'Da infiltrazione a radicamento, E-R è una preda ambita
"Il distretto dell'Emilia-Romagna è, a buon titolo, un distretto di mafia". Lo ha detto la procuratrice generale reggente di Bologna, Lucia Musti, nella sua relazione per l'apertura dell'anno giudiziario, ricordando le "maxi indagini" della Dda e i processi già conclusi contro la criminalità organizzata in regione, nell'ultimo anno, ad esempio, la sentenza della Corte di assise di appello che ha ribaltato il giudizio di primo grado, infliggendo quattro ergastoli per due omicidi del 1992, anche al boss Nicolino Grande Aracri.
"Dobbiamo evidenziare che all'iniziale infiltrazione delle mafie nella nostra regione è succeduto l'insediamento, fino all'attuale radicamento", ha osservato Musti. Da indagini e processi, ha detto, "è evidente che non è più questione di presenza di mafiosi, di diffusione di mentalità, ma piuttosto di condivisione del metodo mafioso anche da parte di taluni cittadini emiliano-romagnoli, imprenditori, cosiddetti colletti bianchi, ovverosia professionisti, i quali hanno deciso che 'fare affari' con la 'ndrangheta è utile e comodo. Alla condivisione è seguita la nascita di un metodo nuovo mafioso autoctono dell'Emilia-Romagna, che risente fortemente del territorio altamente produttivo che annovera numerose eccellenze anche mondiali che hanno fatto dell'Emilia-Romagna una 'preda ambita'". (ANSA).