Siamo ormai abituati a vederli in tutte le stagioni, a volte si abbattono sulla terra con tale forza da fare paura: ma come e perché si formano in realtà i temporali?
Si stima che ci siano circa 1800 temporali in atto sulla Terra in qualsiasi momento, con una media di 45 mila temporali al giorno, 16 milioni di temporali all’anno e 5 milioni di fulmini al giorno. Cosa c’è all’origine di questi fenomeni?
Temporale: la definizione secondo la WMO
Il temporale corrisponde a un fenomeno atmosferico comunemente associato ad acquazzoni più o meno violenti, vento, tuoni, fulmini e a volte grandine. Secondo la definizione data dalla World Meteorological Organization (WMO), riferimento internazionale in campo meteorologico, si parla di temporale quando vi sono “scariche elettriche improvvise che si manifestano con un lampo di luce (fulmine) e un suono secco o roboante (tuono). I temporali sono associati alle nubi convettive (cumulonembi) e sono solitamente accompagnati da precipitazioni in forma di rovescio, grandine ed occasionalmente neve". Si parla dunque di una pluralità di fenomeni atmosferici, che sono caratterizzati da caratteristiche specifiche quali intensità, rapidità, violenza e sono solitamente riferibili a un'area geografica piuttosto ristretta.
Cosa c’è alla base della nascita del temporale
I temporali sono innescati da precise condizioni atmosferiche, in particolare dalla differenza di temperatura tra suolo e quota. Di fatto il temporale è una bolla di aria calda che si solleva in quanto più leggera dell’aria circostante. Un temporale nasce quindi dai moti convettivi che si innescano quando l'aria calda viene sollevata dal suolo verso l'alto. Questo si verifica per esempio quando in estate si ha un trasferimento di calore all’aria presente nei bassi strati a contatto con il suolo surriscaldato dal sole, oppure quando masse di aria fredda si incuneano sotto masse di aria più calda che vengono quindi spinte verso l’alta atmosfera. In tutti i casi, la quando il vapore contenuto nell’aria sospinta verso le alte quote si condensa, si ha la formazione del cosiddetto cumulonembo, ovvero la nube temporalesca.
Temporali, una classificazione
Una cella temporalesca ha una vita media di 20-30 minuti: quando i temporali durano più a lungo è perché si ha il susseguirsi di più celle sulla stessa zona. Ci sono quindi diversi tipi di temporali: a cella singola (relativamente rari e deboli, difficilmente prevedibili), a grappolo di multicelle (un gruppo di celle singole che si muove come unità singola ma in cui ogni cella si trova in un diverso stadio di sviluppo), a linea di groppo o squall line (costituite da una fascia lunga e stretta di temporali con un fronte di raffica continuo e ben sviluppato sul bordo principale della linea), a supercella (un temporale caratterizzato dalla presenza di una bassa pressione in rotazione, si tratta di una tempesta piuttosto violenta).
Se si considerano le 24 ore, la percentuale maggiore dei temporali si sviluppano sulla terra nelle ore più calde e umide della giornata, quindi nel primo pomeriggio e a seguire una buona percentuale si ha la sera e la notte e infine con minor frequenza è possibile assistere a temporali mattutini. Sull’oceano invece è più probabile che si verifichino nelle prime ore del mattino, prima dell’alba.
Paese che vai, temporale che trovi
Se sussistono le condizioni atmosferiche ideali alla loro formazione, i temporali possono svilupparsi quasi dappertutto sulla terra. Certo ci sono zone del Pianeta soggette a fenomeni particolarmente violenti e intensi, come il Midwest degli Stati Uniti, l’Argentina e alcune regioni semi aride come quelle ai bordi del deserto del Sahara. Altre zone, come l’Europa, sono invece caratterizzate da fenomeni meno intensi, anche per via dell’orografia che contribuisce a ridurre i contrasti termici.