Usa, resta stop alla caccia: salvi gli orsi Grizzly dello Yellowstone

Ambiente
Gli esemplari di Grizzly nell'area dello Yellowstone sono circa 700 (foto: archivio Getty Images)
GettyImages-Grizzly

Un giudice federale ha ordinato l'estensione del divieto a tempo indefinito. Gli animali non saranno rimossi dalla lista delle specie protette, come originariamente proposto dall'amministrazione Trump   

Resta il divieto alla caccia degli orsi Grizzly nel Parco nazionale dello Yellowstone. La specie non sarà tolta dalla lista degli animali protetti, come proposto dall'amministrazione Trump. A stabilirlo è stata Dana Christensen, giudice federale del Montana che per la terza volta ha esteso il divieto di caccia (ormai in vigore da 44 anni), ripristinando la protezione per gli orsi del celebre parco nazionale statunitense. La sentenza ribalta la pronuncia del Servizio Pesca e Fauna Selvatica che, nel giugno 2017, ne aveva proposto il "delist". E arriva proprio mentre Wyoming e Idaho lavoravano ad un piano che avrebbe permesso ai cacciatori di uccidere sino a 23 esemplari a stagione.

Una decisione arbitraria

Nelle 48 pagine del documento stilato dal giudice federale del Montana si legge che il Servizio Pesca e fauna selvatica statunitense non sarebbe riuscito a fornire una motivazione convincente per giustificare il "delist". Secondo Christensen, l'agenzia governativa non ha infatti considerato "l'impatto negativo" che la caccia avrebbe potuto generare sulle altre cinque popolazioni di orsi presenti negli Stati federali. Motivo per cui la decisione sarebbe stata "arbitraria e capricciosa". Il giudice ha voluto precisare, inoltre, che la sua posizione non riguarda l'etica, ma solo la necessità di tutelare una specie.

Non più specie a rischio

La decisione di togliere dalla lista delle specie a rischio estinzione gli orsi Grizzly era stata presa nel giugno del 2017, ma la questione si trascina da molto più tempo. La tutela verso questa specie era scattata nel 1975 quando gli esemplari rimasti della zona di Yellowstone nel Wyoming, nell'Idaho e nel Montana erano appena 136. L'incremento della popolazione a 500, raggiunto nel 2007, aveva spinto per la prima volta il Servizio Pesca e fauna selvatica a proporre il delist: decisione rigettata dalla corte federale che aveva invece sottolineato come la sopravvivenza della specie restasse minacciata dalla carenza di cibo e dalle conseguenze del cambiamento climatico. Lo scorso anno dopo un'ulteriore incremento della popolazione (salita sino ai 700 esemplari), la nuova proposta dell'agenzia governativa. L'annullamento del programma di protezione era stato accolto con favore sia dalla comunità di cacciatore che allevatori di bestiame, ma aveva incontrato la ferma opposizione dei gruppi animalisti e di parte dell'opinione pubblica.

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