Giovani uccisi: ultime battute processo

Sardegna
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Nuoro, scintille tra accusa e difesa nell'ultima arringa

Il presidente della Corte d'Assise di Nuoro, Giorgio Cannas, ha annunciato il ritiro dei giudici in camera di consiglio. Nelle prossime ore, dunque, si conoscerà il destino di Alberto Cubeddu, il 22enne di Ozieri su cui pende una richiesta di condanna all'ergastolo per il duplice omicidio di Gianluca Monni e Stefano Masala. Poco prima, l'imputato ha reso dichiarazioni spontanee parlando per circa 20 minuti in un'aula di giustizia affollatissima. "Sono innocente. Io non ho ucciso nessuno, non appartiene ai miei valori, a quello che la mia famiglia mi ha insegnato, non ne avevo motivo - ha detto - Non conoscevo nemmeno Gianluca Monni e Stefano Masala. Ho avuto discussioni con altre persone, ma non le ho mai risolte uccidendo". Cubeddu ha poi precisato che non aveva un movente. "A Cortes Apertas (la festa di Orune dove c'è stata la rissa tra Paolo Pinna e Gianluca Monni, che avrebbe originato i due delitti, ndr) io non c'ero, la cosa mi è stata riferita da mia zia".

Questa mattina momenti di alta tensione in aula tra accusa e difesa. L'avvocato Patrizio Rovelli ha concluso la sua lunga arringa, durata due giorni, continuando a contestare pesantemente il quadro accusatorio del pm Andrea Vacca, che per Cubeddu ha sollecitato l'ergastolo. "Abbiamo portato importanti novità al processo - ha detto il legale formulando le sue richieste alla Corte - chiedo l'assoluzione dell'imputato con formula ampia per non aver commesso il fatto".

La difesa ha insistito sulla mancanza di prove contro Cubeddu ("la pubblica accusa ha raccolto solo indizi") e sulla inattendibilità dei due supertestimoni, Alessandro Taras e una studentessa di Orune, che per il pm inchioderebbero l'imputato alle sue responsabilità. Per Rovelli, l'uomo è "un bugiardo, pronto ad accusare chiunque per salvare se stesso da un coinvolgimento negli omicidi". Taras ha raccontato prima agli inquirenti durante l'inchiesta, e poi in aula, di aver visto Cubeddu bruciare l'auto di Masala, vettura con la quale - secondo la Procura - l'imputato e il suo complice, il cugino Paolo Enrico Pinna, già condannato per duplice omicidio in due gradi di giudizio, avrebbero raggiunto Orune per uccidere Gianluca Monni alla fermata dell'autobus.
Lo 'scontro' questa mattina si è acceso sui tabulati del telefonino del teste. "Messaggi sono stati inviati dalle 21 alle 23 da quel telefonino - ha detto Rovelli - Taras non era sul luogo dove si stava bruciando l'auto". Quanto al racconto della studentessa, che avrebbe visto in faccia Cubeddu, seduto sul sedile del passeggero della Opel Corsa sottratta a Masala, da cui poi sarebbe sceso per uccidere Monni, il difensore ha mostrato un video in cui si vede passare una Grande Punto e non una Opel Corsa. In serata sono attese le dichiarazioni spontanee dell'imputato, poi la Corte si ritirerà in camera di consiglio per la sentenza.

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