Il nuovo rapporto di Greenpeace Italia "Plastica: il riciclo non basta. Produzione, immissione al consumo e riciclo della plasica in Italia" fotografa la situazione del sistema di riciclo nel nostro Paese per contrastare l’inquinamento da plastica.
Riciclare la plastica non è la soluzione - non l’unica almeno - per contrastare una delle emergenze ambientali più gravi dei nostri tempi: l’inquinamento da plastica che, tra l’altro, sta soffocando gli oceani del globo. Con una produzione “in vertiginosa crescita su scala globale, che raddoppierà i volumi attuali entro il 2025, l’unica possibilità per intervenire in modo risolutivo è ridurre, drasticamente e con urgenza, l’immissione sul mercato di imballaggi in plastica usa e getta”. È quanto emerge da un rapporto redatto dalla Scuola Agraria del Parco di Monza per conto di Greenpeace. Il trend è allarmante, considerando che solo il 9% di tutta la plastica prodotta globalmente è stata correttamente riciclata. Il dossier analizza la situazione relativa alla sola plastica da imballaggi e all’efficacia del sistema di riciclo nel nostro Paese - e non complessivamente a tutta la plastica immessa sul mercato - per contrastare l’inquinamento da plastica.
Produzione di plastica, Italia maglia nera in Ue
In Europa l’Italia è seconda soltanto alla Germania per plastica prodotta, con una quantità immessa al consumo che può essere stimata in 6-7 milioni di tonnellate all’anno, spiega Greenpeace. Di questa il 40% viene impiegato nella produzione di imballaggi. Nonostante nel nostro Paese il tasso di riciclo degli imballaggi sia cresciuto negli ultimi anni, passando dal 38% del 2014 al 43% del 2017, non è riuscito a bilanciare l’aumento del consumo di plastica monouso. Materiale che ha un tempo di utilizzo che va dai pochi secondi, come nel caso di una cannuccia, ad alcuni minuti, come una bottiglia d’acqua. In Italia le tonnellate di imballaggi non riciclati sono rimaste sostanzialmente invariate dal 2014 (1,292 milioni di tonnellate) al 2017 (1,284 milioni di tonnellate) vanificando, afferma Greenpeace, gli sforzi e gli investimenti per migliorare e rendere più efficiente il sistema del riciclo.
Il riciclo nel nostro Paese
Secondo i dati Corepla del 2017, nel nostro Paese di tutti gli imballaggi in plastica solo poco più di quattro su dieci vengono effettivamente riciclati, quattro vengono bruciati negli inceneritori, pratica che trascina con sé conseguenze negative per l’ambiente. I restanti sono immessi in discarica o dispersi nell’ambiente. Questi gli indicatori relativi solo alle plastiche da imballaggio, per le quali il recupero è sostenuto organizzativamente ed economicamente dal meccanismo della responsabilità estesa dal produttore. Nel settore delle plastiche non da imballaggio i tassi di riciclo sono marcatamente inferiori.
I dati degli ultimi tre anni
In Italia le tonnellate di imballaggi non riciclati sono rimaste invariate dal 2014 (1,292 milioni di tonnellate) al 2017 (1,284 milioni di tonnellate) vanificando di fatto gli sforzi e gli investimenti per migliorare e rendere più efficiente il sistema del riciclo nel nostro Paese. Anche il recente bando cinese per l’importazione di rifiuti in plastica potrebbe incidere negativamente sul tasso di riciclo degli imballaggi nel nostro Paese, nonostante i volumi che l’Italia ha esportato in Cina nel corso del 2017 (pari a poco più di 40 mila tonnellate) siano inferiori a quelli di altre nazioni come Stati Uniti, Giappone e Germania.
L’appello di Greenpeace
“Riciclare è un gesto importante ma che da solo non basterà a salvare i mari del pianeta dalla plastica”, dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile Campagna Inquinamento di Greenpeace Italia. “Le grandi aziende che continuano a fare profitti con la plastica usa e getta sanno benissimo che è impossibile riciclarla tutta ma continuano a produrne sempre di più. È necessario che i grandi marchi si assumano le proprie responsabilità partendo proprio dalla riduzione dei quantitativi di plastica monouso immessi sul mercato”.
Il futuro del riciclo in Italia
Nei prossimi decenni, afferma Greenpeace, il nostro Paese potrebbe incrementare il tasso di riciclo degli imballaggi in plastica grazie al consolidamento di meccanismi come la responsabilità estesa del produttore (EPR), i crescenti impegni volontari da parte delle aziende ad introdurre contenuti minimi di plastica riciclata negli imballaggi e la possibile introduzione di sistemi di deposito su cauzione (DRS, Deposit Refund System) già adottati in altre nazioni europee (Norvegia e Danimarca). Interventi, sottolinea l’organizzazione, che però potrebbero risultare comunque inefficaci se le enormi differenze tra i quantitativi di imballaggi immessi al consumo e quelli effettivamente riciclati non verranno colmate con interventi drastici e risolutivi che agiscano alla radice del problema. Ovvero ridurre il ricorso alla plastica monouso, riprogettando gli imballaggi nella direzione della durevolezza e della riusabilità prima ancora della riciclabilità.