Sanità: Oncologico in abbandono,denuncia

Sardegna

Lunghe attese e ambienti non adatti, appello a assessore Nieddu

Oltre due mesi per conoscere la diagnosi, lunghe attese in sale affollate per prelievi, visita e chemioterapia e in condizioni ambientali non adatti a pazienti oncologici e assenza di un sostegno psicologico. Sono ancora tante le criticità per i malati di tumore in Sardegna. Per questo quattro sigle lanciano un appello all'assessore della Sanità, Mario Nieddu, assieme ad una richiesta urgente di incontro.
    "Lo invitiamo a valutare le condizioni di abbandono del principale presidio oncologico della Sardegna, il Businco, l'accorpamento non ha portato un miglioramento dei servizi ai cittadini, anzi ha aggravato la situazione", ha sottolineato Maria Grazia Caligaris, presidente dell'associazione Socialismo Diritti Riforme, intervenuta assieme a Ida Gasperini, presidente Fidapa Cagliari, Giorgio Vargiu, presidente regionale di Adiconsum e Albachiara Bergamini della Fondazione Taccia-Mai più sole contro il tumore ovarico.
    Un appello congiunto per chiedere il "Rispetto della persona e delle sue esigenze in un momento delicato della sua esistenza", ha evidenziato Gasperini. Le associazioni mettono in evidenza come le "buone pratiche convivono malamente con le cattive nella stessa struttura - ha aggiunto Vargiu - parliamo di eccellenze rappresentate da medici e paramedici che nell'agire sono mortificato da una organizzazione aziendale inadeguata".
    Vargiu ha rivelato i risultati di una ricerca condotta da Crea Sanità in collaborazione con università di Tor Vergata: Sardegna con il 31% di valutazione è ultima nella percezione da parte degli stakeholders come qualità del servizio sanitario.
    Albachiara Bergamini ha ricordato che la battaglia va avanti da tempo: "Tra audizioni richieste di incontro e 22 mila firme raccolte, malgrado le tante promesse non sono arrivate le risposte. Ma non ci fermiamo".
    Un primo segnale positivo è la riapertura del punto di ristoro per pazienti familiari bambini. "Una conquista ottenuta grazie alla pressione fatta dalle quattro associazioni", conclude Maria Grazia Caligaris.

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