impedito di trasferirsi in Danimarca con i loro 5 figli.
Da una settimana non sa dove si trovino i suoi figli. Venerdì scorso i carabinieri, su esecuzione di un’ordinanza del Tribunale dei minori di Milano, sono andati a prendere a scuola Nicolò, 6 anni, e Leonardo, 10, per rimandarli in Germania, paese dove vive il padre.
“Non so dove siano” dice Marinella Colombo. “Ridate a Marinella i suoi bambini” chiedono a gran voce i compagni di classe dei piccoli che, accompagnati dai loro genitori, ieri sono scesi in piazza della Scala per manifestare la loro solidarietà a questa mamma.
Volantini e disegni davanti a Palazzo Marino realizzati dagli alunni della scuola di via Magreglio. I compagni di classe e gli amici di Nicolò e Leonardo indossano cartelloni con messaggi scritti con pastelli colorati: “Non vi dimenticate di noi. Noi non vi dimentichiamo”. Una bambina, invece, porta scritto il suo nome: “Giada, amica di Leonardo”. E proprio sotto Palazzo Marino campeggia un lungo striscione con il logo del sito internet www.figliliberi.it. A tutti i passanti è distribuito un adesivo sul quale si legge “Jugendamt. Nein Danke” . Jugendamt. No grazie.
Questo il nome dei servizi sociali tedeschi. Un istituto di protezione del minore, che Marinella accusa di abusi e prevaricazioni e che definisce piuttosto “un’istituzione che si sostituisce alla patria potestà dei genitori”. Tutto ha inizio nel 2006, quando Marinella che col marito Tobias vive in Germania avvia le pratiche di separazione. Si attiva subito lo Jugendamt. Inizia così un calvario fatto di funzionari, di “ripetuti interrogatori ai bambini, chiusi uno per volta in una stanza, perizie familiari della durata di alcuni mesi ciascuna. Verificano la sua idoneità di madre; le rimproverano di parlare italiano con i bambini – si legge nel documento redatto dal Comitato spontaneo per Marinella - La sofferenza più grande è stata stare a guardare cosa facevano ai miei figli, rinchiusi in una stanza con un estraneo, interrogati fino allo sfinimento, minacciati da un altro con urla e ricatti. Costantemente e sempre più spesso”.
La situazione peggiora quando la donna chiede al Tribunale ordinario di Monaco il trasferimento a Milano per motivi di lavoro. Si stabilisce che “il bene dei bambini è restare in Germania, ma è inimmaginabile dividerli dalla mamma”. Di fatto, “le hanno impedito di partire” fa notare il Comitato.
Marinella Colombo oggi è destinataria di un mandato di cattura firmato dalla magistratura tedesca per sottrazione di minori; un anno e mezzo fa ha lasciato Monaco ed è venuta a Milano portando con sé i suoi bambini.
Venerdì scorso la decisione del Tribunale di Milano. La donna va a prendere i piccoli a scuola e non li trova. Dopo qualche ora viene informata che sono stati portati in Germania.
"Non so come stanno - continua a ripetere - Sono sicura che chiedono di me e li tengono tranquilli promettendo che mi rivedranno presto. O, peggio ancora, li dicono di stare tranquilli altrimenti posso finire in prigione".
La sua battaglia personale ora è anche una battaglia politica. Marinella Colombo e il Comitato spontaneo nato attorno a questa vicenda chiedono "sostegno politico da parte del Parlamento italiano che, al pari di quanto già accaduto per esempio in Polonia o in Danimarca, inizi un’azione di contrasto nei confronti della pedissequa e “automatica” accettazione delle richieste di rimpatrio in Germania “ispirate” dallo Jugendamt".
Accanto a loro c'è il presidente del Ceed (Conseil Europeen enfants du divorce), Oliver Karrer, che ha esposto altri casi di "malagiustizia tedesca": un turco che solo dopo la mediazione politica ha potuto riabbracciare suo figlio o di una famiglia alla quale sarebbe stato impedito di trasferirsi in Danimarca con i loro 5 figli.