Sardegna, Salvini,vorrei che andasse bene

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Se mi dicono vai e fai io lo faccio ma sul serio, non per finta

L'ultima volta, in Abruzzo, la conferenza stampa congiunta dei tre leader del centrodestra ha portato fortuna alla coalizione. E ora, in Sardegna, Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni puntano al bis, presentandosi uniti in un hotel di Cagliari a due giorni dal voto regionale, che potrebbe consacrare un altro successo dell'alleanza. Un voto su cui pesa come una spada di Damocle l'esito della difficile trattativa sul latte. Ed è evidente che in caso di rottura, un'eventuale clamorosa protesta dei pastori ai seggi potrebbe anche modificare i pronostici della vigilia.

Il centrodestra ribadisce la sua unità su un programma comune sul territorio, ma resta sempre più diviso sul governo nazionale, in particolare su Tav e andamento dei conti pubblici. Arrivando alla conferenza stampa, Giorgia Meloni, affila le armi contro Matteo Salvini, esprimendo tutta la sua irritazione per la mozione della maggioranza che, a suo giudizio, "dice che l'opera non si fa". "In due righe - protesta la leader di Fratelli d'Italia - si condanna l'Italia al terzo mondo degli scambi commerciali. Sono molto arrabbiata, ne chiederò conto a Salvini".

Anche Silvio Berlusconi, di fronte alle telecamere, attacca frontalmente "il governo dei Cinque Stelle", accusandoli di voler mettere a posto in conti pubblici "con una patrimoniale del 10-15%". Toni poi sopiti a fatica in conferenza stampa, accanto al candidato Christian Solinas. Tuttavia, la calma dura poco: basta una domanda sulle possibili conseguenze al livello nazionale dell'eventuale vittoria sarda per scaldare la serata. Matteo Salvini gelido ribadisce che a Roma non "non cambia nulla". Ma Berlusconi, coglie la palla al balzo, per dire che invece, a partire da lunedì, in caso di vittoria, chiamerebbe a telefono Salvini stesso.

Subito interviene anche Giorgia Meloni: "Credo che in tanti ti chiameranno, Matteo", aggiunge sorridente. E il ministro, ironico ma in imbarazzo, taglia corto: "terrò il telefono staccato". Passano pochi minuti e tornano le scintille, stavolta sul Tav. Quando una cronista chiede, sempre a Salvini, se il governo troverà una sintesi, lui replica freddissimo: "Domanda fuori tema". E qui, ancora una volta, s'inserisce il Cavaliere: "Questa sarà una delle cose che gli chiederò martedì, non credo potrà tenere il cellulare spento per due giorni...". Punzecchiature tra i due leader, ma stavolta implicite, anche sulla trattativa, caldissima in queste ore, sul latte.

Il ministro dell'Interno, che nel suo tour sardo ha incontrato molti manifestanti, ribadisce che "mai nessun manganello sarà usato contro i pastori sardi". Poi va oltre, ammonendo gli imprenditori del settore: "Se qualcuno vuole speculare sulla pelle dei pastori sardi sappia che avrò buona memoria. Se c'è chi vuol fare il il furbo con me ha trovato il ministro sbagliato". Berlusconi, invece, annuncia che sta lavorando a fondo perché l'Unione europea faccia la propria parte. "Io e Tajani abbiamo parlato oggi con il ministro dell'Agricoltura europeo: invierà una commissione di esperti in Sardegna. Ci ha detto che metterà a disposizione fondi europei per pubblicizzare il pecorino romano in tutte le tv europee".

La conferenza stampa finisce tra applausi e selfie. Salvini lascia l'hotel per andare in Piazza. Berlusconi si avvia a fare delle interviste. Ma prima di lasciare l'hotel assicura che dopo il travagliato voto dei Cinque Stelle sul caso Diciotti "sono aumentate le possibilità di una crisi di governo". "Serve partire subito", assicura. Venerdì si affaccerà anche il leader M5s Luigi Di Maio sul palcoscenico sardo, una apparizione quasi fugace, in un quadro che, almeno sulla carta dei sondaggi, sembra dare pochi margini ai pentastellati.

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