Carbon Bombs: i mega progetti che minacciano gli obiettivi climatici

Nel 2021, l’Agenzia Internazionale dell’Energia aveva lanciato un messaggio chiaro in uno dei suoi report: per arrivare alla neutralità climatica entro il 2050 non sarebbe dovuto partire nessun nuovo progetto di estrazione di combustibili fossili. Eppure, da allora, la corsa non si è fermata. Secondo la piattaforma Carbon Bombs, dal 2021 sono stati pianificati oltre 2.300 nuovi progetti di estrazione di gas, petrolio e carbone, molti dei quali destinati a restare attivi per decenni. Il progetto ha anche individuato 601 “bombe di carbonio”, ovvero mega-progetti che da soli potrebbero generare più di una gigatonnellata di anidride carbonica ciascuno. Trenta di questi sono già entrati in funzione tra il 2021 e il 2025: solo dodici, finora, sono stati fermati. Le “bombe climatiche” Il progetto CarbonBombs.org nasce nel 2022 dalla collaborazione di quattro organizzazioni non profit con l’obiettivo di trasformare i dati sul settore fossile in strumenti comprensibili e accessibili. La piattaforma mette in connessione cinque grandi banche dati esistenti, a partire da quella pubblicata nel 2022 dal ricercatore Kjell Kühne, che per primo ha dato la definizione di “carbon bomb” o bomba di carbonio, ovvero un progetto di estrazione di combustibili fossili capace di emettere oltre una gigatonnellata di anidride carbonica nel corso della sua vita operativa. Nel suo studio, Kühne aveva individuato 425 “bombe di carbonio” sparse nel mondo. L’aggiornamento realizzato da CarbonBombs.org porta oggi il totale a 601 progetti, di cui 176 nuovi identificati negli ultimi anni. Si tratta in gran parte di enormi giacimenti di petrolio, gas e carbone, concentrati in pochi Paesi ma responsabili di una fetta enorme delle emissioni globali. A questi si aggiungono i 2.343 nuovi progetti di estrazione che entreranno in funzione. Il consorzio Carbon Bombs definisce “nuovi progetti di estrazione” tutti quelli che hanno raccolto gli investimenti necessari per partire dopo il 2021, anno in cui il report dell’AIE aveva sottolineato che per raggiungere la neutralità climatica non sarebbe dovuto partire nessuna nuova iniziativa legata ai combustibili fossili. “Ogni progetto di estrazione avviato dopo questa data è quindi dannoso e inutile”, sottolineando i membri di Carbon Bombs. Se non visualizzi il grafico, clicca qui Non solo: le bombe di carbonio e i nuovi progetti estrattivi individuati dal consorzio potrebbero generare oltre undici volte il budget di carbonio residuo per mantenere il riscaldamento globale sotto 1,5 °C, il limite fissato dagli Accordi di Parigi del 2015. Quell’accordo, firmato da quasi tutti i Paesi del mondo, impegnava le nazioni a contenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2 °C, puntando idealmente a 1,5 °C rispetto ai livelli preindustriali. E in Italia? In Italia, la piattaforma CarbonBombs.org non ha individuato vere e proprie “bombe di carbonio”, ma ha segnalato la presenza di dieci nuovi progetti di estrazione di petrolio e gas che, se portati avanti, emetterebbero complessivamente 198 milioni di tonnellate di anidride carbonica. Tra i progetti segnalati figurano Val d’Agri, il più impattante, gestito da Eni e Shell, con emissioni stimate in 66 milioni di tonnellate di anidride carbonica, il giacimento Nilde, al largo dell’Adriatico e sviluppato dalla società australiana ADX Energy e Ombrina Mare, affidato alla britannica Rockhopper Exploration. Seguono progetti più piccoli ma diffusi lungo tutta la penisola: due gestiti da Eni e altri cinque di cui il consorzio non è riuscito a risalire alle aziende coinvolte . Proprio Eni, la principale azienda tricolore del settore dell’energia, è anche l’unica impresa italiana presente nel database di CarbonBombs.org. La multinazionale risulta coinvolta nello sviluppo di undici “carbon bombs” a livello globale, di 125 nuovi progetti di estrazione e nella costruzione di dieci terminal di gas naturale liquefatto. Iniziative che si concentrano principalmente in cinque Paesi e che porterebbero, in totale, all’emissione di oltre 4.500 gigatonnellate di anidride carbonica. Inoltre, Eni si colloca al terzo posto tra le aziende più coinvolte nei nuovi progetti di estrazione di combustibili fossili, preceduta solo da TotalEnergies e dalla China National Offshore Oil Corporation. A completare la classifica figurano BP, Shell, ExxonMobil, Equinor, ADNOC, Petronas e la National Iranian Oil Company. Se non visualizzi il grafico, clicca qui

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Roberta Cavaglià