La coppia con sei statuette, 'siamo contro il pensiero unico'
Lo scenografo Dante Ferretti, classe 1943, tre Oscar e dieci nomination, e Francesca Lo Schiavo, sua moglie, altrettanti Oscar e candidature, sono di fatto una coppia da record che al Filming Italy Sardegna Festival dimostra ancora una volta che si può essere grandi e semplici allo stesso tempo. Intervistarli è un piacere perché, tra l'altro, non manca loro certo lo spirito.
Cosa è cambiato ad Hollywood? "Sono un po' perplessa - risponde Francesca Lo Schiavo - per quello che sta accadendo, perché certe cose dovrebbero essere scontate in un mestiere artistico come il nostro. Perché allora sottolineare così, anche con violenza, le disparità di etnia e orientamenti sessuali?
Sono diffidente nei confronti di questa nuova tendenza secondo cui quando si fa un film devi mettere nella storia un uomo di colore e uno di diverso orientamento sessuale. Una cosa quest'ultima che sta diventando troppo vincolante. Basti pensare all'enorme statua di un Oscar che l'Academy ha messo in testa al gay pride al Los Angeles. Trovo tutto questo esagerato. L'importante è scrivere belle storie".
Il film più importante? "Il primo fatto con Pasolini, ovvero il VANGELO SECONDO MATTEO. Ricordo di aver scelto io tanti luoghi dove girare tra i sassi di Matera, compreso quello della crocifissione di Gesù". E ancora Ferretti su Pasolini: "Era un poeta, uno scrittore, un genio e conosceva le persone molto bene. È stato trattato male perché omosessuale ora è stato riscoperto da tutti come artista. Devo tutto a lui".
Nostalgia del passato? "No, affatto - dice Lo Schiavo -: siamo contenti di aver avuto tante occasioni che oggi è difficile avere. A parte Sorrentino, Garrone e pochissimi altri registi hanno interesse a creare storie che prendono vita anche grazie ad ambienti che aiutano a rendere credibile la recitazione degli attori".