Cambiamento climatico: Svezia e Marocco i Paesi più virtuosi

Ambiente
I primi tre posti della classifica Climate Change Performance Index non sono stati assegnati (Foto: Archivio GettyImages)
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Il Climate Change Performance Index 2019, presentato alla conferenza di Katowice, valuta le politiche degli Stati volte a constrastare il riscaldamento globale. Non sono stati assegnati i primi tre posti in graduatoria: 23esima l'Italia, sprofondano gli Stati Uniti

Sono Svezia e Marocco i Paesi più attivi nella lotta al cambiamento climatico. È il risultato del Climate Change Performance Index (CCPI) 2019, presentato dalla ong Germanwatch alla Cop 24 di Katowice, la conferenza sul clima istituita dalle Nazioni Unite. Nessuno Stato fra quelli in esame ha raggiunto il livello "molto alto" nelle politiche ambientali, motivo per cui i primi tre posti della classifica non sono stati assegnati. L'Italia si è classificata al 23esimo posto, mentre sia l'India che la Cina hanno preceduto gli Stati Uniti.

Come funziona la classifica CCPI

Il Climate Change Performance Index, realizzato in collaborazione con il Climate Action Network, il NewClimate Institute e Legambiente, è una classifica che valuta le politiche ambientali di 56 Paesi del mondo più l'Unione europea nel suo complesso, focalizzandosi sulle misure messe in atto per rispettare i punti dell'Accordo di Parigi. L'obiettivo finale è rendere note le stretegie dei singoli Stati, facendo pressione su quei governi che non stanno prendendo adeguate contromisure al cambiamento climatico. Il ranking è stabilito tramite 14 indicatori, raggruppati in quattro categorie: "Emissioni di gas serra" (40% di incidenza), "Energie rinnovabili" (20%), "Uso dell'energia" (20%) e "Politiche climatiche" (20%). Il report è stato redatto grazie al lavoro di circa 350 esperti di clima ed energia appartenenti a organizzazioni indipendenti di tutto il mondo.  

I Paesi più virtuosi

I primi tre posti della classifica di quest'anno non sono stati assegnati: nessun Paese ha fatto registrare politiche ambientali così apprezzabili da raggiungere il livello "molto alto" ("very high") nella media degli indicatori. Non c'è quindi un singolo Stato al mondo, secondo questo report, che adotti pienamente le strategie atte a non superare la soglia critica di 1.5 gradi di riscaldamento globale entro il 2100. Svezia e Marocco sono, rispettivamente, in quarta e quinta posizione: si tratta dei Paesi che più di tutti si avvicinano alle performance necessarie per contrastare in maniera efficace i cambiamenti climatici. La Svezia ha dalla sua un'ottima riduzione delle emissioni e una continua crescita delle rinnovabili, mentre il Marocco consolida la sua leadership tra i Paesi in via di sviluppo grazie ai considerevoli investimenti nelle rinnovabili e a un'ambiziosa politica climatica.

L'Italia 23esima  

Non un buon risultato per l'Italia, che perde sette posizioni scendendo al 23esimo posto rispetto al 16esimo dello scorso anno. Risultato raggiunto, nonostante una buona performance nell'uso di energia, per il rallentamento dello sviluppo delle rinnovabili e soprattutto per l'assenza di una politica climatica nazionale adeguata agli obiettivi di Parigi: in questa sezione il nostro Paese si piazza al 30esimo posto, dietro Stati come Cina, India e Messico. Le emissioni nel 2017 sono diminuite, infatti, di appena lo 0.3% rispetto all'anno precedente con una riduzione solo del 17.7% rispetto al 1990, riporta l'agenzia Agi. "Tutti i governi europei sono chiamati a fare la loro parte, a partire dall'Italia", ha dichiarato Edoardo Zanchini, vicepresidente nazionale di Legambiente. "Una prima importante risposta deve arrivare dal Piano Nazionale Clima-Energia, che dovrà essere trasmesso alla Commissione europea entro la fine di dicembre, nel quale vanno introdotti obiettivi più ambiziosi di quelli attualmente previsti in Europa per il 2030".

Usa al 59esimo posto, migliorano India e Cina

Potrebbero sorprendere alcune delle performance segnalate da Germanwatch: l'India ha fatto un importante passo in avanti posizionandosi all'11esimo posto, grazie alle basse emissioni pro-capite e al considerevole sviluppo delle rinnovabili.  Anche la Cina lascia le retrovie e raggiunge il centro della classifica, al 33esimo posto, grazie ad una politica climatica più incisiva: avrebbe adottato norme stringenti per la riduzione delle emissioni nei settori industriale ed abitativo (resta comunque 51esima in questo campo) e introdotto un efficace regime di sostegno delle rinnovabili. In fondo alla classifica, che non analizza comunque tutti i Paesi del mondo, si posizionano gli Stati Uniti (59esimi) e l'Arabia Saudita (60esima). A causa delle politiche di Donald Trump gli Stati Uniti sono indietreggiati in quasi tutti gli indicatori compromettendo i passi in avanti degli scorsi anni. l'Unione europea nel suo complesso fa un piccolo passo in avanti posizionandosi al 16esimo posto, rispetto al 21esimo dello scorso anno, grazie ad una politica climatica più avanzata, che ha il traguardo delle zero emissioni entro il 2050.

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