I funerali a Uri (Sassari) tra lo strazio dei genitori
Dopo dieci mesi dalla sua morte, Speranza Ponti ha finalmente avuto un funerale e una sepoltura. Si è svolta a Uri, nella chiesa di Nostra Signora di Paulis, la cerimonia per dire addio alla 50enne scomparsa il 5 dicembre del 2019 e ritrovata priva di vita il 31 gennaio, in una campagna alla periferia di Alghero, città dove viveva. Per la sua morte è indagato il fidanzato, Massimiliano Farci, 53 anni di Assemini, accusato dalla Procura di Sassari di omicidio volontario e occultamento di cadavere. Accuse per le quali la pm Beatrice Giovannetti dovrebbe presentare a breve la richiesta di rinvio a giudizio.
Questo pomeriggio due comunità, quella locale e quella di Alghero, si sono strette attorno al feretro di Speranza e alla sua famiglia. Nella chiesa sono state ammesse solo 130 persone nel rispetto delle norme anti Covid. Ci sono i sindaci di Uri, Lucia Cirroni, e di Alghero, Mario Conici, con le fasce tricolori, e il commissario della Provincia di Sassari, Pietrino Fois, a rappresentare la vicinanza anche delle istituzioni.
A celebrare la messa il vescovo di Alghero Mauro Maria Morfino e il parroco di Uri don Gianni Nieddu. Le parole del vescovo, pronunciate con l'omelia, fermano le lacrime e riempiono i cuori, almeno per qualche minuto. "Oggi si chiude un lungo periodo di dolore che ha travalicato le mura di casa. E non poteva che essere così davanti a una realtà che ci vede tutti profondamente partecipi, ma anche attoniti; una realtà devastatrice fatta di affetti malvissuti, di persone usate", dice l'alto prelato guardando negli occhi stanchi mamma Raimonda e papà Salvatore, seduti in prima fila. "Non pretendo di avere parole che vi possano consolare. Posso solo portare la parola del Vangelo che spalanca il vostro orizzonte alla speranza", continua il vescovo.
Poi, senza mai nominarlo, lancia un ammonimento all'assassino di Speranza: "Questa non è la modalità di vivere la vita umana. La vita umana senza i sentimenti di Cristo diventa rapina della vita, diventa omicidio". E chiude l'omelia con un avvertimento per tutti: "Non pecchiamo, perché quello che provochiamo è dolore. È morte. È fine della speranza".