Sentenza in Corte d'assise a Sassari, l'omicidio risale al 2016
DI GIAN MARIO SIAS
Ha assistito impassibile alla sentenza della Corte d'assise di Sassari, che oggi l'ha condannato all'ergastolo per un assassinio rispetto al quale si è sempre professato innocente. Vincenzo Unali, allevatore di Mores di 60 anni, assistito dall'avvocato Pietro Diaz, ha ascoltato le parole del giudice Massimo Zaniboni, che presiedeva la Corte, secondo cui è stato lui, senza ombra di dubbio, a uccidere Alessio Ara, 37 anni, operaio di Ittireddu, freddato la sera del 15 dicembre 2016 con due colpi di fucile calibro 16 sull'uscio della casa di sua madre. Come da richiesta formulata dal pm Giovanni Porcheddu e dagli avvocati di parte civile, Ivan Golme e Luigi Esposito, l'allevatore è stato condannato anche a pagare una provvisionale da 200mila euro alla madre della vittima, Grazietta Pittalis, e una da 130mila al fratello, Gian Salvatore Ara.
Secondo le risultanze processuali, Vincenzo Unali non voleva che Alessio Ara avesse una relazione con sua figlia. La giovane era già impegnata con un altro uomo con cui il padre era in affari. Ara era visto come un impedimento per le faccende economiche di famiglia, per questo l'allevatore era arrivato a decidere di imbracciare il fucile e presentarsi a casa dell'operaio. Nel corso del dibattimento Unali si è difeso strenuamente, sostenendo di essere estraneo all'omicidio e di avere un alibi per la sera del delitto, affermando che si trovava a Mores, a casa sua, con la famiglia. Ma la Procura, tra le altre prove, ha esibito una traccia di Dna dell'imputato, isolata su un'estremità del pantalone di una tuta utilizzata per avvolgere l'arma del delitto. Quell'indumento perso dall'assassino durante la fuga, e poi ritrovato dai carabinieri, è stato determinante.
Ma per la difesa, quella prova era discutibile: le tracce di materiale genetico ritrovate su quel pantalone erano di almeno due persone. Nonostante la fermezza con cui l'imputato è sempre rimasto sulla propria posizione, anche oggi, e nonostante la strenua difesa del suo avvocato, alla fine ha prevalso la tesi dell'accusa per un omicidio che ha poco di passionale e molto di ragionieristico: Ara doveva essere eliminato prima che intralciasse gli affari della famiglia Unali. Stamattina, dopo quattro ore di camera di consiglio, la Corte ha emesso la condanna all'ergastolo: fu lui ad esplodere le fucilate che uccisero Alessio Ara. L'arresto dell'imputato risale al 7 agosto del 2017: dopo mesi di indagini serrate, una lunga attività fatta di intercettazioni, pedinamenti e accertamenti biologici, i carabinieri del nucleo investigativo di Sassari lo prelevarono all'alba nella sua abitazione e lo trasferirono in carcere.
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