Incontro a Portovesme tra sottosegretaria Todde e azienda
di Fabrizio Fois
Dopo otto anni di attese e false ripartenze ora si cerca di accelerare: non è passata neppure una settimana da quando Sider Alloys ed Enel hanno sottoscritto l'intesa per la fornitura dell'energia per cinque anni (più altri 5) per far ripartire lo stabilimento ex Alcoa di Portovesme, nel Sulcis, che già l'azienda traccia il cronoprogramma per riaccendere le celle elettrolitiche e avviare la fonderia di alluminio. Tra 18 mesi la fabbrica potrà "sfornare" i primi prodotti per il mercato nazionale e internazionale. Ai primi di settembre, quando verrà presentato il piano industriale, ci sarà un incontro al Mise e verrà messo tutto nero su bianco.
"La decisione se dare priorità a un certo settore o un altro è figlia di una discussione in corso con i fornitori cinesi - ha spiegato l'Ad Giuseppe Mannina - l'emergenza Covid può influenzare le nostre decisioni anche se speriamo non accada". Sul piatto c'è un investimento della multinazionale svizzera di circa 150 milioni di euro, che serviranno al revamping dello smelter di Portovesme con la sostituzione delle celle elettrolitiche, anche se la riaccensione dell'impianto avverrà con quelle spente nel 2012 dalla proprietà di allora, l'americana Alcoa. Partecipa al progetto anche Invitalia, che avrà un posto nel cda e svolgerà un ruolo di garanzia per voce del governo che oggi ha chiamato tutte le parti in un vertice nello stabilimento con la sottosegretaria al Mise Alessandra Todde, che ha anche incontrato gli operai al presidio permanente davanti ai cancelli.
"Oggi è un piccolo passo. L'ho detto anche ai lavoratori: non c'è niente da festeggiare, ma c'è da lavorare per questa vertenza e per questo polo industriale - ha sottolineato Todde -. Questo è un sistema, le cose funzionano quando il sistema funziona, quindi è un giorno importante, perché c'è una prospettiva e ci sono passi concreti". E se l'Ad Mannina conferma che "il programma di riavvio dell'azienda prevede un piano industriale che intende rispettare per come lo aveva presentato due anni fa", i sindacati premono perché tutti i lavoratori - circa 650 tra diretti e indiretti - possano rientrare presto al lavoro. "Non è finita - hanno detto i rappresentanti dei metalmeccanici - la battaglia sarà vinta quando anche l'ultimo operaio rientrerà a lavoro". Nel frattempo la Regione Sardegna conferma "l'attenzione della politica nei confronti di un comparto strategico per il territorio" e auspica nuove prospettive di occupazione nel Sulcis, tra le aree più povere d'Italia.
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