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Nel Mediterraneo livello microplastiche come nei vortici del Pacifico

Ambiente
Foto Greenpeace

La concentrazione presente nelle acque superficiali italiane è paragonabile a quella delle “isole di plastica” presenti nell'oceano. Lo rivelano i campionamenti effettuati da Greenpeace. Tra le zone più inquinate anche l'area protetta delle isole Tremiti

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Il Mediterraneo inquinato dalla plastica come il Pacifico. Il livello di microplastiche presente nelle acque marine superficiali italiane, infatti, è paragonabile a quello dei vortici oceanici nel Nord Pacifico. A rilevarlo sono i campionamenti effettuati da Greenpeace la scorsa estate, i cui risultati sono stati diffusi dall’ong ambientalista, dall’Istituto di scienze marine del Cnr di Genova (Ismar) e dall’Università politecnica delle Marche (Univpm). I picchi più alti sono stati rilevati nelle acque di Portici (Napoli) ma anche in aree marine protette come le Isole Tremiti (Foggia). I campioni di acqua di mare analizzati provengono da 19 stazioni lungo la costa italiana, da Genova ad Ancona (LO SPECIALE: SKY UN MARE DA SALVARE).

Alti livelli di microplastiche anche in aree marine protette

I prelievi sono stati effettuati durante il tour “Meno plastica più Mediterraneo” della nave ammiraglia di Greenpeace, Rainbow Warrior, che la scorsa estate ha visitato le coste del Mediterraneo. I campioni provengono sia da zone sottoposte a un forte impatto da parte dell’uomo, come foci di fiumi e porti, sia da aree marine protette. "I dati raccolti confermano che i nostri mari stanno letteralmente soffocando sotto una montagna di plastica e microplastica, per lo più derivante dall’uso e dalla dispersione di articoli monouso", commenta Serena Maso della campagna mare di Greenpeace.

Greenpeace: "L'inquinamento da plastica non conosce confini"

I risultati di questo studio confermano l’enorme presenza anche nel Mediterraneo di microplastiche con valori paragonabili a quelli che si trovano nelle “isole di plastica” presenti nei vortici oceanici. Per avere un’idea di cosa significhino valori come quelli riscontrati, basti pensare a due piscine olimpioniche riempite con l’acqua delle Isole Tremiti e l’acqua di Portici: nella prima ci si ritroverebbe a nuotare in mezzo a 5.500 frammenti e nella seconda in mezzo a 8.900 frammenti di plastica. Secondo Greenpeace, l’aspetto più preoccupante dei dati emersi è che concentrazioni così elevate di microplastiche siano presenti anche nel mar Mediterraneo, un bacino semi-chiuso caratterizzato da una forte presenza umana, con un limitato riciclo d’acqua che ne consente l’accumulo. "I risultati indicano che l’inquinamento da plastica non conosce confini e che i frammenti si accumulano anche in aree protette o in zone teoricamente lontane da sorgenti di inquinamento", afferma Francesca Garaventa, responsabile Cnr-Ismar dei campionamenti.

La maggior parte delle plastiche viene dagli imballaggi

L’analisi ha permesso di identificare 14 tipi di polimeri. La maggior parte delle plastiche ritrovate è fatta di polietilene, ovvero il polimero con cui vengono prodotti la maggior parte del packaging e gli imballaggi usa e getta. "Per invertire questo drammatico trend", spiega Serena Maso, responsabile campagna mare di Greenpeace, "bisogna intervenire alla fonte, ovvero la produzione. Il riciclo non è la soluzione e sono le aziende responsabili che devono farsi carico del problema, partendo dall’eliminazione della plastica usa e getta". Questa campagna di monitoraggio, oltre a fornire un ampio quadro del livello di contaminazione delle coste italiane, sottolinea poi l’importanza di investire in programmi di raccolta dati e di identificare metodologie standard di campionamento ed analisi.

Prossimi campionamenti su pesci e organismi marini

Ai risultati prodotti dal Cnr-Ismar si aggiungeranno nei prossimi mesi anche quelli raccolti dall'Università politecnica delle Marche, per stabilire la presenza e la composizione di microplastiche nei pesci e negli organismi marini. L'obiettivo dei campionamenti effettuati da Ismar era quello di stabilire la quantità e la composizione di microplastiche sulla superficie delle acque marine italiane e nello zooplancton, e produrre maggiori dati a supporto della ricerca scientifica.