Nel 2017 in 9mila hanno deciso di partire, pesa welfare e lavoro
di Stefano Ambu
Ogni anno, circa il 30% degli studenti, sceglie di fare le valigie e partire per frequentare l'Università lontano da Cagliari o Sassari. Il caso di Nuoro è emblematico: il 29% degli studenti residenti in provincia non scelgono i due atenei isolani, ma prendono nave o aereo. Un fenomeno in continua crescita negli ultimi dieci anni: nonostante il calo demografico e la conseguente diminuzione nel numero delle immatricolazioni, gli studenti sardi iscritti in atenei della penisola sono sempre di più.
Dal 2007 al 2017 il numero dei giovani emigrati per gli studi è cresciuto da circa 8000 a circa 9000 unità. Dove vanno? Soprattutto a Milano e Roma, ma anche a Pisa, Torino e Bologna. Tornano molto raramente: lontano dall'isola entrano in una rete di connessioni e possibilità che li porta al posto di lavoro. O almeno lì vicino. Sono i dati emersi in un seminario organizzato da Crei Acli (Comitato Regionale Emigrazione Immigrazione) assieme alle Acli provinciali di Cagliari e all'associazione InVento, raccolti in un dossier.
A illustrare lo studio è stato Francesco Pitirra già consigliere d'amministrazione dell'Ersu di Cagliari e consigliere nazionale degli Studenti Universitari al Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. "Le motivazioni - ha detto - riguardano innanzitutto l'offerta formativa: molti studenti vanno via perché non hanno a studiare in corsi di laurea che in Sardegna non ci sono. Un altro fattore è quello relativo all'ingresso nel mondo del lavoro. C'è la percezione negli studenti sardi che studiare in un altro territorio porti più celermente a trovare occupazione". Preso in esame anche il fattore welfare studentesco, cioè quell'insieme di misure che favoriscono le condizioni migliori di studio, dalla mensa alla casa. "In questi anni siamo migliorati tanto - dice Pitirra - penso anche ai trasporti. Tuttavia il percorso è ancora lungo. Proprio con il welfare si può rallentare la fuga". Senza ritorno, il più delle volte. "Un vero e proprio esodo - spiega il presidente del Crei Mauro Carta - che pesa considerevolmente sulle finanze delle famiglie sarde e che, spesso, non rappresenta neppure in un investimento per la nostra terra, dal momento che sempre più ragazzi decidono di non tornare in Sardegna e proseguire la loro vita lontano dalla nostra terra. Riteniamo sia necessario comprendere i motivi di questo fenomeno per invertire la tendenza e consentire alle nostre migliori menti di rimanere per contribuire allo sviluppo della nostra Regione".
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