Al via requisitoria a Nuoro, le richieste nel tardo pomeriggio
Ci sono prove schiaccianti della colpevolezza di Albero Cubeddu. Non ha dubbi il pubblico ministero Andrea Vacca che questa mattina, davanti ai giudici della Corte d'assise di Nuoro, ha cominciato la sua requisitoria nei confronti del 22enne di Ozieri sotto processo per gli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala, avvenuti tra il 7 e l'8 maggio 2015. La pubblica accusa ha ripercorso tutte le tappe che hanno portato ai due delitti, consumati - dice il pm - per 'lavare' nel sangue un'offesa subita dal cugino di Cubeddu, Paolo Enrico Pinna, già condannato a 20 anni in due gradi di giudizio per entrambi gli omicidi.
"È stato Cubeddu la mattina dell'8 maggio 2015 a scendere dalla Opel Corsa prelevata da Stefano Masala la sera prima, dopo aver fatto sparire il corpo del giovane, e a fare fuoco sullo studente: 3 colpi in rapida sequenza sparati da un fucile cal.12 - ha ricostruito il magistrato in aula - Subito dopo l'auto guidata da Pinna è partita a forte velocità verso l'uscita del paese.
C'è una testimone oculare, una studentessa di Orune, che ha visto in faccia Cubeddu e lo ha riconosciuto dalle fotografie mostratele nell'immediatezza del delitto. La ragazza aspettava il pullman insieme a Gianluca Monni - ha precisato il pm - ha riconosciuto Cubeddu seduto sul lato passeggero della Opel Corsa prima degli spari non mentre sparava. Ma poi le altre testimonianze dicono che il killer è sceso dal lato passeggero. Testimonianze, intercettazioni telefoniche e ambientali: tutto - ha ribadito il magistrato - dá un quadro nitido della colpevolezza di Cubeddu. Comprese le conversazioni in chat con Paolo Enrico Pinna, ritrovate sul telefono di quest' ultimo ma cancellate dal telefono di Cubeddu in maniera selettiva, perché aveva tutto da nascondere".
Anche sul movente, il pubblico ministero non ha dubbi. "Gianluca Monni non aveva nemici e non aveva avuto problemi con nessuno, eccetto uno: il litigio con Paolo Enrico Pinna una sera di dicembre 2014, quando questi aveva importunato la ragazza dello studente e Monni aveva reagito contro Pinna insieme ai suoi amici - ha spiegato il magistrato - Poi il rientro di Pinna nella sala da ballo con una pistola che ha puntato alla testa di Monni, infine il pestaggio di Paolo Enrico Pinna da parte di Gianluca e degli amici che gli hanno portato via la pistola". Un'onta, secondo il Pm, mai digerita da Pinna che nei mesi successivi aveva chiesto inutilmente di riavere indietro l'arma.
CUBEDDU RISCHIA L'ERGASTOLO - "Oggi ripercorreremo una vicenda umana violenta efferata e triste, l'uccisione due giovani ragazzi: uno aveva 18 anni, gli sono state esplose contro 3 fucilate mentre aspettava il pullman per andare a scuola, l'altro si chiamava Stefano Masala, aveva 30 anni e il cadavere di questo ragazzo non è stato mai restituito alla madre (morta nel frattempo, ndr) e al padre che attende di sapere almeno dove è stato distrutto il corpo di suo figlio". Così il pubblico ministero Andrea Vacca nella sua lunga e meticolosa ricostruzione, davanti alla Corte d'assise di Nuoro, degli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala.
"Questo processo ha portato davanti a voi le prove della piena responsabilità di Cubeddu in concorso con Paolo Enrico Pinna", ha detto senza alcuna esitazione il magistrato, al quale non sono bastate sette ore di requisitoria per formulare le sue richieste di condanna: tutto rinviato al 10 ottobre, l'imputato rischia l'ergastolo. Il Pm è partito dal movente: una festa a Orune nel dicembre 2014 nella quale Pinna importuna la ragazza di Gianluca Monni e viene pestato a sangue dagli amici dello studente, che gli portano via anche la pistola che aveva puntato contro il rivale.
Un'offesa, spiega il magistrato, che l'allora minorenne di Nule ha voluto 'lavare' nel sangue. E per farlo mette in atto il suo piano diabolico: attira Masala in una trappola per impossessarsi della sua Opel Corsa, poi il giovane viene ucciso con l'obiettivo di far ricadere la colpa su di lui. Con quella macchina Pinna e Cubeddu raggiungono Orune e ammazzano Gianluca alla fermata dell'autobus. Il Pm fissa la data del piano di Pinna, "sempre in sintonia col cugino", al 20 aprile 2015.
"Quel girono - ricostruisce la pubblica accusa - Pinna riceve una poesia su un gruppo whatsapp, si sente sbeffeggiato per quello che è successo nella festa a Orune. E' la scintilla che innesca il piano omicidiario". Negli snodi dell'inchiesta, secondo il Pm, "c'è sempre un asse tra Cubeddu e Pinna". "La sera del 7 maggio, dopo le 22.30 e dopo che Pinna ha ucciso Masala - sottolinea Vacca nella requisitoria - Pinna invia messaggi al cugino per chiedergli se ha aggiustato la moto che doveva usare per rientrare a Nule dopo l'omicidio dello studente il giorno dopo. 'Domani sarà tutto ok', risponde Cubeddu".
L'omicidio dello studente avviene alle 7.05 dell'8 maggio. La Opel Corsa passa a Orune quella mattina varie volte e sono tante le testimonianze che descrivono un uomo con uno scalda collo al volante e un altro con cappuccio scuro al lato passeggero. "Quest'ultimo, indicato come colui che ha fatto fuoco sullo studente con un fucile cal. 12, è Cubeddu, riconosciuto poco prima del delitto da una studentessa di Orune", dice ancora il pubblico ministero.
Quindi il magistrato passa al racconto dell'incendio della Opel Corsa da parte di Cubeddu la sera dell'8 maggio: "Quella sera Cubeddu chiama l'amico Alessandro Taras, a cui doveva portare delle medicine per gli animali, ma gli chiede invece di andare a bruciare l'auto. Taras racconterà solo un anno dopo agli inquirenti quel particolare". Da questo fatto e altri tasselli-chiave dell'indagine arriva l'arresto dei due giovani, avvenuto a 12 mesi di distanza dai due delitti.
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