Chiesto incontro capigruppo Consiglio, pronto un documento
Sono attese circa 2mila persone alla manifestazione dei pastori che arriveranno da tutta la Sardegna a Cagliari, davanti al Consiglio regionale in via Roma, giovedì alle 11, per denunciare tutte le difficoltà del comparto nell'Isola. A bordo di auto private e di una decina di autobus, gli allevatori saranno nel capoluogo per una "rivendicazione non volta solo all'ovicaprino, ma di tutti". È stato anche richiesto un incontro con i capigruppo dell'Assemblea. "I politici sardi devono assumersi le loro responsabilità - spiegano i pastori - Giovedì saremo sotto al Consiglio per esprimere tutto il nostro malcontento e cercare delle soluzioni. Presenteremo loro un documento, per poi inviarlo anche al ministero e alla Commissione Europea per l'Agricoltura, in modo tale che tutti siano a conoscenza del disastro fatto".
"Noi lasceremo le nostre compagne, spostandoci da tutta la Sardegna per arrivare di fronte al Palazzo e gridare a gran voce tutto quello che stiamo subendo. Il nostro - attaccano - è un settore ridotto allo stremo da una politica dormiente, o peggio assente, una politica che avrebbe dovuto tutelarci come lavoratori e come cittadini. Confidiamo nel raggiungimento di una o più soluzioni, utili a farci sopravvivere, perchè non siamo assistiti come si è cercato talune volte di dipingerci, noi siamo custodi del territorio, persone che hanno investito anima e corpo nel proprio lavoro. Vogliamo produrre e migliorare la nostra economia, non cerchiamo assistenzialismo".
Oltre ai rincari delle materie prime, energia e carburanti, i pastori lamentano la questione degli aiuti al settore agropastorale con la nuova Politica agricola comune (Pac) 2023-2027 che esclude il comparto ovicaprino dall'ecoschema 1 livello 2, ma anche la mancata convergenza dei pagamenti diretti. A questo si aggiunge la "beffa" sulle risorse del Psr, dove la Sardegna incasserà 115 milioni di euro in meno rispetto alla precedente programmazione, con la quasi totale esclusione dell'ovicaprino, per il quale sono stati destinati "solo 11 milioni di euro (poco più di 1 euro a capo)", dai fondi per la crisi derivante dalla guerra tra Ucraina e Russia.