Covid dimezza fatturato, a rischio 50% imprese Sardegna

Sardegna

Confartigianato, meno aziende e -38% nuove assunzioni

Il Covid-19 si è abbattuto pesantemente anche sulle imprese della Sardegna, soprattutto su quelle artigiane, minandone profondamente i fatturati, la stabilità sui mercati e le prospettive future, ma anche spingendo le attività produttive ad attivare importanti contromisure per sopravvivere allo shock pandemico. I numeri chiave, che emergono dal report "Covid-19 Sardegna. La lenta ripresa", realizzato dall'Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Sardegna, parlano chiaro: le piccole realtà sarde nel bimestre marzo-aprile, hanno più che dimezzato il proprio fatturato, registrando un calo del 56% del giro d'affari rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Inoltre, il 56,1% delle attività sta risentendo della mancanza di liquidità, mentre il 48,8% prevede, fino a fine anno, "seri rischi operativi e di sostenibilità".

Tra marzo e giugno, le aperture delle nuove imprese siano calate del 32,4% rispetto allo stesso periodo dell'anno passato. Pesanti le riduzioni nelle attività manifatturiere (-46,9%) e nelle attività di servizi di alloggio e ristorazione (-45,7%). Segnano il passo anche le costruzioni (-33%). Per ciò che riguarda le assunzioni, il primo trimestre 2020, era partito positivamente con 60mila rapporti di lavoro attivati (-6.6% rispetto al 2019) e con sole 49mila cessazioni, con un saldo positivo di oltre 11mila. La prima parte del lockdown, ha però comportato, in questo trimestre rispetto allo stesso periodo del 2019, un crollo delle nuove assunzioni del -38,2% rispetto al saldo del 2019. Nel solo marzo 2020 le assunzioni sono calate del 28%, sempre rispetto all'anno passato. Nelle imprese artigiane, le assunzioni previste dalle imprese a luglio 2020 risultano inferiori del 30,9% rispetto a quelle previste nello stesso periodo del 2019 (-4.170 ingressi in meno previsti a luglio 2020).

Tra aprile e giugno, sono state attivate ben più di 28milioni ore tra cassa integrazione e fondi di solidarietà con causale "Covid19", di cui 17milioni tra CIG ordinaria e in deroga. Solo a giugno le ore sono state 1,2 mln per la CIG ordinaria, 2,3 mln per i Fondi di Solidarietà e 800mila per la CIG in deroga, per un totale di 4,4 mln di ore autorizzate. Hanno fatto richiesta di accesso a misure di sostegno della liquidità e del credito il 43,3% delle imprese. 20 mila domande pervenute dalle imprese sarde al Fondo di garanzia al 27 luglio (91,2% per operazioni fino a 30mila euro). Il trend del credito alle imprese a marzo 2020 segna un -0,7% per le medie grandi imprese e un -0,4% per le piccole.

Le principali strategie reattive adottate dalle imprese per rispondere alla crisi Covid19 sono: la riorganizzazione interna dell'impresa indicata dal 24% delle imprese e la modifica o ampliamento dei canali di vendita indicata dal 12% delle imprese. In Sardegna, inoltre, il 13,2% delle imprese ha introdotto lavoro a distanza o smartworking. La Sardegna figura tra quelle che ne hanno fatto un utilizzo minore durante il lockdown (marzo-aprile). Inoltre, il 71% delle MPI sarde hanno introdotto soluzioni aziendali per ridurre l'impatto sull'ambiente.

"Tutti percepiscono le difficoltà che vivono le imprese della Sardegna, soprattutto delle piccole - commentano Antonio Matzutzi e Daniele Serra, Presidente e Segretario di Confartigianato Imprese Sardegna - però noi crediamo occorrano i numeri perché si comprenda in pieno la gravità della situazione. Tutto ciò ci spinge a immaginare, e costruire, un nuovo futuro - proseguono - crediamo che per uscire dalla crisi si debba fare leva sul modello del sistema produttivo italiano e sardo, fatto di piccole imprese diffuse di territorio che vivono di tre sostenibilità: economica, sociale, ambientale".
   

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