Slogan, cori e striscioni per dire stop alle servitù militari
In migliaia a Capo Frasca contro servitù, basi ed esercitazioni militari in Sardegna. Il popolo antistellette sotto la regia del comitato coordinatore di A Foras (quarantadue movimenti organizzatori più ventuno adesioni) si è ritrovato Sant'Antonio di Santadi. E si è messo in marcia verso il poligono di Capo Frasca. Decine di pullman sono arrivati da tutta la regione, ma moltissimi si sono mossi con i mezzi privati. Al punto di incontro centinaia di bandiere, soprattutto con i Quattro mori e con l'arcobaleno della pace. Poi musica e slogan per lanciare un messaggio molto chiaro: "via i militari da porti, spiagge e mari, stop sbarchi di eserciti e armamenti", si legge in uno degli striscioni in testa al corteo.
Una battaglia per la Sardegna. Che si intreccia con altre lotte. Ad esempio con quella di Fridays for future, presente con una delegazione, per l'emergenza clima. Ma ci sono anche le bandiere della Palestina e gli attestati di solidarietà ai curdi. Anche con un vessillo nella prima fila della marcia verso il poligono. Il corteo è arrivato davanti a Capo Frasca, a trecento metri dalle reti della base militare, e al microfono si sono susseguiti gli interventi con le testimonianze delle popolazioni che devono convivere con i poligoni.
"Quando vengono a trovarmi i miei bisnipoti ho paura che si prendano qualche malattia", racconta un'anziana donna di Teulada. Nel corteo qualcuno ha cantato "bum bum bum, le reti vanno giù, entriamo nella base così non sparan più". Ma non c'è stata nessuna invasione. Qualcuno avrebbe voluto avvicinarsi ancora di più al poligono, ma la maggior parte dei partecipanti è rimasta ad ascoltare le testimonianze nel luogo concordato per lo svolgimento della manifestazione. Niente tensioni fino al tardo pomeriggio, quando un gruppo di manifestanti si è fronteggiato con le forze dell'ordine in tenuta antisommossa. Ma in generale, la battaglia contro la guerra si è combattuta all'insegna della pace.