Economia dell'Isola in ripresa ma ancora troppi gap e fragilità

Sardegna
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Crenos, più occupazione ma pochi laureati, 61% turismo sommerso

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di Fabrizio Fois

L'economia della Sardegna è in ripresa, dopo due anni di Covid, anche se fortemente caratterizzata dall'incertezza dovuta al conflitto in Ucraina.
    Se da un lato è ripartito l'export con 5,5 miliardi di euro e +63,4% rispetto al 2020 - trainato però dai prodotti petroliferi (+75%), dal settore metallurgico (+23%) e dal settore lattiero caseario (+26%) - e cresce occupazione - più per i settori che hanno avuto maggiori riflessi dalla crisi pandemica, meno da quello industriale - si rileva ancora una fragilità del sistema dell'Isola. LA Sardegna, infatti, è specializzata nella ricettività turistica e nel settore del commercio, attività particolarmente colpite dalle limitazioni delle attività degli anni passati e dal calo della domanda. A questo si aggiunge la spinta - mai sopita - verso la decrescita e l'invecchiamento della popolazione e il persistente ritardo della Sardegna sul capitale umano, ricerca e sviluppo. La fotografia è stata scattata dal Crenos (Centro ricerche economiche delle Università di Cagliari e Sassari) nel 29/o Rapporto sull'Economia della Sardegna.
    L'Isola si allontana dalle regioni d'Europa più dinamiche dal punto di vista economico: nel 2020 il PIL per abitante è il 68% della media dell'Unione, e la Sardegna è 182esima su 242 regioni dell'Unione (media italiana: 94% della media europea). Anche quando è calcolato in volume, il calo del PIL nel 2020 è forte: -9,6%, il terzo peggiore in Italia dopo Toscana e Veneto. Rimane dunque inalterato il profondo divario di reddito con le regioni settentrionali: nel 2020 in Sardegna il PIL è pari a 18.852 euro per abitante, contro i 31.097 delle regioni del Centro-Nord.
    Le incertezze dello scenario economico non hanno intaccato, però, lo stock delle imprese attive che nel 2021 sono 145.025, quasi 900 in più rispetto all'anno precedente. L'elevata densità delle attività produttive rispetto alla popolazione (91,5 imprese ogni mille abitanti), è maggiore in Sardegna rispetto alle altre aree del Paese grazie alla ridotta scala dimensionale (in media vi sono 2,9 addetti per impresa) e conseguente massiccia presenza di microimprese: queste sono oltre il 96% del totale e assorbono quasi il 62% del totale degli addetti (è il 39% nel Centro-Nord). Emergono il comparto agricolo (24% del totale delle imprese) e i settori collegati al turismo (9%).
    Quest'ultimo settore drena anche buona parte della nuova occupazione, seppure stagionale, ma deve fare i conti con la concorrenza sleale data dal 61% di sommerso stimato per le presenze italiane che alloggiano in strutture non classificate.
    E proprio sul fronte lavorativo nel 2021 arriva il rimbalzo dell'occupazione in Sardegna che recupera infatti circa un terzo dei 30 mila occupati in meno registrati nel 2020. Aumenta al 46,6% anche la partecipazione al mercato del lavoro: si riducono di 24mila unità gli inattivi e cresce il numero di chi, anche se non ha un impiego, lo cerca attivamente.
    Ma l'analisi della dinamica demografica conferma le criticità strutturali che caratterizzano la Sardegna: nel 2020 si ha il nuovo minimo storico nel numero dei nati (8.262) e il tasso di natalità scende a 5,2 nati ogni mille abitanti (è pari a 9,1 nell'Unione Europea).
    Per quanto riguarda il capitale umano, nel 2020 la Sardegna registra solo 25,1% di giovani laureati (lontano dall'obiettivo del 40% per il 2020), l'abbandono scolastico è pari al 12% rispetto all'8% dell'UE27 e il 19,3% di giovani è classificato come NEET rispetto all'11,1% della media europea.
    Nel 2019 gli investimenti in ricerca e sviluppo sono poco più di un quarto della media UE27, con un apporto ridotto di risorse private nella ricerca (l'ultima regione in Italia con il 17%).

MOLA, PROBLEMA DEL CAPITALE UMANO E' SERIO - "Quello di quest'anno del Crenos è un rapporto che racconta la transizione. Spopolamento e denatalità sono problemi molto gravi indicati nell'analisi. Ma il problema più serio è quello posto sul capitale umano". Lo ha evidenziato Francesco Mola, Rettore dell'ateneo del capoluogo sardo alla presentazione del 29/ rapporto sull'Economia della Sardegna. "Nei periodi di crisi aumenta il divario di genere, specie il gap di salario - ha aggiunto - La lezione della pandemia ha mostrato quanto è importante avere un sistema pubblico forte, soprattutto sulla sanità. Non c'è soltanto la rinuncia alle cure, ma anche la migrazione sanitaria verso le regioni del Nord. Le sfide sono tante: anche il capitale umano che noi formiamo rischia di andarsene".

La direttrice del Crenos Anna Maria Pinna ha evidenziato la "stretta collaborazione" che si realizza nel Centro che vede i ricercatori dei due atenei sardi di Sassari e Cagliari lavorare insieme, mentre Giorgio Garau, docente dell'Università di Sassari, ha portato i saluti del Rettore dell'Università di Sassari Gavino Mariotti, e a suo nome ha sottolineato l'importanza dell'annuale appuntamento con il rapporto "per l'accuratezza delle analisi in esso contenute"
   

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