Proteste a Monte Urpinu. Asl replica, sono le regole europee
Nuovo presidio oggi davanti al parco di Monte Urpinu, il polmone verde di Cagliari, per difendere pavoni e altri uccelli dall'abbattimento dopo la scoperta di alcuni casi di aviaria. La Lav, Lega italiana antivivisezione, era presente al sit-in di questa mattina: annunciata battaglia legale per fermare lo stamping out (la soppressione) di tutti i volatili che gravitano intorno alle voliere sistemate nella zona più vicina all'ingresso di via Leo. "Chiediamo - spiega all'ANSA Roberto Corona, referente Lav per la provincia di Cagliari - la sospensione degli abbattimenti. A Campi Bisenzio la procedura adottata è stata quella dell'isolamento con monitoraggio dello stato di salute: si può adottare anche in questo caso". Protesta a oltranza, annuncia: "Almeno sino a quando non ci ci saranno proposte delle alternative".
La Asl di Cagliari, però, spiega: obbligati a intervenire, l'aviaria è considerata dall'Ue ad alta patogenicità. E il regolamento richiede l'adozione immediata di misure di eradicazione. "Pur ribadendo che il rischio per l'uomo è estremamente basso - precisa il direttore della Struttura complessa di sanità animale, Mario Ignazio Lai - e che soprattutto il virus non si trasmette attraverso il consumo di carni di pollame e uova, in caso di focolai negli uccelli tenuti in cattività o nel pollame il servizio veterinario della Asl agirà tempestivamente anche per altri eventuali casi che si possono presentare sul territorio di competenza con misure di controllo diretto per evitare un ulteriore diffusione di questo virus particolarmente contagioso per i volatili domestici e selvatici".
L'origine dell'infezione è probabilmente riferibile al fenomeno delle migrazioni invernali degli uccelli, in particolare anatidi selvatici, dalle fredde zone del Nord, che possono fungere da portatori asintomatici. "E' prevedibile immaginare un germano apparentemente sano, portatore di virus, che arriva a Cagliari dopo un lungo viaggio, si ferma nel laghetto di un parco dove riposa per qualche ora, disseminando il virus con le feci e contaminando l'ambiente, per poi riprendere la migrazione verso zone più temperate. E' presumibile - dice l'azienda sanitaria - che questo meccanismo abbia innescato la malattia nel Parco di Monte Urpinu, determinando la morte degli animali delle specie recettive, soprattutto avicoli domestici".