Un rifugio a Punta Giglio, sfida al turismo sostenibile

Sardegna

7 stanze in vecchia batteria militare, ambientalisti all'attacco

DI GIAN MARIO SIAS

A Punta Giglio, nel Parco di Porto Conte, ad Alghero, la natura accoglie amanti di trekking, bici e passeggiate. Per la cooperativa chiamata non a caso "Quinto elemento", lì anche l'uomo si integra bene. L'idea ha ispirato la partecipazione al bando del 2017 del Demanio statale per rigenerare la vecchia batteria militare che sovrasta l'area e farne un "Rifugio di mare", nome del progetto che ha vinto la gara per iniziative di turismo lento. Sarà una foresteria con 7 stanze e 20 posti letto, la vecchia cisterna una vasca ludica, fattispecie di piscina prevista dalle norme e non sinonimo per aggirarle: poco più alta di un metro, non necessita di pavimentazioni inidonee all'area né di bagnino. L'area ristoro valorizzerà le eccellenze locali.

Sarà una struttura per chi già visiterebbe l'area: sportivi e amanti della natura. D'accordo col Parco, ospiterà un percorso museale naturalistico e uno storico, grazie al restauro dei resti del secondo conflitto mondiale. Non è un resort di lusso, ma il Comitato per Punta Giglio la pensa diversamente. Ispirato da associazioni ambientaliste come il Gruppo di intervento giuridico, osteggia l'iniziativa - forse - fuori tempo massimo: bando del 2017, trafila autorizzativa completata nel 2020, l'ostilità è emersa con l'accantieramento dei lavori, il mese scorso.

"Tra non fare nulla e la speculazione c'è lo sviluppo sostenibile", dice Doris Zaccaria, ravennate trapiantata a Milano prima di scegliere Alghero, cofondatrice della coop e ispiratrice del progetto. Ma i critici preferirebbero che non si facesse nulla: per rispetto di piante e animali o per paura che le carte non dicano tutto. La protesta è tardiva ma aspra: è stata interessata la Procura di Sassari, presto toccherà al Tar. Ogni documento è stato spulciato, le norme esaminate, le parole degli enti coinvolti - tra chi ha dato l'ok e chi non ha battuto ciglio - lette come artifici lessicali. "Consentono un resort nell'area protetta", affermano col timore che si privatizzi quel gioiello grezzo. Tra informazioni contrastanti e distanze acuite dai social, la querelle non è sul progetto, di cui molti sanno poco, ma sul modo in cui si è venuti a conoscerlo.

"È passato sotto traccia", è la protesta. "Bando pubblico e partecipato", replica la cooperativa, vincitrice tra 26 proposte provenienti da più parti, anche dagli Usa, ma non la Sardegna. Nell'ultima assemblea del Parco il direttore Mariano Mariani ha detto che lo Stato starebbe vendendo il faro di Capo Caccia. "Dobbiamo opporci con ogni forza", tuona l'opposizione, chiedendo di "sdemanializzarlo e metterlo a disposizione del Parco". Punta Giglio non è una privatizzazione, ma un affidamento in gestione per nove anni più nove eventuali, ma - a voler trovare una falla nel via libera al Rifugio - il riferimento è utile se si torna al 2017: perché nessuno contestò il bando? Ben venga un Rifugio che valorizza un bene fatiscente, ma non è tardi per chiedere a enti e istituzioni che certe scelte siano partecipate.

DA REGIONE STOP A LAVORI PER 20 GIORNI - Venti giorni di stop per verificare se i lavori per il "Rifugio di mare" a Punta Giglio siano compatibili con i periodi di riproduzione delle specie faunistiche presenti. L'ha deciso il Servizio valutazione impatti e incidenze ambientali dell'assessorato regionale dell'Ambiente alla luce delle osservazioni del Servizio coordinamento fauna selvatica dell'Ispra. Lo stop è un punto a favore di chi contesta una struttura ricettiva in un'area vincolata. L'ostilità ha favorito la nascita del comitato "Alghero per Punta Giglio", promotore di una petizione online, un esposto alla Procura di Sassari, uno al Tar e la richiesta di parere all'Ispra. La protesta fonda sull'attesa che certe decisioni siano più partecipate che in questo caso. Il progetto della cooperativa "Il quinto elemento" ha vinto il bando del 2017 del Demanio dello Stato per riqualificare la batteria militare di Punta Giglio con iniziative di turismo sostenibile e il 28 ottobre 2020 ha completato la trafila autorizzativa con 13 enti coinvolti, compreso lo Sva regionale che oggi ferma il cantiere. In attesa che si pronuncino Procura e Tar, il comitato gioisce per la possibilità che perlomeno il cantiere slitti, se fosse confermata l'incompatibilità con la riproduzione faunistica. "In riferimento all'adeguamento del cronoprogramma delle attività di cantiere ai periodi di riproduzione delle specie presenti, di cui è in corso il censimento, non risulta il pieno rispetto delle prescrizioni", dice la sospensiva decisa per "analizzare gli elaborati di progetto definitivo/esecutivo e la programmazione dei lavori, per verificarne la coerenza con la documentazione esaminata in sede di valutazione di incidenza". La nota precisa che "la sospensione è necessaria anche in virtù della nota in cui l'Ispra segnala nello studio di incidenza errori sul calendario riproduttivo delle specie costiere e l'assenza di dati precisi sull'insediamento di altre".

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