E' stata la protagonista dell'evento Youth4Climate, insieme a Greta Thunberg. Il suo discorso acceso contro la politica inattiva e inerme è stato molto apprezzato. Abbiamo parlato con lei del ruolo degli attivisti oggi e di come le comunità più svantaggiate siano spesso le più colpite dagli effetti del cambiamento climatico
“Chi pagherà per la distruzione degli habitat naturali, per le case distrutte da tifoni e incendi, per le migliaia di persone costrette a migrare? Fino a quando resteremo a guardare?”. Con queste parole Vanessa Nakate ha conquistato il pubblico della Youth4Climate (LO SPECIALE). Un discorso vibrante, tra accusa e incitamento alla lotta contro la crisi climatica. Sul palco ha portato la sua esperienza, di giovane attivista nata in Uganda 24 anni fa. A fianco a lei la fondatrice dei Fridays For Future Greta Thunberg, che all’evento ha portato un discorso contro “i bla bla bla della politica”.
Fridays For Future, il ruolo dei leader
Incontriamo Vanessa in uno degli spazi verdi allestiti all’interno del Mico di Milano dove si svolge la Youth4Climate, il summit definito “la Cop dei giovani” a cui partecipano 400 giovani attivisti per il clima da tutto il mondo. Dal suo discorso alla cerimonia di apertura la sua agenda di interviste si è infittita, tutti vogliono conoscerla meglio. Ha lo sguardo gentile, un po’ affaticato da quest’improvvisa avvolgente attenzione. È il destino dei leader, di chi diventa simbolo di una lotta, come è stato per Greta. Parliamo con lei anche di questo, della necessità di dare volti al movimento mantenendo tutta la rete internazionale forte, perché è a livello di azione locale che si può più facilmente fare la differenza.
Nakate: "Sia fatta educazione climatica nelle scuole"
C’è un dato eloquente che Vanessa ha citato nel suo discorso. Il suo continente, l’Africa, è responsabile solo per il 3% delle emissioni di CO2 a livello globale. Tuttavia, paga gravissime conseguenze: “Questo è l’aspetto peggiore della crisi climatica”, ci dice, “Le comunità più impattate sono anche quelle meno responsabili delle emissioni. Manca però una consapevolezza del problema tra i cittadini, io stessa l’ho acquisita solo dopo un po’ di anni, perché non sono tematiche insegnate a scuola, non sono argomenti di conversazione. Molte persone vedono le intense piogge, le frane, ma non le collegano al cambiamento climatico. Ecco qual è il ruolo di noi attivisti, e il motivo per cui vogliamo far introdurre l’educazione climatica nelle scuole”.
Nakate: "Non basta il networking, ci vogliono risultati concreti"
L’educazione alla crisi climatica è uno dei key point presentati dai 400 giovani attivisti presenti alla Youth4Climate insieme a Vanessa. Altri sono l’abbandono delle industrie alimentate da fonti fossili, aiuti economici alle comunità più colpite e svantaggiate, il coinvolgimento dei giovani nel policy-making, l’investimento sulle rinnovabili, il rispetto delle comunità indigene. Proposte che verranno presentate ai capi di stato della Cop26. C’è però chi ha criticato l’evento definendolo “una vetrina”. Così la pensa l’attivista: “La Youth4Climate non può essere solo un’occasione per creare network tra attivisti. Dovrebbe portare a risultati concreti. Possono essercene solo se le voci degli attivisti saranno ascoltate davvero”.
Nakate: "Politici intimiditi da noi attivisti, sentono la pressione"
Il riferimento è ai politici, alle cariche istituzionali, con cui non sempre la collaborazione è facile: “Credo che i politici si sentano intimiditi a volte, perché gli attivisti non hanno paura di richiamarli in merito alla loro mancanza di azione, li fanno sentire sotto pressione”, dice Vanessa, senza amarezza, per poi rilanciare: “Ma noi non vogliamo averli contro, vogliamo che ci ascoltino, che ascoltino la scienza, che ascoltino le voci delle comunità più impattate dalla crisi climatica, e agiscano, perché è necessario adesso”.