Cop27: dal loss and damage alla riduzione delle emissioni, ancora stallo nei negoziati

Ambiente

l'inviato a Sharm el-Sheikh, Alberto Giuffrè

Dopo un’altra notte di negoziati non è ancora stato trovato un accordo alla conferenza sul clima in corso a Sharm. Ancora tante le divisioni tra i Paesi del sud e del nord del mondo in quella che rischia di diventare la cop più lunga di sempre

Serve ancora una giornata di negoziati alla Cop27 di Sharm per cercare di arrivare a un testo condiviso da tutti. Così funziona il negoziato multilaterale che è il cuore delle conferenze sul clima delle Nazioni unite. Nessun voto, si procede per consenso. Un consenso che non si è riuscito ancora a trovare tra tutte le parti in causa.

La richiesta di un fondo

Ma come siamo arrivati fin qui. Tutto nasce dalla richiesta di un blocco composto da oltre 150 Paesi di creare un fondo per pagare perdite e danni provocati dalla crisi climatica. Il cosiddetto loss and damage. Dopo le resistenze di Stati Uniti e Unione europea da Bruxelles era arrivato un segnale di apertura. In cambio però di impegni più stringenti sulle riduzioni di emissioni dei gas che cambiano il clima. Come dire: va bene pagare per le perdite e danni ma bisogna anche intervenire sull’origine del problema.

La posizione dell'Unione europea

Richiesta però che, secondo Bruxelles, non è stata accolta nella bozza presentata dalla presidenza egiziana. Tanto da spingere il vicepresidente della Commissione europea Timmermans a dichiararsi pronto ad abbandonare il tavolo della discussione, una cosa mai accaduta nella storia dei negoziati sul Clima. Tattica travestita da minaccia per dire chiaro e tondo: rispetto a un testo cattivo, meglio nessun testo.

La Cop più lunga di sempre?

La palla così è passata dall’altra parte del campo con riunioni, incontri e successive bozze che si sono rincorse durante tutta la giornata. Alla ricerca del punto di caduta perfetto. L’accordo sembrava vicino: via libera alla creazione del fondo, da rendere operativo in due anni e da allargare ai Paesi particolarmente vulnerabili. E da utilizzare insieme ad altre soluzioni già esistenti. In cambio all’impegno a non fare passi indietro rispetto al patto siglato un anno fa a Glasgow. Cioè tenere vivo l’obiettivo di non superare l’innalzamento della temperatura media globale di un grado e mezzo rispetto ai livelli preindustriali. La soglia critica oltre la quale, secondo la scienza, gli eventi estremi diventano sempre più estremi e sempre più frequenti.

Ma lo stallo continua e rischia di far diventare quella in Egitto la Cop più lunga di sempre. Perché non c’è nessun accordo, senza un accordo su tutto.  

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