Covid: in 500 in piazza a Cagliari "subito le riaperture"

Sardegna
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Presidio magliette bianche, "Siamo stanchi di non lavorare"

In piazza nonostante la pioggia. E per molti di loro, anche dopo duecento-trecento chilometri di strada. Per protestare a Cagliari contro la chiusura di negozi, bar, ristoranti c'è chi è arrivato anche da Castelsardo. Come un imprenditore che si è presentato sul palco con un cappio al collo.

"Scusate la brutalità - ha detto ai microfoni - ma è il modo più appropriato per dire che queste restrizioni non possono andare avanti. E noi così non ce la facciamo più". Anche lui, come tanti dei circa 500 che si sono presentati all'appuntamento di piazza dei Centomila lanciato anche sui social da un comitato spontaneo, indossava una maglietta bianca. Sulla schiena una scritta: "È facile per chi ha lo stipendio sicuro dire agli altri di stare a casa".

Tra i partecipanti spunta anche il copricapo da chef. In simbolica rappresentante di una delle categorie più colpite, i ristoranti. Appoggiato al muro dietro il palco un cartello che è un po' io manifesto della protesta: "Basta chiusure, basta impedire alla Sardegna di rinascere: il lavoro è un diritto anche per i sardi".

Niente bandiere di partiti o sindacati, nelle prime file soltanto un vessillo dei Quattro mori. Non solo bar e ristoranti. Chiamato a dire la sua anche un bambino: "Stavo iniziando a praticare sport, ma ora devo stare a casa: hanno bloccato tutto". Dal mondo delle palestre un grido di allarme: "Rischiamo tutti di chiudere: alcuni hanno deciso di non aprire più". "Il paradosso - ha detto Fabio Macció, uno dei promotori - è che nelle scuole calcio dicono ai bambini, dopo il gol, di non abbracciarsi". Da una parrucchiera di Quartu una accorato invito: "Ho tirato su la mia attività da sola, senza mezzo debito. Non voglio avere debiti, voglio solo lavorare. Siamo stanchi: lunedì dobbiamo aprire le serrande".
   

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