A rischio 100 lavoratori della Sanac

Sardegna

Sindacati e politici mobilitati per garantire posti e produzione

Preoccupazione per il destino dei circa cento lavoratori (70 diretti più indotto) dello stabilimento Sanac di Macchiareddu, nel comune di Assemini, dopo la decisione di Acelor Mittal di abbandonare l'ex Ilva di Taranto. Il rischio è reale, avvertono i sindacati. "Sanac produce mattoni refrattari per Ilva ma se chiudono i forni - spiega all'ANSA Giampiero Manca della Cgil - la produzione diventa inutile. Ci stiamo già attivando: non dobbiamo perdere nemmeno un posto di lavoro". Nei giorni scorsi c'è stato un incontro con le Rsu. E il 13 è previsto un incontro a Roma per capire quale sarà il futuro della Sanac, azienda che, oltre lo stabilimento di Assemini, ha attività produttive in Toscana, Liguria e Piemonte. "Per il momento ci muoviamo tutti uniti a livello nazionale - sottolinea Manca - poi vedremo il da farsi".

Pressioni anche sulla Giunta e il Consiglio regionale, con un appello del Pd al governatore Christian Solinas. "Chiediamo che intervenga con fermezza e decisione con il presidente del Consiglio e il ministero, in sinergia con tutte le parti interessate, affinchè venga ascoltata la voce di ogni piccola realtà il cui destino dei lavoratori dipende dallo stabilimento di Taranto - dice il consigliere dem Piero Comandini - Sia per mantenere gli impegni presi con i lavoratori sia perché il fallimento dell'Ilva, di conseguenza, sarà anche quello della transazione tra la Sanac e la Arcelor-Mittal, creando gravi ripercussioni anche sui tessuti economici e sociali già duramente colpiti dalla crisi degli ultimi anni". Lo stabilimento di Macchiareddu si estende su una superficie di circa 16 ettari, con 23.000 metri quadrati coperti. Dispone di più linee di macinazione e miscelazione delle materie prime, di una decina di presse oleodinamiche automatiche e di una linea di essiccazione (forno alimentato a Gpl) per prodotti speciali e una di cottura per mattoni tradizionali.
   

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