Coldiretti: aumenti sul grano spingono rincari pasta e pane

Sardegna

Allarme per raddoppio costi semine e campi allagati

Raddoppiano i costi delle semine per gli agricoltori che non hanno goduto di neppure un centesimo per gli aumenti stellari del grano destinato a pasta e pane raddoppiati per effetto di rincari di oltre il 50% per il gasolio necessario alle lavorazioni dei terreni. Ma ad aumentare sono pure i costi dei mezzi agricoli, dei fitosanitari e dei fertilizzanti che arrivano anche a triplicare. . E' il paradosso che stanno vivendo i cerealicoltori che oltretutto in Sardegna sono fermati nei lavori di semina dalle continue piogge degli ultimi due mesi che non permettono ai trattori di poter entrare nei campi allagati.

"Il costo dell'urea - spiega Paolo Floris, vice presidente provinciale di Coldiretti Cagliari - è cresciuto in un anno di circa il 165%, da 37 - 38 euro a 100 - 105 euro, cosi come il costo dell'adblue è quadruplicato. Sono costi insostenibili che dobbiamo tra l'altro anticipare per poi avere una remunerazione del grano sotto i costi di produzione che arriva anche dopo mesi dalla vendita. E' un sistema insostenibile".

"Gli aumenti impazziti dei prezzi stanno creando un corto circuito per le aziende agricole che puntualmente pagano le crisi e vengono estromessi dagli utili che non si sa quest'anno dove si siano fermati visto che anche il consumatore finale risente di questi aumenti - evidenzia il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -. Per fermare le speculazioni ribadiamo la necessità degli accordi di filiera che garantiscano equilibrio".

Il duro italiano - sottolinea Coldiretti - è pagato agli agricoltori nazionali meno di quello proveniente dall'estero che pesa per il 40% sulla produzione di pasta. La produzione importata in Italia, soprattutto dal Canada, è ottenuta peraltro con l'uso del diserbante chimico glifosato in preraccolta, vietato in Italia. Una anomalia che ha spinto il record degli acquisti di pasta con grano 100% italiano. Ci sono insomma le condizioni per incrementare la produzione di grano duro che in sedici anni ha perso oltre l'80% della superficie.

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