Fabbrica bombe, sit in a Cagliari

Sardegna

Pacifisti, simbolica richiesta documenti su export ordigni

I "no bombe" nuovamente in piazza, stavolta davanti alla agenzia delle dogane, uno degli ingressi del porto di Cagliari. Il sit in è stato una simbolica richiesta di documenti per gli ordigni che vengono fabbricati in Sardegna e escono dallo scalo marittimo del capoluogo. Nel mirino lo stabilimento Rwm di Domusnovas, nel Sulcis. Lo slogan è sempre quello: "il lavoro deve dare vita non morte - dicono i promotori della manifestazione - basta produzione di bombe sarde che uccidono". E, per rinforzare il concetto, i pacifisti hanno esposto maxi striscioni con le scritte "l'Italia ripudia la guerra" e "no al massacro nello Yemen".

Tutto questo in mezzo a tante bandiere sarde e della pace. "Stiamo presentando una richiesta di accesso agli atti - ha detto all'ANSA Angelo Cremone uno dei portavoce di Sardegna pulita - per tracciare il percorso delle bombe. Per capire insomma dove vanno gli ordigni prodotti nella nostra terra. Vogliamo sapere a chi vanno le bombe, chi è l'utilizzatore finale". Secondo gli antimilitaristi non è necessario chiudere la fabbrica di Domusnovas, ma riconvertirla salvando i posti di lavoro.
   

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