Studio, superbatterio "Conan" più resistente alle radiazioni

Sardegna

Cagliari, sopravvive in condizioni estreme e si auto protegge

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(ANSA) - CAGLIARI, 16 NOV - Uno studio degli specialisti dell'Università di Cagliari, Dario Piano e Domenica Farci, sul superbatterio "Conan", la forma di vita più resistente alle radiazioni, capace di eliminare scorie radioattive utile per le nanotecnologie e produzione di antibiotici, è stato pubblicato dalla rivista Pnas: svelati nello studio "dettagli senza precedenti". Il duo di docenti nel dipartimento di Scienze della vita e dell'ambiente, facoltà di Biologia e farmacia, da oltre un decennio si occupa del Deinococcus radiodurans, volgarmente battezzato Conan. Ma è recente la ricerca focalizzata sull'involucro cellulare del batterio. Conan resiste a dosi di radiazioni quindicimila volte superiori a quelle sufficienti a uccidere un uomo ed è stato inserito nel Guinness dei primati.
    "Tra addetti ai lavori preferiamo chiamarlo Dra. È stato scoperto nel 1956 durante gli esperimenti per la sterilizzazione del cibo in scatola con i raggi gamma. Dopo averlo isolato - spiega il prof. Piano - è emersa la sua capacità di resistere a dosi di radiazioni gamma fino a quindicimila volte superiori a quelle sufficienti a uccidere un uomo. Altre sperimentazioni hanno successivamente evidenziato che resiste a congelamento, essicazione, fluttuazioni di temperatura. Nel 2015 un esperimento compiuto a bordo della stazione spaziale internazionale, ha dimostrato che il Deinococcus radiodurans è stato in grado di sopravvivere per un anno anche fuori dalla stazione orbitante". Un batterio invincibile o quasi. "È sorprendente - spiega la professoressa Farci - anche la sua capacità di autoprotezione e di rapida riparazione del Dna. Per alcuni scienziati russi e americani la sua evoluzione potrebbe avere avuto luogo su Marte per poi diffondersi sulla Terra dopo un impatto meteorico. Ma potrebbe essere vero il contrario: un batterio terrestre potenzialmente in grado di migrare nell'universo portando la vita su altri pianeti". La ricerca è stata finanziata dal National science center (Polonia) e realizzata in collaborazione con la Warsaw University of Life Sciences, Central european institute of technology Masaryk University (Repubblica Ceca) e Umea University (Svezia). (ANSA).
   

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