Pubblicato lavoro di Roberto Pili sugli sbarchi in Sardegna
(ANSA) - CAGLIARI, 28 LUG - Le navi che arrivavano a Cagliari. Piene di uomini, donne, bambini salvati pochi giorni prima dalle onde del mare tra le coste dell'Africa e quella della Sicilia. Sguardi che con molta semplicità e trasparenza raccontavano tutto: l'orrore alle spalle e la speranza per un futuro migliore. Negli occhi soprattutto l'incertezza dell'ignoto, di una vita nuova, in una terra che non avevano mai sentito nominare prima, Sardegna. Qualcuno ha raccolto quelle espressioni, quelle facce tristi pronte ad aprirsi in un sorriso, quei "dove siamo" stampati sul volto. Lo ha fatto il fotorepoter e videomaker Roberto Pili con il suo libro "Anime Migranti" pubblicato da Nootempo X Books.
Un'opera in pieno stile street photography che documenta e scava nel profondo di volti, cercando di cogliere delle storie. Con occhio pronto e sincero, senza effetti a buon mercato, strumentalizzazioni inutili o finto buonismo. "Un viaggio tra scatti- si legge nella presentazione- e riflessioni sul tema della migrazione e di chi intraprende questo lungo cammino fuggendo da guerre, da fame e da condizioni economiche disastrose spesso create da decenni di sfruttamento da parte del mondo globalizzato".
Sessantatré pagine, volume già disponibile su Amazon books.
Primo sbarco nell'estate del 2012. "Era la nave Audacia della Tirrenia - racconta Pili all'ANSA - la prima immagine è stata quella di un padre che usciva dalla nave guardandosi intorno. In mano aveva una culla, piena di vestitini. Poi la bambina in braccio alla madre, sguardi spaesati. Una sensazione strana: vedevi persone che non capivano, che avevano davanti l'ignoto".
Un altro sbarco che torna alla memoria due anni più tardi: "Mi ricordo una ragazza scalza con i piedi distrutti- racconta- e la faccia stravolta. Però all'improvviso mi saluta con il sorriso: per loro anche noi, lì per lavoro, eravamo la salvezza".
Speranza e tragedia: "Ricordo- conclude Pili- anche i carri funebri al porto canale di Cagliari che aspettavano le salme".
Prima del libro, c'era stata la mostra al Ghetto di Cagliari, con tanto di premio. "Restiamo così in superficie - scrive la giornalista Bettina Camedda nell'introduzione - come se più nulla di quanto accade al di fuori di noi ci turbasse. Con questa raccolta di scatti suggestivi in bianco e nero, il fotoreporter e street-photographer Roberto Pili, invita a riprenderci il nostro tempo, le nostre emozioni, e a compiere un viaggio. E lo fa con una delicatezza di fondo che è quasi carezza". (ANSA).