Cassazione: Nuovo processo per Eluana. Due le condizioni stabilite per staccare il sondino che la tiene in vita
“Il giudice può autorizzare la disattivazione” delle macchine, afferma la Corte, ma solo in presenza di due circostanze concorrenti: che sia provata come irreversibile la condizione di stato vegetativo e che sia accertato che il convincimento etico di Eluana avrebbe portato a tale decisione se lei fosse stata in grado di scegliere di non continuare il trattamento.
La Cassazione: Due le condizioni per staccare il sondino - “Escluso - si legge nella nota della Cassazione - che l’idratazione e l’alimentazione artificiali con sondino nasogastrico costituiscano, in sé, oggettivamente una forma di accanimento terapeutico, pur essendo indubbiamente un trattamento sanitario” la Suprema Corte ha deciso che “il giudice può, su istanza del tutore, autorizzarne l’interruzione soltanto, dovendo altrimenti prevalere il diritto alla vita, in presenza di due circostanze concorrenti:
a) la condizione di stato vegetativo del paziente sia apprezzata clinicamente come irreversibile, senza alcuna sia pur minima possibilità, secondo standard scientifici internazionalmente riconosciuti, di recupero della coscienza e della capacità di percezione;
b) sia univocamente accertato, sulla base di elementi tratti dal vissuto del paziente, dalla sua personalità e dai suoi convincimenti etici, religiosi, culturali e filosofici che ne orientavano i comportamenti e le decisioni che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento”.
Cassazione: Rifiuto terapia non è eutanasia – “Il rifiuto delle terapie medico chirurgiche, anche quando conduce alla morte, non può essere scambiato per un’ipotesi di eutanasia, ossia per un comportamento che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte, esprimendo piuttosto tale rifiuto un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale”. Ecco quanto sottolineato dalla Cassazione nell’unico passaggio nel quale compare il termine eutanasia. Con riferimento alla responsabilità del medico per omessa cura “occorre ribadire che essa sussiste solo se esiste per il sanitario l’obbligo giuridico di praticare o continuare la terapia e cessa quando tale obbligo viene meno. E l’obbligo, fondandosi sul consenso del malato, cessa (insorgendo il dovere giuridico del medico di rispettare la volontà del paziente contraria alle cure) quando il consenso viene meno in seguito al rifiuto delle terapie da parte di costui”.
Mina Welby – “La decisione della Corte di Cassazione sul caso di Eluana, rappresenta una nuova importante vittoria nella battaglia per riaffermare la volontà di chi non è più capace di esprimersi e lo fa attraverso un tutore che in questo caso è il padre della giovane”. Sono queste le parole di Mina Welby, moglie di Piergiorgio, che per anni è stata al fianco del marito malato di distrofia muscolare.
Mina Welby, inoltre, lancia un messaggio di sostegno al padre di Eluana Beppino Englaro: “Con la decisione di questa mattina, non si conclude questa vicenda. Ai parenti, al padre di Eluana toccherà affrontare un nuovo processo che non risparmierà dolori e sofferenze: mi auguro che si faccia presto”.
Eluana - Un tragico incidente stradale. Una giovane ridotta in stato vegetativo. Un papà che non rinuncia alla sua battaglia. E montagne di carta bollata. C’ è questo e molto altro ancora, soprattutto dolore e disperazione, nella storia di Eluana Englaro, iniziata con lo schianto in auto il 18 gennaio 1992.
La Cassazione: Due le condizioni per staccare il sondino - “Escluso - si legge nella nota della Cassazione - che l’idratazione e l’alimentazione artificiali con sondino nasogastrico costituiscano, in sé, oggettivamente una forma di accanimento terapeutico, pur essendo indubbiamente un trattamento sanitario” la Suprema Corte ha deciso che “il giudice può, su istanza del tutore, autorizzarne l’interruzione soltanto, dovendo altrimenti prevalere il diritto alla vita, in presenza di due circostanze concorrenti:
a) la condizione di stato vegetativo del paziente sia apprezzata clinicamente come irreversibile, senza alcuna sia pur minima possibilità, secondo standard scientifici internazionalmente riconosciuti, di recupero della coscienza e della capacità di percezione;
b) sia univocamente accertato, sulla base di elementi tratti dal vissuto del paziente, dalla sua personalità e dai suoi convincimenti etici, religiosi, culturali e filosofici che ne orientavano i comportamenti e le decisioni che questi, se cosciente, non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento”.
Cassazione: Rifiuto terapia non è eutanasia – “Il rifiuto delle terapie medico chirurgiche, anche quando conduce alla morte, non può essere scambiato per un’ipotesi di eutanasia, ossia per un comportamento che intende abbreviare la vita, causando positivamente la morte, esprimendo piuttosto tale rifiuto un atteggiamento di scelta, da parte del malato, che la malattia segua il suo corso naturale”. Ecco quanto sottolineato dalla Cassazione nell’unico passaggio nel quale compare il termine eutanasia. Con riferimento alla responsabilità del medico per omessa cura “occorre ribadire che essa sussiste solo se esiste per il sanitario l’obbligo giuridico di praticare o continuare la terapia e cessa quando tale obbligo viene meno. E l’obbligo, fondandosi sul consenso del malato, cessa (insorgendo il dovere giuridico del medico di rispettare la volontà del paziente contraria alle cure) quando il consenso viene meno in seguito al rifiuto delle terapie da parte di costui”.
Mina Welby – “La decisione della Corte di Cassazione sul caso di Eluana, rappresenta una nuova importante vittoria nella battaglia per riaffermare la volontà di chi non è più capace di esprimersi e lo fa attraverso un tutore che in questo caso è il padre della giovane”. Sono queste le parole di Mina Welby, moglie di Piergiorgio, che per anni è stata al fianco del marito malato di distrofia muscolare.
Mina Welby, inoltre, lancia un messaggio di sostegno al padre di Eluana Beppino Englaro: “Con la decisione di questa mattina, non si conclude questa vicenda. Ai parenti, al padre di Eluana toccherà affrontare un nuovo processo che non risparmierà dolori e sofferenze: mi auguro che si faccia presto”.
Eluana - Un tragico incidente stradale. Una giovane ridotta in stato vegetativo. Un papà che non rinuncia alla sua battaglia. E montagne di carta bollata. C’ è questo e molto altro ancora, soprattutto dolore e disperazione, nella storia di Eluana Englaro, iniziata con lo schianto in auto il 18 gennaio 1992.