Riparte mobilitazione operai ex Alcoa

Sardegna

Sindacati, niente ammortizzatori sociali e accordo su energia

Non c'è più tempo. Le famiglie dei circa 700 lavoratori ex Alcoa (oggi Sider Alloys) - tra diretti e indotto - sono sull'orlo della disperazione: senza ammortizzatori sociali dal 31 dicembre 2018, nonostante le risorse siano già disponibili, e senza una prospettiva per il riavvio dello stabilimento legata alla chiusura di un accordo sul prezzo dell'energia ancora da trovare. La tensione sociale è alle stelle e i sindacati si preparano ad un nuovo ciclo di mobilitazioni. A partire dalla settimana prossima saranno a Roma per chiedere risposte immediate al ministro Luigi Di Maio, titolare dei dicasteri interessati: Lavoro e Mise.
    "Cresce il malcontento e tra i lavoratori ci sono casi disperati di gente che non ha proprio niente: una situazione difficile da governare dal punto di vista sociale - spiega Elvio Muscas (Fsm Cisl) - E' uno scandalo che il decreto sugli ammortizzatori sia fermo al ministero. Nel frattempo, la Sider Alloys è pronta al revamping per il riavvio dell'impianto ma manca l'aspetto relativo dell'energia. Un tassello fondamentale, visto che Alcoa è andata via proprio per questo. Allora chiediamo che il Governo richiami al tavolo i soggetti che hanno sottoscritto l'accordo, l'Authority, Terna ed Enel per sbloccare la situazione". Per Roberto Forresu (Fiom Cgil) sugli ammortizzatori sociali "ci troviamo davanti ad un dramma assoluto. Il decreto è sul tavolo del ministro e, nonostante le rassicurazioni, nulla si muove. Di Maio si prenda responsabilità di firmare il decreto che coinvolge 60mila lavoratori nelle 18 aree di crisi complessa, quasi 800 sono in Sardegna". Sul fronte energia l'azienda sta completando il piano di rilancio dello stabilimento, ma vuole avere la certezza del costo dell'energia con un accordo bilaterale".
    "L'assenza di ammortizzatori sociali sta diventando un'emergenza sociale quotidiana e poi c'è chi ha preso sino ad oggi 500 euro, una quota al di sotto del reddito di cittadinanza - osserva Renato Tocco della Uilm - l'azienda è pronta a partire con la produzione ma serve l'accordo per l'energia. Il Governo deve intervenire".

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