Studio Università Sassari, "possono nuocere alle articolazioni"
Nessun decreto lo impone, ma i runner che riprenderanno a correre - a Sassari si parte già domenica prossima - devono ascoltare musica a basso volume. Lo suggerisce la scienza: i decibel 'sparati' negli auricolari durante la corsa possono nuocere alle articolazioni. Lo fa emergere lo studio "Listening to music while running alters ground reaction forces: a study of acute exposure to varying speed and loudness levels in young women and men", condotto da un gruppo di ricerca dell'Università di Sassari e pubblicato su European Journal of Applied Physiology.
Alla vigilia della ripresa dell'attività di molti appassionati che avevano smesso per via delle prescrizioni anti contagio coronavirus, la scoperta è di estrema attualità: solo in Italia corrono abitualmente 6milioni di persone, spesso usando gli auricolari, e negli Stati Uniti i praticanti sono ben 60milioni. Per i tanti che torneranno alle vecchie abitudine vicino a casa, il consiglio degli esperti è di ascoltare il rumore dei propri passi. La ricerca è di Franca Deriu, docente di Fisiologia umana al Dipartimento di Scienze Biomediche dell'Università di Sassari, con Andrea Manca, Lucia Cugusi e Francesco Bussu dello stesso ateneo e Luca Pomidori e Michele Felisatti dell'Esercizio Vita Medical Fitness di Ferrara.
Lo studio ha coinvolto 50 giovani volontari fisicamente attivi, donne e uomini tra i 18 e i 25 anni. I test da due minuti ciascuno su un tapis roulant hanno registrato la "ground reaction force", la forza di impatto del piede contro il suolo, con musica a 85 decibel, a 80 decibel e in assenza di suoni, a 8, 10 e 12 chilometri orari. L'ipotesi era che la musica ad alto volume modifichi il livello di attenzione, rendendo i movimenti meno controllati e coordinati, perciò più rischiosi per le articolazioni.
"Il valore è sensibilmente aumentato per gli uomini a 8 e 10 chilometri orari con musica a 85 decibel - spiega Franca Deriu - A 12 chilometri orari, sempre sugli uomini, non ci sono stati effetti, così come sulle donne a nessuna velocità", rivela la studiosa sostenendo che potrebbero entrare in gioco fattori come la differente struttura fisica. "Pensiamo che sul 'ground reaction force' incida per esempio la diversa conformazione del bacino, più largo nelle donne", afferma.
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